Dialogo interiore: meccanismi e valutazione

Parlare con se stessi, silenziosamente o ad alta voce, equivale al dialogo interiore. Abbiamo iniziato a parlare con noi stessi da bambini, quando parlavamo ai nostri giochi o al nostro amico immaginario. E poi?

Dialogo interiore

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Il dialogo interiore raccoglie tutti i pensieri che una persona indirizza a sé stesso. Attraverso il dialogo ci diamo direttive che guidano le nostre azioni e influenzano la nostra riuscita in determinate situazioni. 

 

Cos'è il dialogo interiore

Ogni volta che pensiamo, ci stiamo intrattenendo in un dialogo con noi stessi e questi pensieri sono in grado di modificare il nostro atteggiamento nelle circostanze, infondendo coraggio o inducendo rassegnazione. Alcuni esempi di dialogo interiore sono “Andrà tutto bene”, “posso farcela”, oppure, “non ce la faccio”.

 

Il dialogo interiore positivo

Quando il dialogo interiore è positivo, accresce la nostra autostima e ci rende più coraggiosi nel compiere certe azioni e ci indirizza con grinta verso i nostri obiettivi. Recentemente i suoi effetti benefici sono molto studiati specialmente fra gli psicologi dello sport, in quando è stato dimostrato che un buon discorso interiore migliorare le prestazioni atletiche.

 

Un sano dialogo interiore ci aiuta nel regolare le nostre emozioni, nell’indirizzare la nostra attenzione, nel motivarci, nel pianificare azioni per il futuro, nel migliorarci e così via. Un buon dialogo interiore permette anche di conoscerci e scoprirci meglio, consente di tessere le trame delle nostre esperienze passate, mettendo insieme le parti e restituendo a noi stessi l’immagine che abbiamo di noi.

 

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Il dialogo interiore negativo

Non sempre le parole che rivolgiamo a noi stessi sono edificanti o costruttive; talvolta giochiamo a nostro sfavore con un pensiero negativo, con delle affermazioni che impattano negativamente sulla nostra autostima, limitandoci nella possibilità di accedere alle nostre risorse personali.

 

Se il proprio discorso interiore alimenta ansia, depressione e stati emotivi che diventano disfunzionali, in quanto ci impediscono di orientarci adeguatamente nel mondo, allora è necessario rivederlo, correggerlo, e riformularlo.

 

Un esempio può essere il pensiero rimuginante, la ruminazione, il ripetere ossessivamente e ininterrottamente le solite cose, i pensieri catastrofici. Questi sono alcuni, non gli unici, fattori di rischio per depressione e disturbi d’ansia. Svantaggioso non è solo avere un linguaggio troppo loquace, ma anche troppo ridotto, ovvero quando si parla poco con se stessi. 

 

Un percorso terapeutico può essere utile in questi casi: il terapeuta avvalendosi di numerose tecniche può aiutare la persona a riscrivere il proprio dialogo interiore, rendendolo più funzionale, e riducendone la sofferenza che ne consegue.

 

Valutare il dialogo interiore

Russel Hurlbert ha utilizzato per svariati anni una tecnica per valutare il dialogo interiore nella quotidianità dei propri pazienti.

 

Ogni persona riceveva un apparecchio che emetteva un suono in diversi momenti durante il giorno; il compito consisteva nel registrare subito dopo il suono la propria attività mentale che occorreva immediatamente prima del segnale acustico.

 

Dalle somministrazioni emerse che nella maggior parte dei casi la voce “parlante” nei propri dialoghi interiori veniva riconosciuta come la propria voce, più raramente come la voce di altri e come diversa a seconda dell’emozione che vi si associava. Inoltre, alcune persone localizzavano la sede del proprio dialogo a livello della testa, altri come proveniente dal petto.

 

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