Psicologia dell’abbigliamento: quando l’abito fa il monaco
Giacca e cravatta sono la tenuta ideale per un furto? I calciatori in maglia nera sono ammoniti più spesso? Ad un colloquio di lavoro meglio indossare abiti chiari o scuri? Esiste una psicologia dell’abbigliamento per cui ogni indumento, ogni dettaglio è capace di modulare il comportamento delle persone che ci circondano attraverso codici impliciti che spesso veicolano stereotipi. Ecco che cosa raccontano i vestiti su noi stessi e sui pregiudizi di chi ci guarda
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Anche se gli anticonformisti pretendono di non sottostare a schemi precostituiti, l’esperienza mostra che gli schemi riguardanti una specifica psicologia dell’abbigliamento sono praticamente indistruttibili, ben ancorati alle rappresentazioni collettive. Uno degli aspetti più sorprendenti delle ricerche sulla psicologia dell’abbigliamento è sicuramente il carattere ludico degli esperimenti. Per esempio sono stati simulati furti in negozio in cui il ladro era un membro del gruppo di ricerca che indossava jeans e scarpe da tennis oppure giacca e cravatta: bene, è stato dimostrato che la tenuta ideale da indossare per commettere rapine è in giacca e cravatta. Ovviamente questo perché è difficile pensare ad un malvivente ben vestito e, chi assiste al furto, non capisce subito il gesto e cerca un’altra spiegazione rispetto a quella basata sulla semplice osservazione: ma attenzione, questa riflessione richiede un lavoro cognitivo supplementare che impedisce al testimone di reagire in maniera appropriata.
E che dire di quei ladri vestiti da preti che qualche tempo fa rapinarono una gioielleria a Roma che vendeva oggettistica preziosa religiosa? Anche in questo caso l’abito, o meglio l’uniforme, ha avuto un potere nell’orientare i comportamenti delle persone, in questo caso i gioiellieri che hanno tranquillamente aperto le porte del loro negozio.
Non si può tralasciare il potere dell’uniforme che rappresenta la funzione di chi la indossa, senza di essa non saremmo in grado di accordare legittimità al rappresentante di una certa istituzione, ma il peso di quella legittimità è talmente iscritto nell’uniforme da indurci ad obbedire anche in situazioni in cui ciò che ci viene richiesto non è legittimo, piuttosto grottesco o riconducibile ad un abuso di potere.
Psicologia dell’abbigliamento: l’effetto cravatta
In un esperimento sulla psicologia dell’abbigliamento è stato chiesto a due persone di scendere in strada e conversare rimanendo a distanza di circa un metro l’uno dall’altro in mezzo alla folla dei pedoni. In un caso gli interlocutori erano vestiti da dirigenti, ossia in giacca e cravatta, in un altro in modo convenzionale, con jeans e maglietta. Il team di ricercatori ha poi osservato la proporzione di pedoni che passavano in mezzo ai due uomini ignorandoli. Questo studio ha dimostrato che i passanti evitavano più spesso la zona di interazione dei due protagonisti quando li consideravano di stato sociale elevato, ossia quando indossavano giacca e cravatta i passanti li aggiravano invece di passare nel mezzo.
Queste e altre numerose ricerche sulla psicologia dell’abbigliamento evidenziano sempre un vantaggio per chi veste con eleganza. Per esempio, è più facile che le persone facciano posto su una panchina ad una persona ben vestita, o che la aiutino più volentieri a raccogliere qualcosa che le cade, così come è più probabile che un automobilista si fermi più facilmente quando ha davanti una persona vestita con cura.
Psicologia dell’abbigliamento: l’abito giusto in ufficio
Altri studiosi della psicologia dell’abbigliamento hanno chiesto ad alcuni responsabili delle risorse umane di valutare sulla base di fotografie un gruppo di candidati ad un lavoro. Gli psicologi hanno constatato che gli esaminatori donna giudicavano più favorevolmente le candidate vestite con toni chiari o colorati, mentre gli uomini valutavano più favorevolmente le candidate che portavano abiti scuri. In ogni caso, gli uomini che indossano abiti scuri ottengono le valutazioni migliori.
L’interpretazione di questi risultati si basa sul fatto che uomini e donne attribuiscono un senso diverso ai colori: le donne sarebbero attirate da abiti più colorati perché valorizzerebbero più degli uomini le qualità di indipendenza dei candidati, gli uomini percepirebbero i colori scuri invece come simbolo di potere, dunque prediligendoli.
Non c’è da stupirsi che i vestiti influenzino i nostri giudizi, l’abito non è mai un elemento neutro, dà informazioni sull’individuo che lo indossa, ne esprime l'identità, anche se spesso entrano in gioco altri elementi imputabili a stereotipi o ad interpretazioni approssimative.
Come dice un proverbio cinese: “Si rispetta l’abito, anche se non si rispetta l’uomo”.
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