Dieta e resilienza, il cibo per la salute mentale
Si chiama psichiatria nutrizionale e studia gli effetti protettivi di una sana alimentazione sulla salute mentale. Se davvero il cibo è la medicina dell’anima converrà fare retromarcia su parecchie delle nostre insane abitudini alimentari…
Se mente e corpo sono in un rapporto di reciproca influenza non possiamo trascurare il ruolo dell’alimentazione nel mantenimento o danneggiamento del nostro benessere psicologico.
Negli ultimi anni la scienza sta prendendo la cosa piuttosto sul serio tant’è che si parla addirittura di psichiatria nutrizionale sebbene gli effetti del cibo sulla salute mentale siano studiati soprattutto a scopo preventivo.
La dieta che protegge la salute mentale
Gli studi citati si sono concentrati sull’impatto che lo stile alimentare – piuttosto che i singoli nutrienti – avrebbe sul benessere sia fisico che mentale. Una dieta sana potrebbe rappresentare addirittura un fattore di resilienza per il benessere psicologico e agire da fattore protettivo contro l’esordio di disturbi dell’umore.
Delle appropriate linee guida in ambito nutrizionale potrebbero dunque, secondo gli Autori di questi studi, essere impiegate in interventi di prevenzione su psicopatologie e disturbi mentali. Al contrario, diete disregolate sarebbero associate non solo a disturbi fisici ma anche ad una maggior vulnerabilità all’umore depresso.
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Bastano le giuste informazioni?
Il mantenimento di una buona salute mentale, oltre che fisica, rappresenta quindi senza dubbio un ulteriore incentivo per promuovere, su vasta e piccola scala, iniziative di informazione e sensibilizzazione ad uno stile alimentare sano.
Viviamo d’altra parte nell’era dell’informazione e mai come oggi è stato così facile veicolare messaggi ad un vasto numero di persone. Le raccomandazioni in materia di comportamenti improntati alla salute possono dunque viaggiare nell’etere e rimbalzare nelle case o sugli smartphone di una vastissimo numero di persone. Semplice no? Forse sì o forse no…
Dieta sana e fame emotiva
Le informazioni da sole non bastano o, meglio, bastano per chi è già in grado di utilizzarle, per chi già ha la capacità di mantenere una buona alimentazione e di regolare autonomamente quantità e qualità del cibo ingerito in base alle suddette raccomandazioni e ai propri meccanismi di fame e sazietà.
Molto più spesso però le persone faticano a mantenere un’alimentazione regolare ed equilibrata e questo non perché non siano in possesso delle informazioni necessarie, ma perché non si sentono magari in grado di farlo, sono demoralizzate da precedenti tentativi di dieta falliti, vivono un rapporto conflittuale con la propria alimentazione, attraversano un periodo di stress che le porta a cedere alla fame nervosa…
Il cibo, insomma, non fa parte solo di quello che cognitivamente “sappiamo”, ma esprime anche parte di quello che emotivamente “sentiamo” diventando a volte il modo per cercare sollievo da stress e tensioni, cercare di modificare la propria immagine corporea e via discorrendo…
Fare diete sregolate o diete restrittive quasi mai corrisponde a una vera e propria ignoranza, ma ad un bisogno emotivo che non si riesce a fronteggiare in altro modo.
Resilienza alimentare e intelligenza emotiva
Se una dieta sana può rappresentare un importante fattore di resilienza per la salute mentale ben vengano allora tutti quegli interventi, non solo informativi, ma in grado di aiutare le persone anzitutto a gestire adeguatamente le proprie emozioni, senza scaricarle sul cibo o altri comportamenti compulsivi.
Una maggiore intelligenza emotiva è senz’altro un utile “ingrediente” per rendere le persone in grado di autoregolare sia le proprie emozioni che la propria alimentazione e, con questa, seguire le raccomandazioni dietetiche più appropriate per il benessere mentale.
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