Psicologia del cinismo
Non ci si può fidare di niente e di nessuno, perché tutti gli altri sono mossi da un secondo fine: è questo lo schema di pensiero della persona cinica. Secondo alcuni studi, questa perenne disillusione potrebbe comportare conseguenze nel lungo termine.
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A tutti sarà sicuramente capitato di reagire con disillusione a determinate circostanze, o di pensare che gli altri agiscano solo per ottenere un tornaconto, o comunque per una finalità differente da quella dichiarata. Ecco, in queste circostanze probabilmente è entrato in gioco un certo cinismo. Per alcune persone, tuttavia, questa visione della vita è una costante.
Cinismo: definizione e origine
Il temine cinico deriva dal greco antico kyon ovvero cane, poiché si ricollega alla vita misera che professavano Diogene di Sinope e i suoi seguaci nel V secolo a.C. Denunciando la dilagante ipocrisia delle norme sociali, questa corrente filosofica professava una condotta minimalista e vicina ai ritmi della natura, “povera come quella di un cane”.
Tuttavia il cinismo attuale conserva ben poco delle sue antiche radici filosofiche e si configura come un atteggiamento di disprezzo, sfiducia e totale indifferenza verso principi morali, regole, valori, ideali, convenzioni sociali, principi relazionali ecc.
Il cinico moderno agisce spinto da un estremo individualismo e da una totale disillusione, appiattendo qualsiasi diversità e ritenendo che le persone che lo circondano siano uguali, corrotte e prive di credibilità. Ai suoi occhi, gli altri sono solo uno strumento per raggiungere i propri scopi, senza farsi scrupoli morali. Per riprendere le parole di Niccolò Machiavelli, ritenuto uno dei più noti cinici moderni, “il fine giustifica i mezzi”.
Caratteristiche della persona cinica
Una persona cinica tendenzialmente è fredda, insoddisfatta e incapace di meravigliarsi della realtà esterna, che osserva con disprezzo senza attribuirle valore e significato. La sua vena pessimistica e negativa determina un agire schivo e vigile caratterizzato da un'estrema sfiducia negli altri, che a suo dire sarebbero mossi solo da egoismo e cattiveria.
Agli occhi della persona cinica, tutto accade per un fine. Se un collega o un conoscente offre il suo aiuto, alle spalle si cela un interesse personale; le istituzioni cospirano ai danni della popolazione; la relazione sentimentale è utilitaristica e non contempla sentimenti.
La persona cinica cerca di nascondere le sue emozioni a tutti i costi, ma spesso con questo atteggiamento cerca solo di difendersi da una realtà da cui più volte si è sentita delusa, ferita e tratta in inganno. Le difficoltà relazionali innescano solitudine e isolamento. La sua freddezza la spinge a perseguire i suoi scopi a qualunque costo, senza curarsi delle conseguenze per gli altri.
Cinismo, alcuni effetti
La totale sfiducia del cinico nei confronti degli altri e della realtà esterna è causa di notevoli difficoltà relazionali, sul piano tanto personale quanto lavorativo:
> a livello personale, è difficile instaurare un legame o mantenerlo vivo nel tempo quando si mettono costantemente in dubbio le buone intenzioni dell'altro, i suoi intenti e le sue manifestazioni d'affetto;
> a livello professionale, la diffidenza nei confronti del sistema, dei superiori, delle regole e delle procedure rischia di generare comportamenti disfunzionali. Questi ultimi potrebbero comportare ricadute in termini di produttività, effiicenza e (in senso più ampio) sulla propria sensazione di appagamento ed efficacia;
Esistono tuttavia risvolti più nascosti e ancora in via di analisi e approfondimento da parte della comunità scientifica. In primo luogo, la necessità di controllare e razionalizzare il proprio agire, in parallelo all'incapacità di delegare e affidarsi a dei punti fermi, sicuramente è una fonte di stress che alla lunga può comportare conseguenze negative per la salute.
Una ricerca molto interessante ha poi osservato come soggetti con elevati livelli di cinismo (valutato attraverso appositi questionari) hanno maggiori possibilità di sviluppare demenza in età anziana. Lo studio longitudinale è stato effettuato dal team della dottoressa Tolppanen su 622 soggetti (alcuni dei quali con diagnosi di demenza secondo il DSM-IV), con un'età media di 71 anni.
La relazione tra i due fenomeni non è ancora chiara, ma i ricercatori ipotizzano che l'atteggiamento di chiusura verso la realtà esterna e le relazioni possa inibire la capacità di ricevere stimoli ambientali e sociali. A lungo andare, questa situazione potrebbe aumentare le probabilità di sviluppare demenza.
Finora abbiamo descritto il cinismo che si manifesta a livelli elevati e pervasivi. Senza arrivare a questi estremi, a tutti può capitare di percepire un senso di sfiducia verso il sistema o gli altri, anche virando verso un deciso pessimismo, senza per questo perdere la capacità di assaporare il bello della quotidianità e delle relazioni.