Cos'è la psicologia ambientale

L'ambiente è fonte di stimoli e sensazioni da cui non possiamo sottrarci. Tutto ha effetto sul nostro agire, essere, sui nostri sentimenti, sul rendimento e sulle relazioni. La psicologia ambientale studia tutto questo e molto altro.

Cos'è la psicologia ambientale

Ognuno di noi ha un luogo preferenziale diverso in base alla finalità: lavorare, studiare, rilassarsi, trascorrere il tempo libero con gli amici e anche fare acquisti.

Vi siete mai fermati a pensare a cosa renda quel posto così affascinante e adatto per voi? Ogni ambiente ha delle caratteristiche che suscitano in ognuno emozioni, sensazioni, pensieri, stati mentali e quindi comportamenti differenti.

È qualcosa di assolutamente personale che rende quel luogo piacevole o fastidioso, tuttavia ci sono elementi che suscitano vissuti simili in ogni persona e che caratterizzano i diversi ambienti e loro utilizzo.

Date queste premesse è facile pensare all’interessamento della psicologia nello studio dello spazio e suo allestimento.

 

Psicologia ambientale: di cosa parliamo?

L’ambiente non è ininfluente: partendo da questo la psicologia ambientale tenta di spiegare come il contesto e gli elementi in esso presenti possono influenzare l’individuo.

Nello specifico osserva gli effetti  sulla mente sia a livello cognitivo, influenzando capacità come memoria, apprendimento e attenzione, sia a livello emotivo, affettivo e comportamentale.

La spinta alla base è quella di individuare elementi necessari a soddisfare le esigenze e i bisogni di chi opera nei diversi contesti e alle finalità, quindi collaborare con altri professionisti (come architetti o designer di interni) per realizzare un ambiente il più possibile adatto, confortevole e attraente.

La reazione creata dall’ambiente è per lo più istintiva e genera diverse attivazioni neurali e somatiche che danno vita a emozioni, prima a livello non consapevole e poi a livello cosciente.

Insomma anche se apparentemente non consideriamo le caratteristiche del luogo in cui siamo, esso agisce su di noi a livelli profondi e neurofisiologici.

 

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La bellezza ambientale.

La bellezza ha un potere enorme sul nostro benessere fisico e psichico poiché genera sensazioni di benessere, emozioni positive, riduce disagio e stress psicologico, migliora l’attenzione e le esperienze relazionali.

Quindi, data la connessione di corpo e mente, migliora anche la salute fisica.

Senza dubbio la definizione di ambiente “bello“ e confortevole è qualcosa di soggettivo, influenzato dall’esperienza e aspetti culturali nonché da eventuale legame affettivo con quel contesto.

Tuttavia in psicologia ambientale Kaplan e Kaplan (1989) hanno individuato 5 caratteristiche che rendono un luogo maggiormente attraente.

> Coerenza: “questione di stile”. Le cose devono essere legate da un principio di fondo, essere concordi tra loro.

> Leggibilità: “dimmi cosa hai nel tuo studio e ti dirò chi sei e cosa fai”. Gli elementi devono far capire a cosa è destinato quel contesto e parlare anche di chi in esso opera.

> Complessità: “Ciò che è complesso attrae” quindi spazi diversi ad altezze diverse, con piani di profondità differenti, numerosità e variabilità degli oggetti sono gli ingredienti indispensabili.

> Mistero: “Libero spazio all’esplorazione”. Spazio e oggetti celati alla vista diretta per aumentare la curiosità di osserva l’ambiente e la sua attrattività.

Doveroso aggiungere l’importanza della natura. Elementi naturali tra le mura aumentano il benessere psicologico e fisico riducendo lo stress, la pressione arteriosa e i sintomi patologici di ansia e depressione, agisce su processi attentitivi, migliorandoli e generando uno stato di rilassamento generale.

Altri elementi da non sottovalutare sono i colori, la disposizione degli oggetti e utilizzo dello spazio, la luce, il tipo di oggetti e loro significato, la presenza di effetti sonori, il confort. Ovviamente pensati in modo armonico tra loro: il tutto è più della somma delle singole parti.

 

Psicologia ambientale in pratica

Chi non vorrebbe lavorare in un ambiente luminoso, con pareti colorate e ricche di quadri, con qualche piantina qua e là, scrivanie ampie e confortevoli, spazi adatti alla pausa caffè e quattro chiacchere con i colleghi per poi riprendere a lavorare, con abbattimento dei confini tra superiori e sottoposti e possibilità di confronto e per che no un po’ di musica di sottofondo.

Sicuramente il rendimento lavorativo migliorerebbe.

Certamente traferire questi aspetti in un ambiente più lontano dall’ufficio come una realtà aziendale è complesso ma non impossibile.

A scuola creiamo un ambiente a misura di bambino: ogni spazio hala sua funzione (es. per disegnare, riposare, sfogliare libri, per calmarsi in caso di rabbia…) per ridurre la quantità di stimoli e dare la possibilità ai bambini di concentrarsi su una sola attività, eseguendola al meglio, dare importanza ai colori, alla disposizione degli oggetti, all’accessibilità ai materiali in modo autonomo e indizi sulla sua collocazione, usare di segnali grafici facilmente comprendibili e di accesso diretto.

Questi solo due esempi di come agisce la psicologia ambientale ma la sua azione è molto più ampia: si cela dietro all’allestimento delle vetrine, di bar e ristoranti, di parchi e spazi aperti, di contesti di vendita e di svago, di ambienti di cura e spazi di ritrovo.

Lo scopo è migliorare la potenzialità economica dello spazio generando benessere e attrattività sulle persone.

 

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