La percezione delle emozioni dei genitori nei neonati

I neonati possiedono un’innata capacità di comprendere e sintonizzarsi con gli stati emotivi altrui attivando uno scambio intersoggettivo con gli adulti che si prendono cura di loro. La percezione delle emozioni dei neonati non riguarda solo la capacità di leggere la tonalità delle espressioni facciali del caregiver, ma anche – a partire dai 18 mesi di età – quella di smascherare la falsa felicità intuendo quando i genitori esibiscono un falso sorriso in un contesto che invece non è sereno.

La percezione delle emozioni dei genitori nei neonati

Spesso per proteggere i neonati dagli effetti di una situazione stressante, i genitori reprimono l’espressione dello stato emotivo del momento esibendo un falso sorriso nel tentativo di preservare, per il piccolo, un contesto di maggior serenità. Un recente studio canadese sembra rivelare quanto tutto questo sia inutile poiché a partire dai 18 mesi di età i neonati sarebbero in grado di smascherare la falsa felicità esibita da papà o mamma in un contesto non sereno e di sintonizzarsi empaticamente con i loro autentici stati emotivi (Chiarella, S., e Poulin-Dubois, D., Cry Babies and Pollyannas: Infants Can Detect Unjustified Emotional Reactions, Infancy, 18(S1), E81–E96, 2013).

 

L’espressione delle emozioni e la mentalizzazione

Sono molte le ricerche e le teorie in psicologia dello sviluppo e nell'Infant Research che oggi rivelano quanto, lo stabilire una relazione e un contatto intersoggettivo, rappresenti una motivazione primaria del bambino presente fin dall’età neonatale accanto alla richiesta materiale di cure e di cibo (Trevarthen, 1979; Stern, 1985).

Questa predisposizione innata alla relazione costituisce il nucleo dello sviluppo del sé e di una teoria della mente che, nel corso dello sviluppo, consente al bambino di orientarsi nel contesto sociale incrementando progressivamente la capacità di comprendere e prevedere il significato dei comportamenti degli altri attraverso l’attribuzione di stati interni come credenze, intenzioni ed emozioni. L’espressione e la comprensione delle emozioni è particolarmente importante per il bambino giacché rappresenta il principale strumento attraverso il quale comprendere e prevedere i comportamenti altrui.

 

Il rispecchiamento delle emozioni nei neonati

Studi ormai storici sull’innata competenza emozionale dei neonati come quelli condotti da Trevarthen illustrano come i neonati, anche a poche ore dalla nascita, siano in grado di discriminare e imitare le espressioni facciali delle 6 emozioni di base: gioia, tristezza, paura, sorpresa, rabbia, disgusto. Tale rispecchiamento empatico da parte del neonato dell’espressione delle emozioni altrui rappresenta la primissima forma di legame intersoggettivo mediata dall’attività dei neuroni mirror.

I bambini possegono quindi un’innata predisposizione a instaurare un rapporto intersoggettivo con i propri caregiver attraverso il rispecchiamento degli stati emotivi dell’adulto e l’attivazione quindi di una primissima forma di capacità empatica. In tal senso lo stabilirsi di un legame intersoggettivo rappresenta un bisogno innato e sovraordinato che regola e presiede allo sviluppo psicoaffettivo del bambino (Stern, 1985).

 

Percezione delle emozioni negative

Un altro filone di studi sulla percezione delle emozioni nei neonati ha indagato se questi siano in grado di prevedere le reazioni emotive più appropriate al contesto. Tali studi hanno mostrato quanto i neonati riescano a sintonizzarsi emotivamente con quanto succede intorno a loro reagendo più marcatamente quando sono esposti a emozioni di angoscia o di paura. I neonati di appena 8 mesi di età sviluppano, ad esempio, risposte empatiche non verbali di preoccupazione e comportamenti consolatori e prosociali (Roth-Hanania, Davidov, & Zahn-Waxler, 2011; Zahn-Waxler et al., 1992).

 

I neonati smascherano l’espressione di falsa felicità

Un recente studio condotto da Sabrina Chiarella dell’Univeristà della Concordia ha indagato se i neonati siano in grado di discriminare quando una particolare risposta emotiva è appropriata ad un dato contesto e quando invece il comportamento dell’adulto sia inverosimile e insincero.

I risultati di questo studio evidenziano quella dei 18 mesi come età critica per lo sviluppo di questa abilità. Ai fini di tale studio sono stati coinvolti due gruppi di neonati di età differente sollecitati ad interagire con un attore che esibiva espressioni facciali emotive sia positive che negative appropriate e non appropriate al contesto. Mentre entrambi i gruppi di neonati risultavano più reattivi rispetto all’espressione di emozioni negative (a prescindere quindi dall’età); solo quelli di età superiore ai 18 mesi rivelavano di saper discriminare un’espressione emotiva inautentica smascherando, in particolare, un’esibizione di falsa felicità in una situazione triste.  Questi risultati evidenziano, in altri termini, come dai 18 mesi in poi i neonati siano intuitivamente abili a sintonizzarsi empaticamente sulla tristezza altrui anche quando essa è dissimulata.

 

Convalidare le percezioni dei neonati

Studi come questo sembrano avere una diretta implicazione nella concettualizzazione del rapporto madre-bambino e più in generale genitori- figli. Molto spesso, ispirati alle false credenze del senso comune secondo le quali i neonati non sono in grado di “capire”, si tende a mascherare il proprio stato emotivo nell’intenzione ingenua di preservare al piccolo le risonanze emotive di un contesto o di una situazione di tristezza. Esibire un sorriso forzato potrebbe tuttavia risultare inutile se non confondente per un bambino di un anno e mezzo che si aspetta e cerca conferma sul volto della madre delle proprie percezioni empatiche circa lo stato emotivo di lei. La convalida delle percezioni emozionali del bambino è uno degli aspetti più importanti per lo sviluppo dell’empatia e della capacità di mentalizzazione. Il bambino ottiene un feedback degli stati emotivi propri e altrui sia dallo sguardo e dal comportamento del genitore (e quindi dalla sua congruenza con le percezioni intuitive che il piccolo comunque ha di ciò che sta accadendo), che dalla capacità del genitore di rispecchiare e verbalizzare gli stati emotivi del bambino.

 

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