Personalità e biologia

Personalità, è uno dei termini psicologici più utilizzati anche dai non esperti ma anche uno dei costrutti più complessi. Ha anche delle componenti biologiche che ci influenzano per tutta la vita.

Personalità e biologia

Personalità e biologia: quale relazione tra loro? La personalità è uno dei costrutti psicologici più noti anche ai non addetti ai lavori, ma questa fama lo rende anche un costrutto confuso.

La personalità può essere definita da Carver e Scheier (2012): “(…) un’organizzazione dinamica, entro l’individuo, di sistemi psicofisici che determinano i pattern di comportamento, di pensiero e di emozioni tipici di ciascun individuo”.

Ecco dunque il nucleo della nostra unicità, espressa attraverso i comportamenti e le scelte che effettuiamo ogni giorno e che rendono riconoscibili a noi stessi e agli altri. Si tratta di un costrutto in continuo cambiamento, ma che ha delle radici biologiche che (forse) lo rendono più stabile.

 

Biologismo forte o debole?

Il ruolo della biologia nella costruzione, formazione modellamento della personalità è accettato dati i molti studi sui geni che vedremo successivamente, ma la vera domanda riguarda l’entità di questo legame.

I sostenitori del biologismo debole sostengono l’assoluta necessità di conoscere i processi biologici che concorrono a creare i comportamenti e sostengono i processi decisionali, dato che mente e corpo sono inestricabilmente legati tra di loro.

La complessità del funzionamento della mente non può ridursi e procedimenti meccanici esattamente localizzati in una regione cerebrale. All’altro estremo c’è il biologismo forte secondo cui la personalità non è che un ingranaggio biologico predeterminato dai nostri geni in cui c’è poco spazio per il cambiamento.

 

La prospettiva genetica

All’interno degli studio biologici si situa la genetica comportamentale il cui obiettivo è verificare il contributo del corredo genetico alla formazione della personalità. Gli studi sui gemelli e le adozioni sono un esempio di tale prospettiva:

> Da un lato ci sono gli studi su gemelli che sono stati separati alla nascita per verificare l’effetto dei geni escludendo il ruolo dell’ambiente,

> Altri esperimenti osservano e confrontano le personalità di bambini adottati alla nascita e quindi cresciuti sotto la medesima influenza ambientali , ma con un corredo genetico differente.

Negli ultimi 50 anni molti ricercatori hanno combinato questo metodo di ricerca con i Big Five, fattori di personalità con cui si dovrebbe descrivere l’impianto di ciascun individuo. Secondo una ricerca bibliografica di Paola Iannello e colleghi si stima un’ereditabilità dei tratti intorno al 0.40.

 

Livello di attivazione

Uno dei processi biologici più immediatamente correlati alla personalità  è il grado di reattività. Secondo la teoria regolativa del temperamento gli individui si differenziano per il grado con cui il proprio sistema nervoso viene attivato dagli stimoli esterni. Due sono i fattori che incidono: il tempo di reazione e l’energia della stessa.

Gli individui si distinguono in due gruppi:

> I basso reattivi, coloro che preferiscono ambienti tranquilli e che anche in situazioni di alta emotività riescono a mantenere la calma. In questo caso il loro sistema presentano una bassa sensibilità, ma resistono lungamente alle stimolazioni.

> Gli alto reattivi invece sono coloro che si “scaldano” in fretta e che adorano situazioni confusionarie e piene di gente. Sono caratterizzati da alta sensibilità, ma bassa resistenza.

A questa influenza non si scappa ed è una tendenza che ci accompagna per tutta la vita!

 

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