Childfree: donna non vuol dire mamma

Cameron Diaz ed Elisabetta Canalis, due esempi di donne belle, ricche, famose e che hanno dichiarato deliberatamente di non possedere uno spiccato senso materno. Quanto affermato dalle due donne è ciò che viene sostenuto con forza da un movimento che, nato in America, si sta diffondendo in Europa e, anche se molto lentamente, sta sopraggiungendo in Italia: il movimento childfree.

Childfree: donna non vuol dire mamma

Quello portato avanti dal movimento childfree è un tema, in realtà, molto poco affrontato dai media, dal momento che la scelta di non procreare si scontra con l’immaginario collettivo comune che vede nella scelta di una coppia di diventare genitori il “normale” completamento del ciclo di vita di una famiglia.

Eppure, accanto alle donne che possiedono un notevole senso materno, esiste un esercito di donne che si dichiara completamente estraneo a tutto ciò che ruota attorno al mondo dell’infanzia e convinto che essere donna non necessariamente equivalga ad essere madre.

 

Chi sono i childfree?

All’interno del filone childfree è possibile individuare due tipologie di gruppi: da un lato, i dink, ovvero le coppie che tendono a posticipare continuamente la decisione di procreare e dall’altro i childfree veri e propri, cioè donne e coppie che decidono deliberatamente di non volere figli e che, talvolta, non sono in grado tollerare la presenza di famiglie con bambini, vedendo in loro una delle cause dei problemi e delle difficoltà economiche attuali.

Le donne che aderiscono a questo movimento sono in genere donne manager, impegnate e affermate professionalmente e che ricoprono incarichi di responsabilità. Sicure di sé, amano viaggiare, dedicarsi alla cura del corpo, all’arredamento della casa, alla vita mondana, allo sport e spesso l’unico “figlio” che si concedono sono gli animali domestici. Single o in coppia, si dichiarano soddisfatte dei loro rapporti sociali e della loro vita sessuale che, senza il pensiero della procreazione, risulta molto più libera e disinibita. Di fronte alla critiche di chi le etichetta come egoiste, superficiali e donne a metà, le childfree rispondono di sentirsi donne a 360° e accusano la società maschilista della colpa di aver contribuito a diffondere il mito della donna “generatrice”. Uno stile di vita, dunque, diverso da quello delle donne-mamma ma non per questo, a detta loro, meno impegnato o superficiale.

 

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Ma al di là delle spiegazioni fornite dai childfree, come può essere letta questa tendenza?

Nei dink ma anche nei childfree, la scelta di non procreare sembra derivare inizialmente da situazioni esterne come per esempio la precarietà economica, l’instabilità nei rapporti di coppia, che possono celare, talvolta, paure e insicurezze personali di non essere in grado di affrontare le difficoltà che è necessario saper gestire con la nascita di un bambino.

I ritmi sempre più pressanti della società, da un lato, e il prolungamento della fase giovanile, dall’altro, possono, inoltre, contribuire a creare nei futuri adulti, insicurezze circa le proprie capacità. Diventare genitori, infatti, implica rimettere in discussione se stessi, assumere un nuovo ruolo e integrarlo all’interno della propria personalità e questo potrebbe dar spazio a timori e preoccupazioni che finiscono col prendere il sopravvento e che possono contribuire a rendere difficile o a rifiutare l’idea di diventare genitori. 

 

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