La paura di soffrire: un’arma a doppio taglio
La paura di soffrire amplifica la percezione del dolore sia fisico che psicologico, questi i risultati di uno studio che evidenzia come la paura sia un’emozione adattiva solo se non ce ne lasciamo travolgere.
La paura di soffrire rende effettivamente più vulnerabili a provare dolore, sia di tipo fisico che psicologico.
Queste le conclusioni a cui è giunto uno studio condotto dall’Università di Milano-Bicocca in collaborazione con la Purdue University dell’Indiana.
La paura infatti, nonostante sia un’emozione primaria utile alla sopravvivenza può avere un effetto paradosso se a prevalere è in buona sostanza non una concreta minaccia ma… la “paura di avere paura”!
Paura di soffrire: lo studio
Lo studio in questione ha coinvolto un gruppo di 842 studenti universitari ai quali è stato chiesto di autovalutare le proprie reazioni emotive rispetto alla percezione di un dolore fisico o psicologico.
I volontari sono stati quindi coinvolti in due situazioni di laboratorio messe a punto specificatamente con l’intento di esporli a due semplici situazioni di sofferenza psicologica (esclusione sociale rispetto ad un gioco di società online) e fisica (immergere una mano nell’acqua gelata).
I ricercatori hanno riscontrato una percezione del dolore significativamente maggiore in coloro che avevano dichiarato maggior paura di soffrire e, inoltre, una correlazione fra percezione fisica e psicologica del dolore stesso. In altre parole, una maggior paura di soffrire renderebbe le persone più vulnerabili sia a sofferenze di tipo fisico che emotivo.
La paura di soffrire e la valutazione cognitiva dello stress
Lo studio in sé rappresenta un’ulteriore conferma di quanto corpo e mente siano integrati e di come il nostro atteggiamento psicologico, la valutazione che facciamo degli eventi e quanto ci sentiamo competenti o impotenti a fronteggiarli abbiano una indubbia ricaduta sulla percezione che abbiamo di un evento spiacevole.
Questo è confermato sia dalle ricerche in ambito psicologico e cognitivo, sia degli studi compiuti in ambito neurofisiologico. Sappiamo infatti anzitutto che la percezione di un evento stressante (e la sofferenza emotiva lo è) non è oggettiva, ma soggetta a variazioni individuali.
Uno stesso episodio può risultare catastrofico per una persona, solo una gran seccatura per un’altra o una sfida stimolante per un’altra ancora a seconda del significato attribuito ad esso e delle risorse/competenze che ci si riconosce di possedere per fronteggiarlo.
In questo senso dunque la paura di soffrire (ad esempio per una delusione d’amore o un insuccesso sociale) non sarà uguale per tutti e di conseguenza si riscontreranno percezioni e reazioni diverse in caso di difficoltà o insuccesso.
L'ansia anticipatoria: come si scatena la paura di avere paura
La psiche e le endorfine naturali
Neanche la percezione del dolore fisico può dirsi oggettiva e data esclusivamente da variabili somatiche, perché se possono esserci differenze fisiologiche nella finezza delle capacità di discriminazione nocicettiva (percezione dell’intensità del dolore) è pur vero che questo non è tutto.
Sono più che noti, ad esempio, episodi di grandi catastrofi emergenziali dove alcune persone hanno affrontato attentati alla propria incolumità fisica dimostrando una soglia di resistenza al dolore incredibilmente superiore alla norma.
Tutti noi in realtà possediamo un sistema fisiologico di secrezione di endorfine, cioè sostanze sintetizzate dal nostro stesso organismo che svolgono la funzione di anestetici naturali; la sintesi di tali sostanze è mediata e influenzata dall’atteggiamento psicologico del soggetto e può variare da persona a persona e a seconda della situazione. Soffrire di un dolore sia fisico che psicologico è dunque una questione complessa in cui intervengono corpo e mente.
La paura di soffrire: vantaggio o limitazione?
La paura è un’emozione primaria, fa parte cioè di quelle risposte innate che svolgono un ruolo protettivo fondamentale per la sopravvivenza della persona. La paura infatti ha la funzione di allertarci davanti ad un potenziale pericolo e, facendoci anticipare la sensazione spiacevole, di farci evitare situazioni che potrebbero danneggiarci.
La paura di soffrire pertanto è in sé adattiva e utile; può avere un effetto paradosso quando non è commisurata all’effettiva entità del pericolo o quando diventa generalizzata assimilandosi più ad un’ansia disfunzionale.
In questi casi la paura di soffrire può bloccare, immobilizzare la persona inibendola dal partecipare ad attività fisiche o a situazioni sociali per il timore di essere sopraffati da eventuali conseguenze sgradevoli.
Si può avere paura della felicità?
Per approfondire:
> Emozioni e sentimenti