La funzione del branco nell'adolescenza
Il branco in adolescenza è un fattore cruciale per la costruzione dell’identità e la conquista di una maggiore autonomia. Ecco perché
Parlare di branco per identificare l’appartenenza al gruppo dei pari in adolescenza può sembrare un esasperazione; eppure, se ben ci pensiamo, tutto in adolescenza è per così dire vissuto un po’ “sopra le righe”: gli stati emotivi, la voglia di autonomia, il conflitto con gli adulti e l’autorità…
Nell’adolescente spesso gli impulsi prendono il sopravvento, la sua personalità è ancora in via di definizione così come la competenza a valutare rischi e conseguenze delle proprie azioni e quelle che sono le proprie effettive capacità e risorse.
In questo clima di insicurezza, in questo corpo in via di trasformazioni nel quale da un giorno all’altro non ci si riconosce, il gruppo di coetanei può fornire un ambiente in cui rispecchiarsi, ottenere conferme, trovare modelli da imitare e in cui identificarsi nel il delicato (e mai finito) processo di costruzione e definizione di un proprio modo di essere nel mondo.
L’adolescenza è l’età dell’eccesso, della ribalta degli istinti e degli impulsi, è anche per questo una delle età della vita più drammatiche e feconde a un tempo, dove tutto è ancora in via di definizione.
Il branco in adolescenza
Il branco definisce allora proprio questi aspetti istintuali, pulsionali e esasperati che connotano l’appartenenza dell’adolescente al proprio gruppo di amici o compagni di classe.
Il così detto branco segna la transizione dall’appartenenza esclusiva al gruppo familiare all’identificazione con doti e valori del gruppo dei pari.
L’adolescente ha come suoi peculiari compiti evolutivi quelli di consolidare una propria identità e di raggiungere quindi una maggiore maturità e autonomia a livello cognitivo, emotivo e comportamentale. C’è la necessità di distaccarsi dal nucleo familiare, ma anche lo smarrimento che la perdita dei punti di riferimento dell’infanzia comporta.
È l’età della vita in cui si è portati “fisiologicamente” a vivere all’eccesso e nella maniera più assolutizzante emozioni negative e positive, dove tutto è o bianco o nero e dove anche l’appartenenza e accettazione nel gruppo dei pari richiede un’omologazione spesso spiazzante e severa con molte meno sfumature rispetto a quelle che si è in grado di gestire in età adulta.
Il branco è ciò che definisce come ci si debba vestire, quali gruppi o artisti musicali sia accettabile ascoltare eccetera. Il branco si definisce, in adolescenza, attraverso una propria subcultura che spesso non lascia margini di contrattazione: o si è dentro o si è fuori!
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Chi resta fuori dal branco? Dilemmi della genitorialità
Molti genitori, che attraverso i proprio figli possono rivivere con ambivalenza la propria stessa adolescenza, possono rimanere interdetti e spiazzati da un figlio o una figlia che improvvisamente torna a casa col buco al naso o con un abbigliamento irriconoscibile in nome del fatto che “così fan tutti” e non si deve essere da meno.
Che fare? Irrigidirsi e osteggiare questo bizzarro processo di omologazione? Fingere un apprezzamento anche là dove non lo si condivida fingendo goffamente di fare l’amico o l’amica del proprio figlio?
Un adolescente vuole sincerità, riconoscimento e rispetto. Non si tratta di vietare o permettere, né di criticare o screditare i suoi amici. Si può discutere criticamente su un determinato comportamento tenendo però ben presente come questo, per quanto eccessivo o bizzarro possa sembrare, non connota tout court un modo di essere globale del proprio figlio.
Un figlio adolescente ha bisogno di misurarsi costruttivamente col conflitto generazionale, non soltanto di fondersi con gli amici che sente essere come lui: questo lo aiuta a crescere e a sondare la convinzione nelle proprie idee.
Entrambi gli aspetti, il branco in cui rispecchiarsi e gli adulti con cui confrontarsi, sono essenziali per crescere e iniziare ad appartenere un po’ anche a sé stessi.
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