Nelson Mandela: il coraggio della riconciliazione

Si è spento il 5 dicembre all’età di 95 anni Nelson Mandela, l’ “invictus”, l’uomo che ha posto la propria esistenza al servizio della difesa degli ideali di libertà, uguaglianza e riconciliazione fra bianchi e neri; la sua lotta e la sua vittoria contro l’apartheid in Sudafrica furono sempre guidate dall’intento di fermare violenze e discriminazioni in nome della pace e della convivenza risparmiando al Paese un sanguinoso futuro di guerre civili e di vendetta. Perdonare non significa dimenticare, la vita e il messaggio di Madiba lasciano un esempio da cui l’umanità intera può e deve attingere.

Nelson Mandela: il coraggio della riconciliazione

E’ la sera del 5 dicembre, ascolto distrattamente il tg in sottofondo, poi arriva una notizia che squarcia il torpore del quotidiano balzando subito in primo piano: Nelson Mandela è morto. Quando accade che personaggi così grandi, carismatici e illustri lasciano questo mondo è una sorta di commozione mista a sgomento quella che ci coglie imprevedibilmente. Ci si sente d’improvviso per un attimo molto piccoli, quasi inermi a sentire che dietro di noi, dietro alle nostre spalle da quel momento in poi cesserà di esistere un gigante che, in qualche modo, si era fatto portatore e garante di qualcosa di immenso… e ora? Subito dopo quest’attimo di smarrimento, non si può non riconoscersi grati all’esistenza per aver fatto coincidere il nostro piccolo e transeunte viaggio su questa terra con quello di un profeta ed esempio di virtù come Nelson Mandela.

 

Dalla vendetta alla riconciliazione

Ero ai primissimi anni delle scuole elementari e l’insegnante di religione, per introdurci ai valori di tolleranza, rispetto e uguaglianza, ci parlava di Nelson Mandela e della sua lotta contro l’apartheid; allora, a noi bambini e bambine nati e cresciuti nei proverbiali “anni ‘80” del mondo occidentale, appariva un concetto di semplice comprensione, quello che il colore della pelle non costituisca alcun giustificabile motivo di discriminazione e violenza fra esseri umani. Rispetto a quella innocente semplicità da bambini è ben altra cosa invece l’ostinata semplificazione con cui, nelle lotte e nelle guerre, si abbraccia una causa affinché vincano i “sostenitori” e scompaiano i così detti “nemici”, chiunque essi siano, purché ci siano, alla fine, dei vinti e dei vincitori. La lotta all’apartheid, la convivenza fra bianchi e neri e la ricomposizione di qualunque violenza e discriminazione era ed è infatti una questione complessa che non ha ragione di risolversi con la vendetta. E’ quanto comprese e professò Nelson Mandela durante la sua vita e i suoi anni di governo.

 

I valori di Mandela nella lotta all’apartheid

“Io ho lottato contro la dominazione dei bianchi e ho lottato contro la dominazione dei neri. Io ho coltivato la speranza dell’ideale di una società democratica e libera, nella quale tutte le persone vivono insieme e in armonia e hanno opportunità uguali. È un ideale per il quale io spero di vivere e raggiungerlo. Ma, se necessario, è un ideale per il quale sono disposto a morire”. Queste parole di Mandela esprimono quanto, il superamento di ogni disuguaglianza, intolleranza e discriminazione passi non per la vendetta, che genera altra violenza, ma per il perdono e la riconciliazione: solo opponendo e incarnando opposti valori di pace e tolleranza proprio verso gli artefici dell’apartheid era possibile opporre davvero un cambiamento.

 

Mandela e il cambiamento possibile

Quella di Mandela è stata la posizione più coraggiosa e la meno semplice da abbracciare, ma l’unica in grado di promuovere davvero un profondo cambiamento nella convivenza civile di un paese variegato e segnato dalla violenza come il Sudafrica. E’ assonante con quanto, molto più prosaicamente ma con altrettanta efficacia, accadde in Cile durante la propaganda per il “no” al referendum che nel 1989 portò alla destituzione della dittatura: promuovere un futuro che fosse un futuro di tutti senza vendette e persecuzioni fu quello che fece davvero la differenza nel convincere i cileni che un cambiamento fosse possibile.

 

Accogliere la diversità in sé stessi

Dovremmo imparare noi tutti dalla vita e dall’esempio di Nelson Mandela: è complesso, doloroso e senz’altro scomodo non cedere alla vendetta una volta che se ne abbia licenza. Perfino la morte di Priebke, di uno dei simboli dei peggiori massacri che l’umanità abbia conosciuto, poteva essere un’occasione per contrapporre l’onore all’orrore, il sacro al sacrilego, il divino all’umano…

Certo, accogliere l’eredità di Mandela, è un compito enorme, gravoso di cui tuttavia l’umanità dovrebbe avere il coraggio di farsi carico.

Diceva molto saggiamente Carl Gustav Jung: “Tutto ciò che ci irrita negli altri può portarci a capire noi stessi”. Saper rispettare e apprezzare chi è diverso da noi e combattere l'odio razziale, significa sapersi rapportare alla diversità che alberga anzitutto in noi stessi, a quanto della nostra stessa umanità non conosciamo...

 

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