La personalità secondo Kelly

Secondo George Kelly i costrutti sono i mattoni della personalità: lo psicologo statunitense è stato un esponente della corrente cognitivista.

La personalità secondo Kelly

La personalità è uno dei costrutti che più mi hanno affascinato da studente e la psicologia della personalità si occupa di indagarne la struttura.

Nel corso degli anni si sono avvicendate molte prospettive diverse a riprova della complessità dell’oggetto di indagine.

Una possibile definizione (generica) di personalità la descrive come “quel sistema che si costituisce nell’individuo umano partendo da una base neurologica ereditaria e che si modella via via nei rapporti con l’ambiente, dal quale giungono informazioni che vengono recepite, memorizzate, interpretate ed utilizzate.” (Pinkus, 1986).

Si tratta quindi di un sistema che ha differenti componenti: George Kelly è uno dei massimi esponenti della prospettiva cognitivista che indaga la personalità come griglia interpretativa della realtà il cui componente minimo è il “costrutto”.

 

La realtà soggettiva

Secondo i cognitivisti la realtà è una costruzione prettamente soggettiva. Tutto ciò che arriva dall’esterno viene elaborato dai nostri sensi e dalle strutture di ragionamento; a seguito di questa elaborazione di dati ne consegue che non ha senso parlare di realtà oggettiva perché tutto diventa una visione personale, filtrata che contribuisce a sua volta a definire le nuove conoscenze che faranno da filtro in futuro.

Un costrutto, per Kelly, è un’unità di conoscenza, cioè un insieme di significato attraverso i quali diamo senso alla realtà, decidiamo cosa è buono e cosa cattivo e in che modo dobbiamo agire.

I costrutti sono alla base della nostra personalità perché ci indicano il senso del mondo e come reagire (in modo più o meno coerente) ad esso.

 

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I costrutti di personalità

George Kelly definisce quindi una personalità basata sui processi cognitivi e sul frutto della loro elaborazione. In quanto unità di significato i costrutti sono alla base del nostro modo di essere e di porci nel mondo, ma non sono tutti uguali.

Ci sono costrutti preverbali (che compaiono quando ancora non disponiamo dell’uso della parola per esprimerli) e quelli verbali; ci sono costrutti più centrali, ovvero i nucleari, perché fondamentali (cioè che abbracciano diversi aspetti della vita) e altri più marginali chiamati periferici.

Nel corso della vita la struttura stessa di un costrutto può variare; Kelly nello specifico parla di due condizione: il costrutto stretto e quello lasso. Il primo è rigido e impedisce di reagire in modo fluido e adattivo alla realtà: il soggetto si comporta sempre allo stesso modo.

All’altro estremo c’è il costrutto lasso, cioè talmente poco definito e generico che impedisce una certa regolarità di comportamento. Molte patologie, secondo Kelly, derivano da una natura eccessivamente lassa o stretta.

 

I poli

Dunque a questo punto proviamo a fare un esempio di cosa sia un costrutto, cioè queste convinzioni base che ci permettono di dare senso agli eventi e anche di anticipare le nostre e le altrui reazioni.

La gentilezza , ad esempio, è un costrutto che riunisce ciò che no riteniamo siano comportamenti, atteggiamenti e persone gentili. In base a queste convinzioni quando un individuo si comporta in un modo che riteniamo gentile facciamo tutta una serie di supposizione su di lui/lei e ci comportiamo di conseguenza.

A partire da questo esempio potrebbe esservi chiara la natura soggettiva dei costrutti, ci sono persone che saranno più predisposte alla gentilezza e altre meno.

Un’altra caratteristica dei costrutti è che essi hanno al loro interno due poli, uno di somiglianza e uno di contrasto, cioè per capire e definire la gentilezza ci occorre sapere, conoscere e aver sperimentato anche il suo contrario.

 

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