L’importanza di essere grati

La capacità di essere grati per ciò che si riceve dagli altri va ben oltre la buona educazione nei rapporti sociali. Poter provare sentimenti di gratitudine rappresenta uno dei più importanti fattori di salute psicologica. Vediamo perché

L’importanza di essere grati

Il sentimento di gratitudine è una delle espressioni più evidenti della capacità di amare.

La gratitudine è un fattore essenziale per stabilire il rapporto con l'oggetto buono

e per poter apprezzare la bontà degli altri e la propria.

(M. Klein, Invidia e Gratitudine, 1957)

Questa citazione è di Melanie Klein, una delle più importanti psicoanaliste che hanno fatto la storia della psicoterapia dinamica moderna inaugurando un filone teorico che poneva al centro della visione delle vicende psichiche le così dette “relazioni oggettuali”, ovvero le rappresentazioni interne che abbiamo dei rapporti con gli altri e del nostro essere con loro.

La gratitudine così come i suoi “opposti” – i sentimenti di invidia – rappresenta una delle componenti centrali delle teorie della Klein ma, anche al di fuori dello stretto ambito psicoanalitico in cui è inserita, è possibile richiamarsi a questo concetto per alludere, in senso lato, alla capacità che la psiche ha, nelle condizioni di salute e maturazione psicologica, di provare gratitudine.

Non si tratta solo di saper dare: anche il saper prendere dagli altri e poterlo ammettere con riconoscenza rappresenta una sfida e una delle più importanti conquiste per la psicologia di ognuno di noi.

 

Essere grati: non è solo questione di buona educazione

“Di' grazie!”… Questa forma di esortazione – fra la morale e la buona educazione – è stata impartita a tutti noi fin dalla più tenera età; l’invito era, allora, quello di addestrarci a esibire un comportamento consono alle attese e alle convenzioni sociali che definiscono cordialità e buone maniere nei rapporti con gli altri.

Se qualcuno ti fa un regalo, ti mostra una gentilezza, è bene, dunque, ringraziare educatamente ricambiando il “dono” con un segno delle propria riconoscenza e apprezzamento.

Questo ciò che attiene al piano manifesto, al livello del comportamento spicciolo e convenzionale. Ma non è tutto: la gratitudine come capacità psicologica, fa riferimento, prima ancora che ad una qualche manifestazione verbale o comportamentale, ad un atteggiamento mentale, una condizione psicologica molto più complessa che allude al sentimento di esser grati, alla capacità cioè, non di “mostrarsi”, ma più profondamente di “sentirsi” grati e riconoscenti per ciò che si è ricevuto dall’altro.

 

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Essere grati = Accettare i propri limiti

Essere grati, nell’accezione che si è delineata sopra, chiama in causa anzitutto la capacità di accettare i propri limiti e quelli altrui.

Esser grati a qualcuno, in questo senso, non ha tanto a che fare con l’intenzione deliberata e cosciente dell’altro, quanto piuttosto con il nostro personale atteggiamento.

Esser grati, come modalità evoluta della mente di rappresentare sé stessa in relazione, implica poter riconoscere e accettare i propri limiti, i propri difetti, le proprie aree di difficoltà, incapacità o di bisogno senza perdere stima di sé stessi.

Solo da questa posizione di equilibrio è possibile valorizzare le differenze che ci separano dagli altri, apprendere e prendere qualcosa di nuovo da chi ha – in quanto diverso da noi – qualcosa che noi non abbiamo e farne tesoro.

 

La giusta distanza nelle relazioni interpersonali

Ci sono persone che intenzionalmente ci offrono qualcosa, un supporto materiale o emotivo ad esempio. Ce ne sono altre che non fanno una deliberata azione benefica verso di noi, ma dal cui esempio ed esperienza possiamo imparare molto e che, seppur indirettamente, ci possono arricchire in maniera considerevole.

Ci sono anche persone che – più o meno consapevolmente e intenzionalmente – ci deludono e ci feriscono; possiamo imparare a guardare con gratitudine anche a queste esperienze se sono occasione di crescita e maggior consapevolezza per noi.

Essere grati implica saper mettere la giusta distanza fra noi stessi e gli altri, quella distanza dalla quale può avvenire uno scambio – si spera quanto più possibile reciproco – e un potenziale arricchimento per entrambe le parti.

 

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