La tecnica del pomodoro per lavorare (e studiare) meglio
Il modo migliore per non cedere alle distrazioni è… programmarle! La tecnica del pomodoro permette di organizzare il tempo di lavoro e studio ammettendo brevi e fruttuosi momenti di pausa.
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La tecnica del pomodoro è stata ideata alla fine degli anno ’80 dall’imprenditore Francesco Cirillo e in breve è diventata una delle tecniche più diffuse e utilizzate nel time management.
Lasciate perdere App o sofisticati strumenti tecnologici, tutto quello che vi serve – per smettere di procrastinare e mantenere la concentrazione – è un vecchio timer da cucina…
La tecnica del pomodoro: come funziona
Tutti ne abbiamo uno (chi non ce lo avesse corra a procurarselo): il “tradizionale” timer da cucina – solitamente, appunto, a forma di pomodoro – che per decenni è stato il protagonista indiscusso per monitorare i tempi di cottura delle nostre pietanze.
Ebbene, proprio questa sua essenzialità lo rende tutt’oggi lo strumento migliore per la gestione del tempo di studio o di lavoro perché consente di mettere temporaneamente da parte ogni possibile distrazione, comprese quelle provenienti dai nostri sofisticati smartphone (nonostante il loro timer integrato)! Il metodo è di per sé molto semplice:
- impostate il timer per una sessione di 25 minuti durante i quali vi impegnerete a mantenere la concentrazione esclusivamente su quello che state facendo (qualunque altra richiesta o distrazione deve essere rimandata alle pause o a lavoro concluso);
- allo scadere del tempo programmate una pausa di 5 minuti
- riprogrammate il timer per altri 25 minuti concedendovi una pausa di 15 minuti ogni 4 sessioni completate.
Ogni attività di studio o di lavoro richiederà naturalmente un differente numero di “pomodori”: provate programmarli in anticipo, vi allenerete anche a stimare correttamente il tempo che effettivamente vi occorre per portare a termine una determinata attività.
La tecnica del pomodoro: via lo smartphone
La tecnica del pomodoro è molto utile soprattutto considerando quante volte ci si lascia interrompere dalle notifiche in arrivo sui propri smartphone.
Può sembrare del tutto scontato, lo si fa ormai in automatico, ma non ci si rende conto che, in questo modo, durante una sessione di studio o di lavoro si viene continuamente distolti da quello che si sta facendo (si legge un messaggio, si risponde a una mail o a una telefonata e magari si dà anche un’occhiata a Facebook …): la mente è talmente abituata a ricevere “richieste di attenzione” dai vari device da permanere in un costante stato di “attesa” che rischia di danneggiare l’attenzione, per non parlare del tempo che si impiega successivamente per ritrovare la concentrazione.
Volendo rivisitare la tecnica del pomodoro ai giorni nostri si potrebbe dunque dire che la prima regola è: via lo smartphone (possibilmente anche dalla vista), via le pagine web non inerenti l’attività che si sta svolgendo (comprese mail e social network). Tutte queste “appendici” tecnologiche possono aspettare, non si tratta di rinunciarci a priori, ma solo di metterle temporaneamente – almeno per 25 minuti – in stand by…
La tecnica del pomodoro: nulla è veramente urgente
Se utilizzate la tecnica del pomodoro per la prima volta e fate molta fatica a mantenere la concentrazione senza distrarvi, all’inizio un’intera sessione di 25 minuti potrà sembrarvi lunghissima: non demordete, qualsiasi distrazione o “urgenza” (che non è sempre sinonimo di importanza) vi venga in mente, ve ne potrete occupare più tardi durante le pause che programmerete sempre con il vostro timer un po’ “vintage”…
Questa modalità è molto utile perché aiuta a risolvere un conflitto altrimenti insanabile: fra necessità di concentrarsi su un obiettivo di studio o di lavoro e l’“urgenza” di dover adempiere ad una richiesta o controllare lo smartphone di cui difficilmente ormai si potrebbe fare a meno senza sentirsi “tagliati fuori” dal mondo.
Con la tecnica del pomodoro non state escludendo mail, messaggi e social network dalla vostra quotidianità, ma vi adoperate per programmare quando e come consultarli, senza lasciare che siano le loro notifiche a interrompere il vostro lavoro: siete voi che decidete come utilizzare la tecnologia non lasciatevi utilizzare da essa!
La tecnica del pomodoro: le pause
Naturalmente affinché la tecnica del pomodoro abbia successo è utile anche imparare a far buon uso delle pause…
Dicevamo che in parte queste pause sono serbatoi di tempo in cui potrete dar retta a una serie di richieste e notifiche ricevute durante le sessioni di lavoro. Ma non solo… Corpo e mente funzionano in sinergia e dunque, anche durante lo svolgimento di un’attività prettamente intellettuale, è bene tener conto di entrambi.
Soprattutto chi svolge un lavoro sedentario, sempre al pc, e magari da casa – lo smart working può avere pregi e difetti – ha particolarmente bisogno di “riattivare” il corpo di tanto in tanto evitando che si accumulino tensioni e stress posturali che, con una prolungata inattività, possono dar luogo a seri problemi nel lungo periodo.
Non si tratta solo di ritagliarsi uno spazio quotidiano o settimanale per fare sport, ma, cosa ancora più importante, di garantire al corpo la possibilità di muoversi regolarmente durante una giornata di studio o di lavoro. Le pause possono essere dunque utilizzate anche per fare piccoli esercizi di stretching o di rilassamento, sbrigare piccole incombenze domestiche che richiedano di alzarsi dalla scrivania e camminare o magari uscire all’aperto.
Per i più pigri sarà sufficiente iniziare da un semplice espediente: ponete il timer lontano da voi in modo che sarete costretti almeno ad alzarvi all’inizio e alla fine di ogni sessione.
La tecnica del pomodoro: livello avanzato
Se all’inizio una sessione di 25 minuti potrebbe sembrare molto lunga, continuando ad utilizzare la tecnica del pomodoro vedrete che molto probabilmente non sarà più così e vi capiterà di sentir suonare il timer proprio mentre siete al massimo della concentrazione. Tuttavia, per quanto possa sembrare controintuitivo, sarà comunque molto utile imporsi di rispettare i tempi senza allungare arbitrariamente la sessione di lavoro. Diversamente, si rischierebbe alla lunga di disperdere la concentrazione perché non si ha più un limite temporale definito e non si sta beneficiando del potere rigenerante della pausa col rischio di prolungare l’attività in modo improduttivo o comunque meno fruttuoso.
Se vi rendete conto di essere diventati dei “campioni” e di poter mantenere la vostra concentrazione anche più a lungo dei canonici 25 minuti potrebbe essere più vantaggioso cambiare tecnica: la cosiddetta “tecnica del Melone” è, in un certo senso, un “upgrade” della tecnica del pomodoro, si basa su sessioni di 90 minuti ma prevede comunque la programmazione di pause – di 15 o 30 minuti – nulla insomma, anche in qui - viene lasciato al caso!