Liste di buoni propositi: organizzazione o ossessività?

Con l’inizio del nuovo anno è consuetudine fare una lista dei così detti buoni propositi: la voglia di cambiamento e di un nuovo inizio ci rende fin troppo ottimisti e finiamo con elencarci mentalmente tutta una serie di obiettivi spesso fin troppo vaghi o ambiziosi che vorremmo portare a termine salvo poi demotivarci o dimenticarcene non appena ricomincia la routine quotidiana… Fare liste in realtà può rivelarsi una metodologia vincente per organizzare il proprio tempo e perseguire obiettivi ragionevoli a patto che non diventi sintomo di un’ossessività paralizzante.

Liste di buoni propositi: organizzazione o ossessività?

Chi vorrebbe dimagrire, chi iniziare ad andare in palestra, chi cambiare o trovare finalmente un nuovo lavoro, chi smettere di fumare e chi più ne ha più ne metta…

L’inizio di un nuovo anno porta sempre con sé desiderio di cambiamento, rinascita e di un nuovo inizio. E’ possibile perseguire realmente i classici “buoni propositi” o sono destinati irrimediabilmente a fallire?

Dipende da quanto sono realistici e da quanto siamo motivati a perseguirli. Fare liste ci aiuta ad organizzare il pensiero, assegnare delle priorità e tenere alta la motivazione.

 

Fare liste per organizzarsi ed essere multitasking

Chi di noi non ha mai stilato un elenco per le più banali incombenze quotidiane? Dalla lista della spesa al prender nota degli ingredienti per una torta ai numeri di telefono più urgenti…

Quella di fare liste è un’attitudine mentale comune e spesso spontanea che consente di fornire un supporto concreto alla nostra memoria a breve termine o “working memory”, quel taccuino della mente che funziona appunto, ridondando quelle informazioni di base da trattenere in mente per tutta la durata di un compito esecutivo complesso.

Fare liste oggettivizza questa attitudine cognitiva permettendoci di passare in rassegna, gerarchizzare, scomporre e prendere nota non solo di banali informazioni da ricordare, ma di ogni tipo di incombenza grande o piccola in cui quotidianamente dobbiamo destreggiarci aiutandoci nell’organizzazione e programmazione delle attività e nel tenere alte motivazione e determinazione. Uno strumento utile per attuare i buoni propositi nel nuovo anno!

 

Fare liste per gestire la complessità e i cambiamenti

Quella del fare liste è un’attività raccomandata ed utilizzata in molti ambiti compresi quelli della progettazione e consulenza aziendale, in realtà organizzative quindi ad alto tasso di complessità che operano in contesti ambientali dinamici e mutevoli in cui devono continuamente riorganizzarsi e aggiornare strategicamente i propri obiettivi.

Nel mondo di oggi tutti noi in realtà, a livelli più quotidiani e prosaici, siamo ormai costretti a gestire elevati livelli di complessità, a far fronte a molte cose contemporaneamente e ad adattarci a continui cambiamenti.

Possiamo pensarci allora come una piccola azienda che, per operare al meglio, deve costantemente riaggiornare e strategizzare i propri obiettivi. Come? Iniziando ad esempio a fare liste, liste della cose da fare e, come suggerisce Peter Bregman, di quelle da non fare che ci portano via solo tempo inutilmente, ordinando e categorizzando le varie incombenze.

 

I vantaggi del fare liste

Quali soni i vantaggi del fare liste oltre a quello, più evidente e già menzionato, di tenere una memoria scritta delle cose da fare? Essenzialmente tre: ritualizzare, strategizzare e motivare.

Fare liste con cui pianificare le proprie attività quotidiane – a qualunque livello di complessità – può diventare una vera e propria abitudine se dedichiamo ad esse anche solo pochi minuti in un momento ben definito e costante della giornata (ad esempio al mattino o alla sera).

In questo modo fare liste diventa una sorta di rituale che la mente adotta in automatico senza doversi sforzare intenzionalmente più di tanto e questo adduce indiscussi vantaggi di risparmio di energie mentali che possiamo dirottare altrove.

In secondo luogo, fare liste ci impone di passare intenzionalmente in rassegna tutto ciò che dobbiamo, vorremmo e ci preoccupa fare; questo ci permette di riprendere il controllo di pensieri e preoccupazioni altrimenti intrusivi e disturbanti e ci impone di scomporre quelli che in momenti di stress viviamo come problemi confusi, enormi e soverchianti, in questioni più semplici ponendoci davanti piccoli step da affrontare più realisticamente volta per volta.

In ultimo, ma non per importanza, fare liste ci può aiutare a mantenere alta la motivazione a portare a termine quanto ci eravamo proposti aiutandoci a perseguire obiettivi e, perché no, ad attuare quei piccoli e grandi cambiamenti auspicati nei classici buoni propositi per l’anno nuovo.

Aver chiaro davanti a sé quali obiettivi si vogliono raggiungere, in che ordine e attraverso quali step intermedi, ci confronta con ambizioni gestibili che possiamo sentire come adeguate alle nostre forze e quindi possibili da perseguire.

 

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Se il bisogno di fare liste è sintomo di ossessività

Fare liste non è però una panacea: può servire a pianificare e a strategizzare pensiero e comportamento a medio o breve termine, è funzionale nella misura in cui ci aiuta a destreggiarci efficacemente e creativamente entro la confusione di una realtà complessa e contraddittoria.

Non è tuttavia un breviario, né un protocollo procedurale col quale si possa prevedere in anticipo qualunque mossa, né prevenire imprevisti.

Se fare liste corrisponde al bisogno di esercitare un controllo ossessivo sull’ansia e quindi su qualunque forma di imprevisto, questa modalità può diventare controproducente perché, messa al servizio di difese ossessive, spinge a cercare un controllo procedurale in ogni ambito dell’esistenza come se relazioni e affetti fossero prevedibili e gestibili attraverso un manuale.

Occhio quindi a non invertire i mezzi con i fini: fare liste può essere una delle tante strategie al servizio della nostra mente, non un obbligo di cui diventare schiavi.

 

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