Attori e traumi personali fra lo psicodramma e la Grecia antica
Gli attori professionisti, abili ad interpretare personaggi emotivamente in difficoltà, avrebbero scarsa competenza emozionale nel parlare dei propri traumi personali; queste le conclusioni a cui è giunto uno studio condotto dalla California State Universitiy secondo le quali gli attori potrebbero essere particolarmente sensibili e vulnerabili allo stress psicologico. Che la teatroterapia non valga per loro?
Holding a Mirror Up to Nature: Psychological Vulnerability in Actors (Thomson, P., & Jaque, S.V.,Psychology of Aesthetics, Creativity, and the Arts, 9, 2012), questo il titolo dello studio pubblicato recentemente da Paula Thomson e Victoria Jaque della California State University che, secondo le autrici, andrebbe ad avvalorare precedenti ricerche che evidenzierebbero i costi emotivi e psicologici a cui sarebbero sottoposti coloro che sono impegnati in arti o mestieri creativi. Gli attori, secondo lo studio in questione, essendo chiamati ad interpretare personaggi e ruoli emotivi drammatici sarebbero più vulnerabili agli stress psicologici e più in difficoltà a parlare e ad elaborare i propri traumi personali.
Attori e traumi personali: attaccamento e perdite
Per questo studio su attori e traumi personali sono stati reclutati 40 attori professionisti residenti a Los Angeles, Toronto e Città del Capo a cui è stata somministrata l’intervista semistrutturata dell’Adult Attachment Interview atta ad esplorare i modelli di attaccamento affettivo degli adulti sulla base della qualità dei legami di attaccamento infantili e dell’intervenienza di incidenti o traumi personali. A differenza del gruppo di controllo, gli attori erano molto meno in grado di mantenere una coerenza narrativa nel parlare di sé riguardo a ricordi di eventi di perdita o traumi personali del passato e sembravano più vulnerabili agli stress psicologici.
Attori e traumi personali: la teatroterapia
In aggiunta gli attori professionisti, oltre ad una diversa gestione dei traumi personali, risultavano avere una maggior capacità immaginativa forse conseguente alla natura del loro lavoro oppure, al contrario, come caratteristica di personalità che li renderebbe particolarmente adatti al mestiere che svolgono. Questo tuttavia, pur aiutando gli attori a calarsi nell’emotività dei personaggi che interpretano, non sarebbe loro d’aiuto, ne concludono le autrici, a rielaborare le proprie difficoltà emozionali: il teatro come terapia forse paradossalmente non vale proprio per coloro che ci lavorano come professionisti?
Attori e traumi personali: le origini del teatro
Le tecniche psicodrammatiche e le loro derivazioni come metodi impiegati terapeuticamente differiscono in realtà di molto rispetto all’interpretazione artistiche che fa un attore professionista di un personaggio. I ruoli interpretati e giocati a scopo terapeutico sono quelli relativi alle proprie vicende personali, vicende che non vengono semplicemente messe in scena, ma successivamente discusse e rielaborate con un terapeuta proprio perché la catarsi fine a sé stessa, relativa alla sola espressione emotiva di esperienze drammatiche, può essere disorganizzante se non gestita terapeuticamente. Il distanziamento che gli attori professionisti sembrerebbero mettere fra i ruoli emotivi interpretati per lavoro e quelli giocati nella vita reale potrebbe anche essere una “sana” difesa a preservare il proprio benessere psicologico. D’altra parte ce lo insegnavano gli antichi Greci che gli effetti catartici del teatro sono pensati come rito collettivo soprattutto per gli spettatori piuttosto che dagli attori di scena…
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