Il training cognitivo per l'Alzheimer
L'Alzheimer è una patologia degenerativa di cui ancora non si conoscono le cause. Oggi si punta molto sul training cognitivo per rallentarne gli effetti sia in pazienti a rischio, sia in coloro cui la malattia è già stata diagnosticata.
L'Alzheimer è una patologia degenerativa che colpisce generalmente in età avanzata e in modo progressivo causando un deficit mnestico e di altre funzioni cerebrali. Ancora non sono chiare le cause scatenanti, ma il continuo allenamento del cervello sembra avere buoni effetti nel rallentare il decorso della malattia. Vediamo in cosa consiste il training cognitivo e come agisce sul rischio e sull'Alzheimer conclamato.
Il training cognitivo in anziani a rischio Alzheimer
Un adeguato training cognitivo ha effetti positivi anche su quei pazienti a cui ancora non è stata diagnosticato l'Alzheimer, ma sono solo a rischio. Queste sono le conclusioni di una ricerca dell'Università di Montreal pubblicata su Brain: A Journal of Neurology. Il gruppo ha messo in evidenza come anche in questi pazienti il cervello sia in grado di conservare un certo grado di plasticità che gli permette di compensare la perdita di alcune funzioni a causa della morte cellulare di determinate aree cerebrali. Il campione è stato monitorato attraverso risonanza magnetica per osservare l'attivazione delle aree cerebrali; metà degli anziani erano sani, mentre l'altra metà era affetta da lieve deterioramento cognitivo. Prima del training tutti i pazienti mostravano un'attivazione delle aree tradizionalmente associate alla memoria, ma dopo l'allenamento nei pazienti a rischio nuove zone hanno mostrato un aumento della loro attività dimostrando come le aree del linguaggio, della memoria spaziale e dell'apprendimento si fossero messe a disposizione della memoria.
Il training cognitivo in pazienti affetti da Alzheimer
Una ricerca italiana che ha visto il coinvolgimento dell'università di Padova, inoltre, ha sottolineato l'effetto positivo e progressivo di cicli di ginnastica mentale in pazienti con diagnosi di Alzheimer a livello comportamentale ed emotivo. La ricerca ha previsto tre diversi studi. Nel primo studio alla terapia farmacologica sono stati associati, nell'arco di un anno, una serie di cicli intensivi di training che hanno migliorato le funzioni di controllo del proprio corpo, aumentando così l'autonomia nel quotidiano. Nel secondo studio sono stati osservati degli indici elettrofisiologici (Potenziali evento-relati) che hanno messo in luce come dopo il training si potesse assistere ad una riorganizzazione plastica dell'attivazione corticale con una maggiore attivazione di aree non strettamente legate alla memoria. Durante l'ultimo studio i pazienti di Alzheimer hanno associato al training cognitivo una serie di esercizi fisici. In questo caso la riorganizzazione cerebrale ha coinvolto anche quelle aree atte alla funzione di controllo e a livello psicologico si è potuto osservare un miglioramento del benessere e della qualità della vita.
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