Città del quarto d'ora e qualità della vita

Immaginate di poter raggiungere tutto ciò che vi occorre per la vita quotidiana senza spostarvi dal vostro quartiere e senza prendere l’auto. La qualità della vita del cittadino è a 15 minuti di orologio.

Città del quarto d'ora

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La città del quarto d’ora (Ville du quart d’heure) è un progetto architettonico proposto dall’attuale sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, ed è similare ad altre iniziative adottate in via sperimentale già in alcune città europee come i superblocks di Barcellona o quella dei 20 minute neighborhoods a Portland, negli Stati Uniti. 

 

Vediamo in cosa consiste e perché potrebbe rappresentare un modello di città del futuro che faciliti le giornate dei suoi abitanti migliorando la qualità dell'abitare e, dunque, del vivere.

 

Città del quarto d'ora e pandemia da Sars Cov-2

La città del quarto d'ora è un progetto urbanistico, architettonico e sociale senz’altro innovativo, tanto per le grandi città che per i piccoli centri. 

 

Si tratta di pensare e riorganizzare la destinazione e l’utilizzo degli spazi e delle infrastrutture cittadine per far sì che le persone possano avere in prossimità della propria abitazione, all’interno del quartiere, quanto è loro necessario nella vita quotidiana. 

 

Un’esigenza sempre più pressante sia per la necessità di diminuire l’inquinamento delle grandi città, per migliorare la qualità di vita dei residenti e per ridurre al minimo gli spostamenti per ragioni sanitarie legate alla pandemia da Covid-19

 

Proprio l’emergenza attuale sembra aver contribuito a rendere ancora più evidenti le inefficienze del nostro abituale e caotico sistema di vita urbana.

 

Fino a un po’ di tempo fa era la norma spostarsi per lunghi tragitti, anche di 40 minuti o un’ora, per recarsi al lavoro, in palestra, dal medico o a fare acquisti. Questo sistema di vita più “pendolaristico” ha visto i suoi effetti peggiori nei cosiddetti quartieri dormitorio di piccoli centri suburbani svuotati di giorno e marginalizzati rispetto a servizi, infrastrutture e scambi sociali, con tanto di riconosciuto fenomento dello stress del pendolare

 

Anche nelle grandi città le persone sono spesso costrette a percorrere lunghi tragitti senza instaurare alcun radicamento significativo col quartiere in cui vivono. 

 

La pandemia ha di colpo costretto a invertire questa tendenza, il ricorso allo smart working ha impresso un cambiamento culturale al lavoro prima impensabile e ha costretto le persone a ridisegnare i propri orizzonti di vita, sia fisici che sociali riscoprendo il territorio, i rapporti tra vicini di casa, la necessità di poter usufruire del necessario attraverso servizi telematici o di prossimità territoriale. 

 

Città del quarto d’ora e sostenibilità

“Imparare, lavorare, condividere e riutilizzare, fare la spesa, prendere aria, acculturarsi e impegnarsi, farsi curare, circolare, fare sport, mangiare bene”: queste sono le aree che compongono il diagramma de la Ville du quart d’heure pensato da Anne Hidalgo.

 

Nella città dei quindici minuti tutte queste aree della vita quotidiana dovrebbero essere raggiungibili da remoto o entro uno spostamento a piedi o in bici in questo lasso di tempo. Una proposta innovativa che prevede di implementare il ricorso allo smart working e al coworking di quartiere; di incentivare le piccole imprese commerciali locali con prodotti di qualità; di ridurre l’utilizzo delle auto o massimizzando le zone a traffico moderato  ridefinendo la destinazione d’uso di molti spazi per offrire servizi per i cittadini. 

 

Uno spazio urbano più a misura d’uomo dunque che potrebbe ridisegnare l’architettura tanto dei quartieri delle grandi città quanto dei piccoli centri, troppo spesso “vivibili” ma privi dell’offerta di servizi garantita dalle grandi megalopoli. Un progetto che promette di essere un modello di sostenibilità sia dal punto di vista ambientale che sanitario, migliorando la qualità di vita dei cittadini, riducendo l’isolamento sociale e l’alienazione della vita moderna e restituendo loro lo status di persone e non di semplici consumatori del mercato globale.

 

Un’iniziativa che potrebbe davvero rappresentare un modello a cui ispirarsi per uno stile di vita produttiva e sociale più sana e prospera proprio perché basata su ritmi più “slow” che, a ben vedere, fanno guadagnare molto più di quello che apparentemente fanno perdere.