Lavoro su turni e ricadute psicologiche
L'assenza di orari di lavoro fissi, sia per attività su turni o lavoro indipendente, crea ripercussioni sulla salute psico-fisica da non sottovalutare.
Circa il 25% dei lavoratori in Italia effettua un lavoro su turni. In questi sono interessati, ad esempio, lavoratori nella sanità, in alberghi e ristoranti, nei trasporti e telecomunicazione e in alcuni settori e industriali e di vendita. Insomma si parla del lavoro a turni classico e più conosciuto.
Tuttavia il 41,8% dei soggetti (dati Eurostat) è attivo in un lavoro atipico e indipendente ovvero con assenza di orari fissi e necessità di lavoro nel fine settimana e in giorni festivi. La maggior parte sono giovani che cercano di introdursi nel mondo del lavoro utilizzando molte risorse anche a livello temporale.
Quindi lo scenario di oggi è molto più complesso di quello passato, aprendo a nuove categorie e modalità lavorative che sempre più si allontanano dalle canoniche 6/8 ore lavorative diurne, con ripercussioni da non sottovalutare.
Ricadute psicologiche della turnazione
Sempre più si parla della sindrome del turnista. Uno stato di malessere psico-fisico dovuto in prevalenza dall’alterazione del ritmo sonno veglia causato dagli orari di lavoro non fissi.
Il sonno ridotto e la maggiore stanchezza, incidono su attenzione, memoria, concentrazione e tempi di reazione, portando a maggiori errori, infortuni e minore efficienza lavorativa.
Alterazioni a livello del sistema nervoso e il forte carico emotivo vissuto, per il livello di allerta costante e elevate richieste di impegno (ad esempio per operatori sanitari e forze dell’ordine), possono sfociare in disturbi dell’umore.
Tra questi ci sono elevati rischi di stress lavoro correlato dovuti alla difficoltà ad adattarsi alla turnazione e all’irregolarità, alla sensazione di minore sicurezza nel luogo lavorativo (specialmente di notte), agli orari di lavoro prolungati e alla minore conciliazione funzionale di lavoro e famiglia.
Stress prolungato si associa spesso ad eccessivo nervosismo, disturbi d’ansia e panico, depressione fino a sfociare in uno stato di vero e proprio burnout.
Questi sono solo alcune delle più comuni problematiche possibili, tralasciando quelle legate alle specifiche professioni e quelle di carattere organico-fisico.
Leggi anche Part time per conciliare lavoro e famiglia >>
Assenza di regolarità: complicanze per la sfera psicoaffettiva
Oltre che sulla sfera personale, fare un lavoro con orari irregolari ha delle ripercussioni anche nella sfera affettiva-relazionale.
Questo dipende da una maggiore difficoltà nella gestione del menage famigliare. I propri orari non conciliano con quelli degli altri membri della famiglia e quindi c’è minore possibilità di confronto, condivisione di tempo ed esperienze e partecipazione alla vita dei conviventi.
Nel rapporto di coppia il turnista si sente in difetto, manchevole, nutre un senso di colpa e soffre per l’impossibilità di partecipare ai momenti conviviali in famiglia, aumentando il proprio nervosismo. Dall’altro lato il partner vive un senso di solitudine, responsabilità maggiore, soprattutto in presenza di figli e difficoltà nel gestire il tempo conviviale.
Il rapporto con i figli soffre del poco tempo e della minore qualità, causata dalla scarsa costanza e dalla maggiore stanchezza del genitore, portando a problematiche relazionali e tensioni nei pochi momenti trascorsi insieme.
Le difficoltà relazionali, se non gestite e risolte, possono aggravare le condizioni di stress e nervosismo già presenti, riducendo anche la sensazione di conforto e appoggio tipica di un ambiente famigliare funzionale.
Sindrome del turnista: qualche piccolo rimedio
La comunità scientifica e politica segnala alcuni piccoli rimedi per la "sindrome del turnista".
In primo luogo è bene programmare turni di lavoro, soprattutto notturni, non eccessivamente lunghi permettendo ai lavoratori di mantenere un’alimentazione costante e un tempo di riposo adeguato dopo il turno.
Accanto a questo si dovrebbero mantenere orari di sonno-veglia e dei pasti il più possibile costanti, sfruttare al meglio le ore di luce, riducendo scompensi fisiologici che hanno ripercussioni sulla sfera cognitivo-emotiva.
Migliorare la qualità del tempo libero, prendersi del tempo per sé e per la propria famiglia, fare attività fisica che migliora salute e umore, ricordando che la qualità è meglio della quantità.
Specialmente per i lavoratori indipendenti e atipici, con orario di lavoro praticamente inesistente è bene incrementare le capacità di pianificazione e gestione degli impegni, così da limitare i momenti di carico eccessivo e ritagliare del tempo per dedicarsi ad altro e rigenerare corpo e mente.
Pur considerando che gli effetti del lavoro a turni variano in relazione a molteplici fattori come genere (maggiori nelle donne), professione, capacità adattive, stile famigliare e altri, è bene non sottovalutare i rischi di una vita lavorativa sregolata.
Leggi anche Ossessione da lavoro, come uscirne >>