Vivere con un bambino autistico
L'autismo infantile è una sindrome che colpisce la sfera affettiva:quello che inevitabilmente viene colpito è tutto il sistema e la capacità di relazione. L'autismo infantile non riguarda solo il bambino che ne è affetto ma l'intera famiglia: frustrazione e rifiuto sono i vissuti con i quali devono fare maggiormente conto i genitori. Ma vediamo insieme come si sviluppa la relazione, se di questo si può parlare, tra un bambino che soffre di autismo e i suoi genitori
In Italia l'incidenza di autismo infantile è aumentata vertiginosamente negli ultimi anni: circa un bimbo su 200 soffre di una qualche forma di autismo, cosa che sta facendo sempre di più pensare ad una specie di gene dell'autismo, teoria che, personalmente, non condivido molto, così come mi sembrano eccessive le stime, ma qui stiamo solo a riportare dei dati. In ogni caso, dobbiamo tener presente che oggi le psicopatologie si sono spostate più verso il basso, ovvero sono passate da patologie nevrotiche a patologie che riguardano sempre di più la sfera psicotica, e questa cosa ci deve far pensare molto.
A parte le difficoltà del linguaggio, della comunicazione, relazionali e psicomotorie che possono esserci, il nucleo centrale della patologia autistica è connesso alla sfera emotiva.
Il bambino autistico tendenzialmente tende a salvaguardare il suo fragile nucleo attraverso un isolamento affettivo e sensoriale che gli dà la percezione illusoria di mantenerlo integro e non mandarlo in frantumi. Attraverso la scissione si protegge dalla frantumazione.
Autismo infantile: la regolazione affettiva
L'autismo infantile contiene in sé l'incapacità da parte del bambino di sintonizzarsi affettivamente con l'altro, in particolare con la madre.
Già in ambiente intrauterino comincia uno scambio di sensazioni tra il piccolo e la mamma, una regolazione tra due campi pulsanti autonomi che imparano, in nove mesi, a vivere insieme. Quando il bambino viene al mondo questa modulazione continua, attraverso lo scambio affettivo tra due persone che interagiscono: il bimbo invia segnali che la mamma ben presto impara a codificare e il bimbo fa lo stesso nei confronti della madre.
Quando è presente un autismo infantile, esiste un'interruzione nella modulazione affettiva nello scambio emotivo: a prescindere dal motivo per cui il bambino ha cominciato a sviluppare una sindrome autistica, il suo comportamento, fatto di chiusure continue nella comunicazione, genera risposte simili nella madre, la quale si chiuderà ancora di più nei confronti del piccolo, innescando un circolo vizioso difficile da interrompere e che porta ad un rinforzo della sintomatologia. Ma chi ha interrotto prima la comunicazione?
2 Aprile, la Giornata mondiale della consapevolezza dell'autismo
Autismo infantile: la relazione che manca
L'autismo infantile è un sindrome difficile da gestire. Per le madri e i padri è frustrante: convivere con la chiusura emotiva e sensoriale del proprio bambino non è semplice.
E pure, anche se la diagnosi viene fatta in là nel tempo, le madri, i padri, si accorgono precocemente che qualcosa, nella relazione, non funziona: i piccoli, già prima dei 12 mesi, non guardano i genitori, non guardano mai volto, gli occhi della madre, proprio in quel periodo magico in cui i bimbi sono attratti dai volti, incuriositi dalle espressioni degli adulti, dalle faccine, alle quali rispondono con gridolini e risatine.
In questo periodo il bambino tende a perdersi, ad incantarsi sul volto del genitore e la ricerca dello sguardo reciproco è importantissima per il bimbo.
Pensiamo, infatti, alle reazioni che si hanno quando viene messo in pratica il paradigma dello Still Face di Ed Tronick: se lo sguardo della madre non viene rivolto più al bimbo e se questa rimane per qualche minuto con il volto impassibile dal quale non traspare nessuna emozione, il bambino mette in atto una serie di azioni mirate a ristabilire la relazione.
Nel caso dell'autismo questo non avviene e il bimbo è ritirato nel suo mondo: ritiro sensoriale, affettivo, sono le modalità con cui sta nel mondo, ovvero, non sta. Il bambino non cerca il volto, non cerca la relazione, non guarda negli occhi, non risponde quando viene chiamato, non è attratto dai giochi che può fare con l'adulto: è solo nel suo modo.
Autismo infantile: la reazione dei genitori
L'autismo infantile è innanzitutto un problema affettivo, emotivo, il corto circuito è lì, nel mondo emozionale, almeno questo è il mio parere, non condiviso da tutti ma da molti sì.
Il disagio cognitivo è spesso una conseguenza o una concomitanza del disturbo affettivo. Secondo Bion l'origine dell'autismo infantile e della sua connotazione affettiva è talmente profonda e arcaica da dover necessariamente collocarsi nell'area del protomentale. Dobbiamo tener presente quanto e come la presenza di un bambino autistico influenza la vita familiare.
La mancanza di relazione, di interazione, sicuramente è fonte di altissima frustrazione per i genitori, i quali devono far i conti con il loro vissuto di sentirsi rifiutati in una relazione d'amore, come è quella genitore-figlio.
Inoltre, spesso il genitore non sa come contenere i comportamenti aggressivi, piuttosto che ansiosi o autolesionisti, che possono scatenarsi quando qualcuno o qualcosa tenta di rompere il loro ritiro. Inoltre, la famiglia che tra i suoi membri ha un bimbo che soffre di autismo infantile, vive costantemente la diffidenza del mondo, le difficoltà ad inserire il bambino a scuola, vive parallelamente il rifiuto del figlio e il rifiuto della società.
Un intervento per la famiglia, oltre che uno specifico con il bambino, è fondamentale per supportare non solo il bambino che soffre di autismo infantile, ma la stessa famiglia che diventa, inevitabilmente, autistica.
Gli interventi di supporto alla famiglia del bambino autistico
Per approfondire:
> I disturbi dell'infanzia e dell'adolescenza
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