Multitasking a tutti i costi?
Secondo gli scienziati saremmo in grado di svolgere al massimo 2 compiti contemporaneamente (e bene) ma noi ci siamo sempre più abituati a fare del multitasking la nostra skill vincente. Come tornare a fare al meglio delle nostre capacità una cosa alla volta?
Chi non ha imparato a diventarlo? Essere multitasking è possedere la qualità del secolo, pare. Il multitasking, letteralmente “svolgere più compiti contemporaneamente” riveste gran parte del tempo lavorativo e non, dando un’immagine di persone maggiormente efficienti e produttive.
La domanda che molti ricercatori si sono posti è se davvero essere multitasker renda gli individui più "performanti" e quindi se l’essere umano sia davvero in grado di svolgere contemporaneamente più cose e tutte al massimo delle potenzialità.
I risultati sono tutt’altro che positivi.
Gli effetti negativi del multitasking
Lo svolgimento di più attività contemporaneamente richiede la divisione delle risorse attentive con conseguente minore abilità nella selezione delle informazioni necessarie, un sovraccarico della memoria di lavoro e un aumento della distrazione.
Effetti maggiori si osservano nei livelli di apprendimento per la minore quantità e qualità delle nozioni memorizzate e mantenute.
A livello pratico-lavorativo si osserva una riduzione della produttività a causa del continuo passaggio da un’attività all’altra che ha effetti su tempo, efficienza lavorativa e sulla corretta esecuzione del compito. Essere multitaking determina aumento del numero di errori, non curanza dei dettagli, riduzione della creatività e aumento dell’impulsività (Chang, Y. et. Al. ,2017).
È tuttavia bene sottolineare che l’efficacia dell’attenzione divisa dipende dal livello di apprendimento ed automatizzazione di un compito che se ben consolidato richiede la messa in campo di minor risorse, libere per altre attività. Ad esempio possiamo guidare e parlare liberamente con il passeggero.
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Cambiamenti del cervello a causa del multitasking
Secondo Koechlin e Charron (2010) il cervello umano non è fatto per il multitasking. Il numero di attività che potrebbe garantire una performance adeguata a tutte è di due, una processata dall’emisfero destro e una da quello sinistro. Se il numero dei compiti aumenta l’efficienza si riduce, richiedendo un maggiore intervento dell’attenzione divisa.
Essere impegnati in più attività contemporaneamente aumenta i livelli di cortisolo nel cervello che incrementa i livelli di stress (Chapman), con conseguenze sulle capacità emotive e di gestione delle risorse cognitive. Degni di nota sono l’incremento della risposta e i comportamenti impulsivi e la riduzione consistente di energie mentali a disposizione.
Infine l’utilizzo assiduo delle nuove tecnologie riduce la densità sinaptica della materia grigia del cervello soprattutto nelle zone addette al controllo emotivo e cognitivo (in particolare corteccia cingolata anteriore; Loh & Kanai, 2014). Le conseguenze sono sviluppo di ansia e depressione, il calo di attenzione, della memoria di lavoro e dell’apprendimento.
Quindi il nostro cervello non è “pensato” per il multitasking.
Multitasking nelle nuove generazioni
Diversa è la questione per i “nativi digitali” (nati dopo il 2000).
Ricerche condotte in Asia hanno dimostrato che il cervello delle nuove generazioni, a causa degli innumerevoli e continui stimoli dal mondo tecnologico, sta cambiando e con esso anche le sue potenzialità.
Le nuove generazione sembrano essere in grado di compiere più cose contemporaneamente e in modo efficiente. Caulfield e Ulmer (2014) hanno dimostrato in una ricerca che l’utilizzo frequente delle tecnologie renda l’esecuzione di compiti con distrattori migliore di attività prive degli stessi.
La comunità scientifica non è tuttavia concorde sulla presenza di effetti positivi. Molti studiosi al contrario osservano un calo delle abilità di apprendimento e comprensione del materiale scolastico, con effetti del multitasking sulla memoria a breve e lungo termine e sulle abilità di attenzione e concentrazione (ad esempio Ophir et al., 2009)
Per trovare un equilibrio sarebbe bene aiutare le nuove generazioni ad un utilizzo consapevole delle nuove tecnologie, rinunciando ad esse in caso di attività in cui è richiesta la concentrazione massima. Il lavoro da fare è abituare a convogliare le energie mentali in una sola attività e per tempi prolungati, cosa che le multifinestre tecnologiche e la rapidità di contatto, oggi hanno eliminato.
Multitasking a tutti i costi?
Seppur la società odierna con i nuovi media che accorciano tempi e spazi, ci induce ad essere sempre connessi e attivi su più fronti, è bene considerare il rovescio della medaglia del multitasking. Bisogna correre ai ripari per migliorare l’efficienza e l’efficacia del compito svolto.
Pima cosa bisogna imparare a frazionare il tempo: ogni cosa ha un momento della giornata dedicato. Questa azione permette di incanalare tutte le energie mentali nell’attività svolta, rendendo il risultato migliore e in minor tempo. Massima resa con minor sforzo.
Altri accorgimenti possono essere l’eliminazione di possibili distrattori, lo svolgere più attività solamente se almeno una di esse è bene automatizzata e l’altra non richieda eccessiva concentrazione e cercare di fermarsi in caso di allarme da sovraccarico mentale, possiamo dire di confusione totale e blackout.
La chiave di una buona riuscita è la messa in gioco delle risorse al massimo delle potenzialità, imparando a controllare le proprie emozioni, le distrazioni, le tentazioni, la motivazione e il focus della propria attenzione.
Foto: jossdiim / 123RF Archivio Fotografico
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