Gli anziani e la memoria: alla scoperta di nuovi modi di ricordare
I cambiamenti nel funzionamento delle memoria nell’anziano: non c’è solo il decadimento!
La perdita della memoria è una delle prime funzioni cognitive che viene intaccata negli anziani. Generalmente si pensa che questo percorso coincida con una graduale diminuzione delle capacità mnestiche, ma diverse ricerche dimostrano che esistono delle spiegazioni alternative.
Secondo uno studio dell’Università di Glasgow giovani e anziani differiscono nella capacità di percepire un volto che con l’età diminuisce. Questo gruppo di neuroscienziati è andato oltre cercando di misurare il ritardo e di definirlo in termini di processi cognitivi. L’esperimento che ha coinvolto giovani e anziani è stato strutturato mostrando per 170 millesimi di secondo un volto in associazione ad un forte rumore. Gli anziani, a differenza del gruppo di confronto, si sono mostrati più attratti (e più recettivi) dello stimolo sonoro rispetto a quello uditivo, mostrando quindi che non c’è un decadimento ‘a tappeto’.
Memoria e vita sociale
Un ulteriore fattore da considerare è come la memoria sia stata usata in precedenza e nella vita quotidiana dell’anziano. Le facoltà cognitive per certi aspetto assomigliano ai muscoli, più li si allena, meglio perdurano nel tempo. È fondamentale allenare il nostro cervello a lavorare nel migliore dei modi grazie anche a degli strumenti che ci aiutino (agenda) nelle attività quotidiane. Arrivati ad una certa età è davvero difficile imparare nuovi modi di processare le informazioni, ma è auspicabile il mantenimento dei percorsi già attivi.
La vita sociale resta uno dei migliori incentivi a sostegno del benessere psicofisico dell’anziano, anche per quanto riguarda la memoria. L’università di Zurigo ha confrontato i risultati di ricerche effettuate tra 1970 e il 2007 sull’argomento, concludendo che la qualità della vita dell’anziano e in modo particolare il livello di socializzazione, ha lo stesso effetto degli esercizi cognitivi nel mantenimento della memoria. Ciò è visibile dal numero di parole ricordate sia da persone sane, sia da quelle con iniziali difficoltà cognitive.
Memoria che cambia
Anche se si parla di decadimento mnestico (e cognitivo più in generale), bisogna precisare che i cambiamenti sono sia quantitativi, sia qualitativi. Data la grande varietà di attività di rinforzo della memoria che i libri e internet ci offrono, occorre prima comprendere cosa stia cambiando nell’anziano che abbiamo di fronte.
A livello biologico, invece, le problematiche principali possono essere:
• Lo sfoltimento dei neuroni che avanza con l’età e che renderebbe difficile lo svolgersi di tutti i processi necessari, come ad esempio, la selezione delle sole informazioni rilevanti.
• La diminuzione della velocità di elaborazione degli stimoli.
• Aumento delle difficoltà nella percezione e codifica delle informazioni
• Calo generale delle meta cognizione, per cui l’anziano non sarebbe in grado di comprendere il proprio calo emettere in atto delle strategie di miglioramento.