La menzogna e il linguaggio non verbale
Come scoprire la menzogna attraverso il linguaggio non verbale? Esistono indizi che ci fanno pensare ad una bugia e non prove certe perché non solo il linguaggio può essere controllato. Vediamo alcuni contributi interessanti
Il sogno proibito di molti è riuscire a scoprire senza indugio e con certezza matematica se qualcuno sta mentendo. Gli studi sul linguaggio non verbale hanno dato molti indizi utili, ma non bisogna mai pensare che un essere umano funzioni in modo schematico.
Vediamo quali sono gli schemi di lettura per la menzogna.
Il valore della menzogna
La menzogna è parte della vita sociale dell'essere umano e proprio la sua rilevanza ha portato gli studiosi ad interessarsi su come identificare i bugiardi.
Secondo l'esperto Robert Feldman si tratta di un meccanismo quasi onnipresente, per cui mentiamo anche di fronte a chi non conosciamo e lo possiamo fare o per nascondere o proprio per ingannare.
Chi si occupa di linguaggio non verbale è diventato protagonista di questi studi, soprattutto perché inizialmente si pensava che la comunicazione non verbale fosse un canale automatico su cui l'individuo non aveva controllo. Oggi questa ipotesi è stata sfatata; è possibile avere il controllo sui propri canali non verbali sia del volto, sia del corpo intero.
Che utilità hanno allora i segnali che vengono svelati dalle ricerche? Si tratta di indizi utili per formulare ipotesi e non certezze.
Come riconoscere la menzogna in un gruppo?
Lo sforzo cognitivo
Una delle linee di ricerca più importanti è quella secondo cui chi mente è sottoposto ad uno sforzo cognitivo superiore a chi dice la verità perché il cervello deve elaborare due scenari contemporaneamente. I segnali di questa tensioni si evincono dal canale non verbale; ce ne sono di tre tipi:
- I primi sono gli indizi legati alla tensione emotiva che accompagna la menzogna: ne fanno parte il rossore, la dilatazione della pupilla o tutti quei segnali di autocontatto con cui si fronteggia una situazione difficile.
- La seconda categoria è quella degli indizi di asincronia. Comunicazione verbale e non verbale vengono elaborati perché si supportino, ma in caso di bugia si verificano casi in cui i due canali non funzionano in parallelo e seguono ciascuno un proprio ritmo.
- Quando il contenuto del linguaggio non verbale e quello verbale esprimono concetti differenti si parla invece di incongruenza. Questi indizi si rilevano ad esempio grazie al FACS, un sistema di codifica delle espressioni facciali messo a punto da Paul Ekman e Wallace Frieser. Se il mentitore dice di esprimere gioia, ma i muscoli facciali corrispondenti non si contraggono allora possiamo presupporre che stia mentendo.
L'ipotesi dell'Inibizione
Quest'ultimo insieme di indizi merita un approfondimento perché fa riferimento ad una teoria precisa, nota come Ipotesi dell'Inibizione di Ekamn.
Il FACS nasce come strumento per l'analisi universale delle emozioni perché si basa sulla teoria universalista che postula una serie di emozioni universali associate ad un ben preciso insieme di muscoli ed espressioni facciali. Chi mente dovrebbe gestire sia il canale verbale, sia quello non verbale, ma secondo Ekman non è possibile inibire i muscoli e quindi è pensabile individuare la menzogna dalle smorfie del mentitore.
Una recente ricerca degli psicologi Stephen Porer e Leanne ten Brinke ha dato delle importanti conferme; nello specifico tanto più un'emozione è intensa tanto meno è possibile nasconderla. Esistono delle attivazioni che riescono a trapelare.
Per verificare la loro idea hanno esaminato una cinquantina di appelli (reali) di familiari di persone scomparse; successivamente la metà di loro è stata condannata grazie a prove schiaccianti perché autrice della scomparsa: a differenza dei sinceri questi soggetti mostravano infatti accenni di sorriso (individuabili grazie al FACS) seppure molto lievi.
Interpretare il non verbale, sogno o realtà?
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