Perdonare se stessi fra vergogna e senso di colpa
Perdonare sé stessi significa potersi assumere la responsabilità diretta del torto commesso, senza lasciarsi annientare dalla vergogna, ma utilizzando un senso di colpa sano per promuovere azioni riparative e prosociali.
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Perdonare sé stessi non significa ignorare o attribuire ad altri il torto commesso, ma attivare un processo, spesso faticoso e non immediato, a fronte del quale sentire di poter imparare qualcosa da quanto accaduto e attivarsi per rimediare preservando rispetto e accettazione di sé. Attenzione dunque a sentimenti di vergogna o a sensi di colpa soverchianti!
Perdonare sé stessi: darsi del tempo
Rispetto al perdono interpersonale, il perdono di sé presenta alcune peculiarità, prima fra tutte il fatto di non essere dipendente dall’appoggio dell’altro. Sebbene, come la ricerca dimostra, il perdono altrui possa rappresentare un aspetto facilitante; è vero anche che, stante il connotato fondamentalmente autoriflessivo di questo processo, è possibile perdonarsi anche quando la persona offesa non possa o non voglia farlo, così come si può indulgere nella difficoltà a perdonarsi nonostante si abbia ricevuto il perdono altrui. Questo perché, al centro di tale processo, deve esservi una graduale e profonda ristrutturazione cognitiva ed emotiva dell’atteggiamento verso sé stessi. Questo incide su motivazioni, predisposizioni comportamentali e assunzione di responsabilità verso l’errore commesso.
Un'altra differenza, rispetto al perdono interpersonale, risiede nel fatto che il perdono di sé possa riguardare non solo un danno recato ad altri, ma anche un (reale o presunto) danno recato a sé stessi (si pensi alle recriminazioni per un fallimento lavorativo) o per un proprio pensiero o stato d’animo ritenuto “cattivo” o esecrabile, sebbene scevro dalla messa in atto di un comportamento concreto.
Riconoscere la propria responsabilità e capacità di riparare
Perdonare sé stessi dunque non dipende necessariamente dal perdono altrui e neanche dall’aver commesso un effettivo danno a sé o ad altri; quanto da un sentimento di “dannosità” (Castelfranchi, 1994) - reale o potenziale, interpersonale o intraindividuale – avvertito in sé stessi che richiede di venir trasformato in azioni riparative preservando autostima e rispetto di sé. In questo processo hanno un ruolo controverso ma di primo piano: l’assunzione di responsabilità, il senso di colpa e la vergogna.
Si è detto come una diretta assunzione di responsabilità, un conseguente atteggiamento di umiltà, sia l’elemento che più è in grado di fare la differenza fra un reale perdono di sé – che per tali motivi richiede tempo e fatica – e una eccessiva indulgenza o presa di distanza dal torto commesso.
Affinché questo processo possa avvenire è importante in che modo sentimenti di colpa e vergogna agiscono nella mente della persona.
Senso di colpa disfunzionale, vergogna e psicopatologia
Un esempio emblematico di come un senso di colpa disfunzionale possa impedire il perdono di sé è riportato nel volume di Barcaccia e Mancini (2013) che tratta approfonditamente le questioni qui accennate, è quello del senso di colpa del sopravvissuto. In linea più generale, un senso di colpa disfunzionale può sostenere situazioni in cui l’incapacità di perdonare sé stessi, l’indulgere in un atteggiamento eccessivamente recriminatorio verso la propria persona, diventa un segnale sintomatico di psicopatologia. In questi casi, le persone sperimentano alti livelli di ansia e depressione, un’autostima eccessivamente bassa e fragile e una maggior vulnerabilità alla vergogna caratterizzata da uno stile attributivo più globale e stabile del senso di colpa.
La difficoltà a perdonare sé stessi sarebbe poi marcata in alcuni disturbi della personalità come il disturbo evitante di personalità, il disturbo ossessivo di personalità e il disturbo borderline.
Perdonare sé stessi: vergogna e senso di colpa come interagiscono
Coloro che sono più vulnerabili alla vergogna, tendono a sentirsi messi in discussione, nel loro valore personale globale, per ogni errore commesso, gli effetti emotivi di questo sono totalizzanti, la persona soggetta ad una vergogna troppo intensa sarà quindi troppo distratta da sé stessa, troppo concentrata sulla svalutazione di sé, per poter dirigere le proprie energie verso il comportamento commesso e le possibili azioni riparative. Cosa che è invece resa possibile da un senso di colpa, sano e non disfunzionale, che aiuti il soggetto a empatizzare cognitivamente con l’altro nel danno commesso e ad attivarsi per riparare ad esso. Per il perdono di sé è importante dunque non essere sovrastati da una vergogna paralizzante e poter alleviare un senso di colpa eccessivo in modo da preservare l’autostima, il senso di valore personale, e il rispetto di sé fondamentali per potersi riconoscere non solo responsabili ma anche in grado di riparare al danno (Lewis, 1992).
A questo proposito la letteratura (Carpenter et al., 2019) riporta come, al di là di differenze di genere, spesso con il progredire dell’età, la difficoltà a perdonare sé stessi possa risentire meno della vergogna, mentre possa aumentare la tendenza al senso di colpa. Questo, vien da pensare, è probabilmente vero quando col tempo si stabilizza una certa sicurezza identitaria (sentendosi meno in discussione globalmente per un errore commesso), ma aumenta una certa intransigenza individuale verso errori su cose che già si dovrebbero conoscere e che forse ci si perdona con meno facilità che in una fase di apprendistato.
In casi estremamente critici colpa e vergogna agiscono insieme in modi disadattivi (perché la colpa è irragionevole o perché la vergogna ne annulla il potenziale riparativo). Nei casi migliori ad una diminuzione della vulnerabilità alla vergogna corrisponde una maggiore presenza di un senso di colpa sano che rende il vissuto più funzionale all'empatia e alla riparazione.
Il comportamento di riparazione verso l’altro sembrerebbe dunque aumentare quanto più si riesce a perdonare sé stessi accettando e riconoscendo le proprie responsabilità e le proprie mancanze.
Bibliografia
Barcaccia B. e Mancini F. (2003). Teoria e clinica del perdono, Cortina, Milano.
Carpenter T.P., Isenberg N., McDonald J. (2019). The mediating roles of guilt- and shame-proneness in predicting self-forgiveness. Personality and Individual Differences, 145: 26-31.
Castelfranchi, C., D’ Amico, R., Poggi, I. (a cura di) (1994), Sensi di Colpa, Giunti, Firenze.
Lewis M. (1992). Il sé a nudo: alle origini della vergogna, trad it., Giunti, 2001.
Immagine | Leon Tudor