Archetipi del maschile: Dioniso
Dioniso è l’archetipo del doppio, delle contraddizioni, della sensualità passionale estatica e della distruttività altrettanto irruenta. L’uomo dominato da questo archetipo vive continui mutamenti di umore, ricerca continuamente l’estasi e lo stordimento dei sensi, rivendica nell'anticonformismo la sua irripetibile individualità...
Dioniso era il dio greco dell’estasi, del vino, del desiderio e della passionalità. Irrequieto, instabile e contraddittorio per natura, l’uomo animato da questo archetipo è capace di passare repentinamente dalle vette alle valli della vita emotiva.
È continuamente in movimento alla ricerca dell’estasi dei sensi nel momento presente. La routine quotidiana, gli impegni cadenzati secondo le lancette dell’orologio e la disciplina non fanno per lui…
Dioniso nella mitologia
Dioniso era il più giovane fra gli déi dell’Olimpo, figlio di Zeus e della mortale Semele di cui Era, gelosa, causò la morte mentre era ancora incinta. Zeus allora prese il bambino e se lo cucì nella coscia in modo da portare avanti la gestazione fino al momento in cui Dioniso venne alla luce e fu affidato a genitori adottivi che lo fecero crescere camuffandolo da bambina per sfuggire alla vendetta di Era.
Questa tuttavia scoprì l’inganno e fece impazzire i genitori adottivi che avrebbero ucciso il piccolo Dioniso se non fosse intervenuto nuovamente Zeus a salvarlo.
Dioniso viaggiò a lungo peregrinando da un paese all’altro disseminando, ovunque andasse, feste e danze ma anche follia e morte: coloro che lo rifiutavano erano colti da pazzia e indotti a uccidere e fare a pezzi i propri cari.
Finché il dio non venne redento da Rea, la madre terra, che lo iniziò alla spiritualità. Dioniso scese anche nel regno di Ade per riportare in vita la madre Semele e fu anche colui che salvò e sposò Arianna, abbandonata da Teseo dopo l’uscita dal labirinto del minotauro.
Dioniso, dunque, in tutta la mitologia greca è l’unico dio che salva e risana le donne e ha particolare affinità con esse condividendone la sensibilità emotiva e sensoriale.
I culti dionisiaci erano molto diffusi in tutta la Grecia, fatti di banchetti, danze e canti a carattere orgiastico in cui si accedeva a stati alterati di coscienza mediante droghe e vino. Attraverso il rito, quindi, veniva istituzionalizzata e esorcizzata la follia sfrenata della sensualità e delle passioni impersonate dal dio.
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Dioniso: luci e ombre
“Le rose di Eliogabalo” è un noto dipinto del pittore anglo-olandese Lawrence Alma-Tadema che raffigura un episodio della vita del dissoluto imperatore romano. Egli ordinò un banchetto e durante la cena fece aprire il soffitto della sala sopra gli invitati inondandoli di petali di rosa, tanto che alcuni di essi morirono soffocati. Sullo sfondo del quadro è raffigurata una statua di Dioniso…
La passionalità, la sensualità, la ricerca del piacere estatico a ogni costo può rivelarsi sia fonte di vita che di morte a seconda di come essa venga gestita nella psiche.
L’uomo che è in profondo contatto con l’archetipo Dioniso, se ha una sufficiente forza del carattere, potrà trarre forza e ispirazione da questa energia (molti mistici e seguaci di cammini spirituali così come molti artisti di spettacolo ne sono degli esempi).
Ma se la forza dell’archetipo lo travolge, la ricerca ostentata delle sensazioni, l’instabilità emotiva e la perpetua irrequietezza potranno portarlo verso la tossicodipendenza, disturbi psicosomatici (poiché è attraverso il corpo che l’uomo Dioniso esperisce la realtà delle emozioni) o problemi relazionali (difficilmente potrà costruire una stabilità nei rapporti).
L’amore e la sessualità
Anche la sessualità è un terreno che l’uomo Dioniso vive nel qui e ora alla ricerca di un’esperienza estatica e sovrapersonale, questo può rendergli l’erotismo un’esperienza mistica ma impersonale al tempo stesso dove non si coinvolge con nessuna partner in particolare.
L’uomo Dioniso è colui che vive le relazioni in maniera totalmente disimpegnata, rifuggendo dai legami e temendo di perdere, entro la stabilità di un rapporto, la propria individualità…
Affinché egli possa incontrare una donna anche sul piano psicologico, oltre che fisico, e amarla anche quando non ha con lei un rapporto sessuale, deve poter compiere internamente lo stesso percorso del dio.
Dioniso discese agli inferi e riportò in vita la madre Semele; questo implica, sul piano psicologico, potersi rapportare a una donna come persona reale superando le paure dell’inconscio (il regno di Ade) legate al rapporto con un femminile “divorante”.
Detto in altri termini: passare dalla posizione fanciullesca/adolescenziale a quella adulta in cui si è capaci di vivere un’intimità emotiva mantenendo salda la propria identità, piuttosto che ricercando/fuggendo una fusionalità con l’altro.
Dioniso e Apollo
L’uomo Dioniso impersona l’archetipo del viandante, colui che è sempre in movimento, a latere dell’ordine costituito, che sfida le convenzioni sociali e che ha bisogno di un anticonformismo per esprimere/trovare sé stesso.
Nel mito Dioniso è il fanciullo divino, colui che nasce due volte (prima da Semele, poi da Zeus): questo archetipo corrisponde alla sensazione di avere dentro di sé qualcosa di speciale, senza la quale l’uomo può sentirsi vuoto condannato a un’inutile esistenza.
Per questo può rifiutare le convenzioni sociali, opporsi a fare qualcosa solo perché “così fan tutti” e rivendicare una propria irriducibile individualità. Se sarà in grado di crescere e trovare comunque il proprio posto nel mondo o rimarrà un emarginato senza partito dipende da quanto nella sua personalità possano svilupparsi anche altri archetipi come Zeus, Ermes (esprimere a parole ciò che sente è qualcosa che l’uomo Dioniso deve imparare) e Apollo.
Nella Grecia antica Dioniso condivideva con Apollo lo stesso tempio e infatti le due divinità sono una l’opposto complementare dell’altra. Se l’uomo che ha in sé questo archetipo saprà accordare la passionalità istintiva e mutevole con la razionalità equilibrata e costante, potrà stemperare i lati più esuberanti del suo carattere rendendoli fonte di crescita e autorealizzazione piuttosto che causa di problemi e sofferenze.
Bibliografia:
Bolen J.S., Gli dei dentro l’uomo. Una nuova psicologia maschile, Astrolabio, 1994.
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