Le strategie usate negli spot: sono inganni?
Le strategie usate negli spot possono dirsi un inganno? Chi ci costringe a credere che quella filosofia sia reale? Siamo sufficientemente intelligenti da capire che si tratta di un posizionamento eppure lo coltiviamo e lo sosteniamo, ci lasciamo coinvolgere dal messaggio e lo facciamo diventare nostro. Ecco la “magia” degli spot: vediamo insieme qualche strategia utilizzata
La psicologia e i principi psicologici sono ampiamente utilizzati in ambito pubblicitario per persuadere il consumatore che quel prodotto corrisponde esattamente alla soddisfazione del suo bisogno, che è migliore di un altro e che attraverso un determinato brando potrà, addirittura, esprimere qualcosa di sé.
Vi sembra esagerato? Pensate ai brand legati alle nuove tecnologie e penso vi sarà semplice individuare una dicotomia tra due mondi differenti tra consumatori fedeli ad un marchio e quelli fedeli ad un altro perché sposano una “filosofia” differente e comunicano un certo stile agli altri.
Ma queste strategie sono inganni?
Il messaggio persuasivo della pubblicità
Prima di tutto, penso sia importante sottolineare che lo spot rientra nell’ambito della comunicazione persuasiva; ciò significa che non è costrittivo, ma è una comunicazione in grado di presentarsi un prodotto (in questo caso) come qualcosa di corrispondente ai nostri bisogni. Sarà questa corrispondenza a elicitare la fase di acquisto e poi magari di fidelizzazione.
La comunicazione persuasiva si basa fortemente sulla capacità di suscitare delle emozioni, perché alla fine tutti i telefoni ci permettono di chiamare, ma è solo uno che ti permette prestazioni superiori e ti fa sentire bene!
In altri casi vengono sfruttati i meccanismi della nostra razionalità limitata, cioè il fatto che sia più semplice per noi accontentarci di poche informazioni presentate bene evitando le fatiche di un’analisi approfondita.
Dire che un prodotto ha meno grassi, non significa che ne abbia pochi, vuol dire solo introdurre nella nostra mente un paragone in cui manca il termine di confronto che costruiamo noi.
La persuasione occulta: come funziona?
Meccanismi cognitivi nella pubblicità
Questi meccanismi sono del tutto naturali; si tratta solo di usarli in modo tale da far nascere nella mente del consumatore l’immagine più confacente. Vediamo alcuni:
- Oltre alle euristiche, cioè alle scorciatoie mentale che ci aiutano a fare grandi ragionamenti su poche informazioni, gli spot usano anche il Condizionamento Valutativo, così chiamato da Bryan Gibson. In pratica associando un’emozione positiva (felicità, gioia, ecc.) ad uno stimolo neutro (aspirapolvere) nel tempo associazione tale reazione emotiva all’oggetto stesso senza che ci sia un reale legame.
- La familiarità, cioè la frequenza di esposizione al messaggio pubblicitario, crea la sensazione di conoscere quel prodotto o quel brand aumentando la possibilità di preferirlo a marchi meno noti;
- Il priming è quel processo per cui, se ci viene sottoposto uno stimolo, tutto quello che ne è connesso viene preattivo, cioè ci viene in mente più facilmente. Associare determinate parole che fanno scattare attraverso il priming una serie di significati permette di includere il prodotto in quel processo di priming: pensiamo agli spot degli anni ’80 in cui le bibite erano associate all’idea di festa e divertimento.
Gli spot per bambini: alcune strategie
Il marketing punta molto anche sul pubblico giovanile e sulla fascia che non compra, ma abilmente spinge i genitori all’acquisto. Come vengono creati gli spot per bambini, Renata Metastasio ci offre qualche indicazione.
Una delle trovate migliori è quella di trasformare il prodotto in un giocattolo associando personaggi noti o colori sgargianti. Al supermercato si trova di tutto, dagli spazzolini da denti alla carta igienica che diventa un Must.
Per aumentare la facilità del ricordo, gli spot per i più piccoli sono spesso accompagnati da canzoncine semplici e ripetitive che vengono riprodotte dai bambini al momento dell’acquisto per la gioia dei più grandi!
Il fattore assillo nei bambini si genera soprattutto a causa della pubblicità: vediamo perché