Donne che amano i serial killer
Com’è possibile amare un serial killer? Chi sono le donne chiamate Serial killer groupies? Cerchiamo di capire cosa si cela dietro un comportamento incomprensibile.
“You're in love with a psycho. And there's nothing you can do about it” così in una nota canzone dei Kasabian, ma non si tratta di un testo così fuori dalla realtà, perché esistono donne che amano personaggi controversi e in alcuni casi dei veri e propri psicotici: i serial killer.
I nostri telegiornali a volte si riempiono di immagini e servizi giornalistici che ci riportano tragiche gesta di individui che uccidono in modo seriale; una volta che entrano in prigione possiamo tirare un sospiro di sollievo, ma ecco che questi individui diventano il centro di un altro fenomeno che per molti resta morboso e incomprensibile.
Lettere, tante lettere. Lettere di ammiratori, ma anche di donne innamorate (la maggior parte dei serial killer sono uomini) che scrivono a questi personaggi tristemente noti dichiarando la loro comprensione e il loro amore. Ma perché?
Le SKG e il controllo
L’amore scatta quando nell’altro qualcosa ci attrae o appaga un nostro bisogno/desiderio. Ma cosa ci può essere di desiderabile in un individuo che ha commesso numerosi omicidi con grande violenza?
Secondo lo psicologo RJ Parker queste donne, le Serial Killer Groupie (SKG) soddisfano 2 bisogni contemporaneamente.
Da un lato c’è la possibilità di sentirsi forti e invincibili; si tratta spesso di individui dalla scarsa autostima e vedono in compagno così violento un modo per sentirsi forti nei confronti della realtà, per procura.
La stessa insicurezza viene rasserenata dalla certezza che l’oggetto del loro amore non può sfuggire loro o abbandonarle perché per lungo tempo saranno in carcere e loro stesse saranno l’unico riferimento esterno, soprattutto se riescono ad attirare la loro attenzione e magari a giungere al matrimonio.
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Il disturbo delle SKG può essere la cosiddetta ibristofilia
La domanda che in tanti si pongono circa questo fenomeno riguarda la sanità mentale di queste donne.
John Money è lo psicosessuologo che in tempi recenti ha individuato un disturbo della sessualità da cui sarebbero afflitte.
L’ibristofilia, disturbo che sarà inserito nella V edizione del DSM (manuale dei disturbi psichiatrici) rientra nelle parafilie, cioè un disturbo della sessualità.
Chi ne soffre sarebbe indotto ad eccitarsi sapendo che il proprio compagno ha commesso degli atti violenti ed efferati.
L’ibristofilia non spiegherebbe solo la passione di alcune fan per i galeotti, ma anche la così detta sindrome di Bonnie e Clyde: due soggetti psicotici si incontrano e danno il via ad una relazione malsana in cui il soggetto dominante induce il più remissivo a compiere insieme atrocità a danni di altri individui.
SKG ed educazione ricevuta
Quindi quale profilo ricaviamo da queste teorie? Si tratta di donne deboli che possono stare tranquille con un uomo forte in cella o di psicopatiche che godono di atrocità commesse invece di esserne protagoniste attive?
Un altro fattore incide sull’inclinazione più o meno “sana” di queste donne: l’educazione. Spesso le fidanzate a distanza hanno un passato travagliato e una vita familiare turbolenta.
Spesso il padre era figura autoritaria che imponeva la sua volontà attraverso la forza e poco attraverso il dialogo. Come per altre situazioni di disagio un’infanzia complessa porta l’individuo a cercare un compagno con cui ricalcare dinamiche note, seppure negative.
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