I deficit di attenzione: bambini distratti o iperattivi?

Difficoltà di concentrazione, impulsività, irrequietezza motoria: i deficit di attenzione colpiscono circa un bambino su venti. Per combatterli esistono ormai diverse promettenti terapie, ma anche la scuola deve fare la sua parte. L’attenzione è una funzione cognitiva indispensabile alle attività umane, un suo disturbo comporta difficoltà comportamentali ed emotive, ma anche problemi nel linguaggio, nella scrittura. Approfondiamo l’argomento

I deficit di attenzione: bambini distratti o iperattivi?

Il deficit di attenzione è definito da tre sintomi: inattenzione, impulsività ed instabilità motoria. Ciascun sintomo può comparire isolato oppure associato agli altri due. Distinguiamo la forma mista, che li associa tutti e tre, la forma di “inattenzione pura”, senza iperattività né impulsività, e la forma “iperattività – impulsività pura", senza inattenzione.

Le origini del deficit di attenzione con iperattività sono ancora in parte misteriose e probabilmente multifattoriali: i geni implicati nella regolazione della trasmissione dopaminergica sembrano associati a determinate forme di deficit di attenzione, ma come sembrerebbero associati alcuni fattori ambientali, per esempio le complicazioni della gravidanza, le infezioni, l’alimentazione, senza dimenticare l’ambiente sociale ed educativo.

La comprensione dell’ambito familiare e in particolare di quello scolastico è indispensabile e genitori ed educatori svolgono comunque un ruolo di primo piano accanto ad un bambino che presenta un deficit di attenzione. La prima cosa da evitare sono le punizioni sistematiche, senza affetto, piuttosto sarà necessario creare un contesto educativo severo ma amorevole. Diversi sono i correttivi pedagogici raccomandati, ma per rieducare i deficit di attenzione gli esercizi devono iscriversi in un lavoro terapeutico con uno specialista esperto che definisce le strategie più appropriate.

 

I deficit di attenzione: le sei capacità attenzionali più colpite       

Sono fondamentalmente sei le funzioni attenzionali salienti colpite nel deficit di attenzione:

Organizzazione e pianificazione, ossia la capacità di prefissarsi delle priorità, di organizzarle e di attuarle;

Selettività e flessibilità mentale, ossia la capacità di fissare l’attenzione su qualcosa e di conservarla, ma anche di cambiare focus per adattarsi a nuovi obiettivi;

Regolazione emotiva, ossia la capacità di autoregolazione dei sentimenti positivi o negativi, che possono esprimersi in modo eccessivo;

Reattività, ossia la capacità di reagire ad un compito;

Sorveglianza e regolazione dell’azione, ossia la capacità di autocontrollo fisico;

Memoria di lavoro, ossia la capacità di conservare una piccola quantità di informazioni ed elaborarle simultaneamente.

 

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L’attenzione è una funzione complessa e trasversale, coinvolta in tutte le nostre attività sociali e cognitive. I ritmi della vita stanno accelerando, le abitudini cambiano, e soprattutto le informazioni che riceviamo sono molto più incalzanti e questo ci obbliga ad elaborare in tempo reale numerose informazioni senza avere la possibilità di prenderci il tempo necessario per analizzare e riflettere sui fenomeni in cui siamo immersi.

Il cittadino moderno si ritrova nella situazione del bambino affetto da deficit di attenzione e iperattività, incapace di selezionare le informazioni pertinenti e di costruire un suo ragionamento o un suo giudizio personale.

Ecco perché saper controllare la propria attenzione in modo da riuscire a selezionare efficacemente le informazioni pertinenti è diventato un obiettivo decisivo. La cultura in generale e la pedagogia oggi più che mai dovrebbero promuovere le virtù dell’analisi e della riflessione.

 

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Immagine | humbert15