Uno sguardo critico alle tate in tv
Le tate in tv hanno dato consigli sulle questioni più spinose, come la nanna e le urla giungendo sempre ad una rinnovata armonia familiare. Oggi i pediatri chiedono di informare meglio i genitori sul famoso o famigerato Metodo Estivill.
Negli ultimi anni le tate in tv hanno portato avanti un programma di successo che le ha viste protagoniste indiscusse sull'ultima parola in fatto di educazione. Ecco che l'incantesimo oggi si rompe e cominciano i primi commenti critici da parte di pediatri ed esperti che vogliono dire la loro sia sul metodo (non è l'unico metodo educativo esistente), sia sulla spettacolarizzazione dei figli.
La lettera dei pediatri
La crisi delle tate in tv (se poi sarà davvero una crisi) si apre dopo la messa in onda della puntata di sabato 14 Settembre dove un bambino di 12 mesi veniva lasciato piangere disperatamente davanti alle telecamere senza che nessuno lo consolasse. Ciò che veniva mostrato ed insegnato è l'attuazione di un metodo di estinzione del pianto (Metodo Estivill) il quale consiste nel non dare risposta al pianto al momento del sonno. Ecco che (finalmente) giunge una reazione da parte dei pediatri, i quali attraverso una lettera aperta alla redazione commentano:
1- l'esistenza di altri modelli educativi, perché nessun metodo è perfetto men che meno quello dell'estinzione del pianto che può avere effetti negativi,
2- la scarsa considerazione nei confronti del bambino lasciato solo davanti ad una telecamera che nel frattempo mandava in onda il suo dolore,
3- la necessità di una maggiore divulgazione scientifica dei vari metodi e delle loro implicazioni che renda i genitori consapevoli delle loro scelte e non succubi di quelle altrui.
Il metodo Estivill
Il nodo della discordia che tanto ha rese note le tate in tv è il metodo Estivill che molti genitori avranno avuto modo di conoscere nel famoso libro "Fate la nanna". I capisaldi di questo metodo sono:
- la creazione di una routine ben programmata di azioni da fare prima del sonno per poi lasciare il bambino nel proprio letto
- se il bambino piange non accorrere, ma lasciarlo piangere un periodo di tempo che va gradualmente aumentato
- dargli conforto senza prenderlo in braccio e velocemente per poi uscire dalla stanza.
Il metodo ha avuto molto successo perché garantisce risultati in breve tempo (una settimana). Descritto così poi sembra una buona strategia se non fosse che studi successivi hanno dimostrato che non sempre gli effetti sono quelli desiderati.
Il lato oscuro del metodo delle tate in tv
Lasciamo un attimo da parte le considerazioni circa l'esposizione del pianto disperato di un bambino in televisione e concentriamoci sugli aspetti scientifici. La psicologa Daniela Zacchi fa un'esauriente e veloce analisi dei possibili effetti negativi del metodo proposto dalle tate televisive. Il pianto di un bambino è una forma di comunicazione ed esprime un'esigenza o uno stato d'animo che egli rivolge alle persone di cui si fida. Non rispondere in modo tanto netto a questa richiesta può indurre la convinzione che la comunicazione non funzioni o che non c'è nessuno di cui il bambino si possa fidare. Questo soprattutto nella fascia di età durante la quale si sviluppa l'attaccamento: i bambini che sperimentano l'ansia da separazione nel momento del distacco notturno vanno rassicurati gradualmente perché comprendano di avere le risorse per affrontare l'allontanamento.