Sopravvivere alle critiche con assertività
Fra le ansie più grandi che ci portiamo dietro nelle relazioni di ogni giorno c’è lei: la paura delle critiche. Sì perché ricevere critiche, o poterle muovere agli altri, non è cosa semplice. Occorre una buona dose di autostima e una quantità adeguata di… assertività!
Fare o ricevere critiche è un comportamento spesso vissuto con preoccupazione e ansia, gli esisti possono essere distruttivi, possiamo sentirci del tutto annientati dai giudizi altrui. Oppure, al contrario, possiamo andare su tutte le furie e rispondere con rabbia e aggressività alla più piccola osservazione che ci viene fatta.
Quando le critiche possono essere costruttive? Quando, si potrebbe dire, non ci sono né vincitori né vinti, ma ne giovano entrambe le parti in causa. Per far questo è utile comunicare con una buona dose di assertività. Vediamo come.
Critiche e assertività
Per poter utilizzare costruttivamente le critiche, dicevamo, è utile saper comunicare con assertività. Ma cosa si intende con questo termine? Se immaginiamo i poli ideali di un continuum ai cui estremi poniamo il comportamento aggressivo e quello passivo, potremmo dire che l’assertività si pone nel mezzo coniugando e integrando aspetti di ognuna delle due posizioni senza andare a discapito dell’altra.
Un atteggiamento passivo, infatti, tende a sbilanciarsi a favore dell’altro, a reagire alle critiche con accondiscendenza, ponendosi automaticamente su un piano di inferiorità, svalutando se stesso e conferendo tutto il potere e l’autorità all’altro. Chi invece reagisce aggressivamente pretende spesso di avere sempre ragione, anche a dispetto dell’evidenza, non tollerando alcun errore in sé stesso e aggredendo colui che ha mosso delle critiche con l’intento di annientare l’interlocutore.
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Ricevere critiche: rimanere “con i piedi per terra”!
Un atteggiamento assertivo consente invece di riconoscere e rispettare il punto di vista dell’altro senza per questo svalutare il proprio. Poter giungere a questo compromesso è molto importante nelle relazioni, ma soprattutto nel ricevere critiche.
Per poter fare questo è necessario riuscire a compiere alcune operazioni apparentemente semplici ma tutt’altro che banali:
- Valutare se quelle che ci vengono poste siano critiche aggressive e/o ingiustificate o motivate. Se chi ci sta parlando sta prendendo a pretesto un nostro errore per offenderci o attaccarci sul piano personale (giungendo a generalizzazioni come “sei un disastro, non sai fare nulla ecc”) è molto importante che riportiamo il nostro interlocutore “con i piedi per terra”. Saremo ben disposti a valutare il suo punto di vista, ma non accetteremo di venire offesi né svalutati come persone.
- Se le critiche che ci vengono mosse sono giustificate è utile, per salvaguardare la nostra autostima, rimanere ben saldi dentro noi stessi su un punto fondamentale: quello ci viene criticato è uno specifico aspetto nel nostro comportamento, non il nostro valore globale come persone! Ricordate le generalizzazioni del punto precedente? Anche noi, dalla posizione di chi riceve le critiche, potremmo essere portati a commettere lo stesso errore fraintendendo una critica utile e motivata con un attacco alla nostra persona.
- Infine - e qui a coloro che sono piuttosto suscettibili alle critiche occorrerà una certa dose di coraggio (che potrà essere tuttavia ben ripagata) – sollecitare l’altro a fornirci ulteriori chiarimenti e suggerimenti su come poter migliorare. Attenzione perché è un piano questo assolutamente non banale: consente di riconoscere come potenzialmente utile la critica che vi viene mossa, ci pone nelle condizioni di allearci con l’altro, stare dalla sua stessa parte nel valutare il nostro comportamento (senza né soccombere né competere) e ci permette di cogliere eventuali opportunità per imparare qualcosa su noi stessi e migliorarci.
Muovere critiche costruttive: stare dalla parte dell’altro
E quando siamo noi a dover muovere delle critiche a qualcuno? Questo aspetto è spesso molto trascurato dando per scontato che, chi critica, parta da una posizione in qualche modo di forza, autorità o superiorità di qualche tipo.
Può darsi, ma non sempre è così e, in ogni caso, coloro che hanno difficoltà a ricevere critiche possono avere anche molte difficoltà a muoverle costruttivamente agli altri. Ricordate gli estremi del continuum di cui parlavo prima? Beh tanto la posizione passiva, quanto quella aggressiva hanno i loro svantaggi in questo senso..
Un atteggiamento passivo può portare l’altro a non muovere alcuna osservazione dando per scontato che il comportamento degli altri sia sempre migliore del proprio o che le proprie opinioni non siano così importanti.. “Ingoiare il rospo” però ha i suoi rischi, primo fra tutti quello di esplodere di rabbia quando le cose hanno raggiunto il limite travolgendo l’altro con un’aggressività incontrollata e distruttiva.
Per poter muovere critiche costruttive (e con la giusta dose di assertività) è utile tener preseti alcuni “capisaldi”:
- Rivolgere critiche sempre motivate e circoscritte a uno specifico aspetto del comportamento e non al valore personale di chi ci sta di fronte.
- Mostrare interesse ad aiutare l’altro a comprendere i propri errori e a migliorarsi (ci interessa cogliere quali difficoltà sta incontrando e capire cosa potremmo suggerirgli per migliorare).
- Infine, e questo vale in particolar modo per coloro che hanno posizioni di leadership, muovere critiche dimostrando, al contempo, di avere fiducia nelle capacità dell’altro e nella sua capacità di migliorare le prestazioni future.
Un esempio, in particolare di quest’ultimo punto, lo trovate qui in questa scena del film Ogni maledetta domenica (1999).
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