Pet therapy, un valido aiuto per i bambini autistici
La Pet Therapy può rivelarsi un valido aiuto per i bambini autistici: si tratta di un approccio terapeutico - riabilitativo complementare ai tradizionali metodi terapeutici dove l’animale svolge il ruolo di co-terapeuta a 4 zampe!
La Pet Therapy è forse una delle più note terapie alternative che prevede l’ausilio di un mezzo, in questo caso l’animale domestico, come ponte di comunicazione fra terapeuta e paziente.
Questo tipo di approccio può rivelarsi moto utile con i bambini ed è impiegato spesso come metodo complementare integrato agli approcci terapeutici e riabilitativi tradizionali per l’autismo.
Pet Therapy e autismo
L’autismo è classificato dalla nosografia internazionale fra i disturbi pervasivi dello sviluppo, a dire il vero è più corretto parlare di disturbi dello spettro autistico poiché esistono diverse forme di autismo con effetti più o meno gravi sullo sviluppo cognitivo e affettivo.
In generale comunque l’autismo comporta delle peculiari difficoltà a carico soprattutto delle capacità relazionali e comunicative del bambino che lo rendono poco disponibile al contatto sia fisico che emotivo-affettivo.
Accanto ai tradizionali e imprescindibili approcci terapeutico-riabilitativi, si affiancano spesso terapie complementari come la Pet Therapy condotta dal terapeuta con l’ausilio di un animale domestico.
Fattori ambientali e autismo: quale correlazione?
Storia della Pet Therapy
La Pet Therapy, o come è più correttamente chiamata Terapia Assistita dall’Animale (TAA), venne così denominata e sistematizzata a metà degli anni ‘50, ma i primi approcci in tal senso risalgono a epoche ben più precoci. Sono addirittura del ‘700 le sperimentazioni di William Turk che incoraggiava i pazienti psichiatrici a prendersi cura di un animale domestico per esercitare la propria capacità di autocontrolo.
Lo stesso Sigmund Freud, che troppo spesso viene vignettisticamente dipinto come il prototipo dello psicoanalista rigido e ortodosso, usava spesso vedere i suoi pazienti in compagnia di Jofy, il suo chow chow, osservando come reagiva ai diversi pazienti.
Si deve tuttavia allo psichiatra Boris Levinson lo studio e la sperimentazione sistematica di questo approccio terapeutico e l’intuizione di utilizzare l’ausilio di un animale domestico come co-terapeuta nel trattamento dell’autismo.
O, meglio, il merito non va solo a lui ma, naturalmente, anche al suo compagno a quattro zampe, Jingles, un coker docile e affettuoso che un giorno si imbattè casualmente in uno dei piccoli pazienti del suo padrone. Il bambino presentava una forma di autismo piuttosto seria ma, al contrario di quanto avveniva con le persone, si lasciò avvicinare e accettò di buon grado il contatto e il gioco con l’animale tanto da verbalizzare al terpeuta il desiderio di stare ancora in sua compagnia.
Come funziona la Pet Therapy per l’autismo
Diversi fattori agiscono alla base della Pet Therapy rendendo l’animale domestico un co-terpeuta d’eccezione. In linea generale il contatto fra un bambino con autismo e un animale, come un cane ad esempio, può essere favorito dal tipo di comunicazione non verbale che viaggia fra essere umano e animale, che non impegna quindi il bambino in una forma di reciprocità relazionale verbale che non riesce a sostenere.
Inoltre, un animale domestico stimola processi di identificazione tali per cui il bambino, e anche il bambino con autismo, trasferisce proiettivamente alcune caratteristiche di sé stesso nell’animale che diventa un “ponte” di comunicazione fra il piccolo paziente e il suo terapeuta.
Non dobbiamo dimenticare infatti che nella Pet Terapy, anche nell’autismo, la funzione dell’animale è proprio quella di rappresentare un oggetto terzo che funga da mediatore per attivare un canale di comunicazione possibile fra il terapeuta e il bambino.
Un approccio complemetare in via di espansione
Nella Pet Therapy si utilizzano diversi tipi di animali, non solo i cani: alcune specie stabiliscono caratterisitiche di comunicazione così peculiari con l’essere umano, e il bambino in particolare, da rientrare in categorie speciali come per l’Ippoterapia col cavallo o la delfinoterpaia, molto usate con l’autismo.
Va anche detto che non tutti gli animali sono indicati; è necessario un programma di valutazione e spesso di addestramento dell’animale al fine di selezionare i più indicati per la Pet Therapy.
Un metodo sicuramente non convenzionale, anche se in via di diffusione sempre più ampia, che coinvolge un equipe di specialisti diversi e desta molta curiosità e interesse.
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Per approfondire:
> Disturbi dell'infanzia e dell'adolescenza