Il lavoro minorile: gli impatti sul bambino
Il lavoro minorile qui in Italia sembra un fenomeno d'altri tempi, eppure tanti sono i piccoli sfruttati nel mondo. Il problema è tanto più grave perché le conseguenze si trascinano nell'adulto e nel futuro genitore. Tutto questo si ricerca il 12 giugno nella giornata contro lo sfruttamento minorile
Far lavorare un bambino, farlo lavorare duramente è un crudeltà sia a livello fisico, sia livello sociale e soprattutto psicologico.
L'Unicef stima che il lavoro minorile (e così i suoi effetti sui bambini) coinvolga 150 milioni di bambini (5-14 anni) nel mondo; sono cifre da brivido inestricabilmente legate al fenomeno della povertà.
Uno dei problemi maggiori è la difficoltà stessa a raccogliere dati ed è difficile proteggere l'infanzia, quando i problemi vengono sommersi e restano inascoltati.
Il primo impegno di tante realtà come l'Unicef è quello di far emergere il problema per averne un'idea chiara e soprattutto per sapere come operare, nella prevenzione e nel recupero.
Purtroppo il lavoro minorile è una condizione che influisce sull'intera esistenza del bambino, nel momento stesso e nel suo futuro e che può incidere anche sul comportamento che avrà come genitore.
Per i nostri bambini lavorare è un gioco
Fin da piccoli i bambini cercano nei loro giochi di replicare le azioni degli adulti e il loro lavoro, o almeno quello che ne capiscono. Giocare a fare la mamma, a cucinare o a fare le pulizie, e ora giocare a lavorare col pc, sono tutti modi di testare una realtà che non conoscono.
I bisogni che vengono espressi e soddisfatti attraverso questi "lavori" sono quelli tipici di imitazione del caregiver (come apprendono a mangiare imitandoci, cercano di fare altrettanto con tutte le attività che coinvolgono i genitori) e di scoperta protetta della realtà.
Il lavoro minorile cessa di essere banco di prova e imitazione e diventa un obbligo e una responsabilità che non si coniuga con le necessità di crescita del bambino. A livello sociale impedisce il corretto sviluppo delle sue relazioni perché imprigionare all'interno dell'attività lavorativa ostacola l'esplorazione libera della realtà, obbliga ad una fatica fisica che non rientra nelle capacità di un bambino e impone al piccolo di maturare psicologicamente troppo in fretta.
Cos'è il gioco suggerito?
Perché lavorano?
Perché i bambini sono costretti a lavorare? Come detto in precedenza il tutto si lega ad una situazione di povertà, spesso estrema.
L'esigenza di portare dei soldi in famiglia prevale sul diritto all'infanzia, unita anche all'impossibilità di andare a scuola.
Purtroppo il problema è di difficile soluzione, poiché si genera un circolo vizioso che fa permanere questo stato di cose: un bambino che lavora sarà probabilmente un adulto poco qualificato adatto a lavori sottopagati che quindi si ritroverà a fare le stesse scelte per i suoi figli.
Ai problemi legati allo sviluppo se ne aggiungono molti altri. Il fenomeno del lavoro minorile si accompagna facilmente alla violenza fisica, psicologica e sessuale nei confronti di bambini assolutamente privi di difese e diventa anche un bacino per la loro tratta.
I diritti dei bambini
Molti paesi si stanno mobilitando per trovare delle soluzioni. L'African Movement for Working Children e Youth in particolare ha sottolineato la necessità di sostenere 12 diritti fondamentali:
- Diritto all'istruzione professionale;
- Diritto a rimanere nei propri villaggi (senza doversi trasferire in città);
- Diritto ad esercitare l'attività lavorativa in tutta sicurezza;
- Diritto ad un lavoro leggero e limitato;
- Diritto al riposo per malattia;
- Diritto di essere rispettati;
- Diritto di essere ascoltati;
- Diritto alle cure mediche;
- Diritto di imparare a leggere e scrivere;
- Diritto al gioco e al tempo libero;
- Diritto di esprimersi ed organizzarsi;
- Diritto ad una giustizia equa in caso di problemi.
Scopri quando è la Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia e le sue attività