Psicologia e chirurgia bariatrica
Un recente studio ipotizza in futuro di poter sostituire alla chirurgia bariatrica per l’obesità l’utilizzo di vaccini e antibiotici: sembrerebbe tutta questione di flora batterica… Per adesso le tecniche medico-chirurgiche sono ancora abbastanza invasive e dagli esiti psicologici incerti soprattutto se l’obesità è associata ad un disturbo psicologico: la capacità di regolare e gestire gli affetti gioca infatti un ruolo altrettanto importante nel comportamento alimentare.
Vaccini e antibiotici: questa la strategia del futuro per le terapie mediche dell’obesità secondo un recente studio di alcuni scienziati dell’Università di Chicago pubblicato sulla rivista Nature Immunology. Per ora la chirurgia bariatrica rimane l’ “ultima spiaggia” per l’obesità grave, dagli esiti psicologici però non sempre prevedibili. Vediamo allora meglio il rapporto tra psicologia e chirurgia bariatrica.
Chirurgia bariatrica e obesità grave
La chirurgia bariatrica è un trattamento terapeutico-chirurgico abbastanza invasivo consigliato in genere nei casi di obesità grave in cui vi siano alti rischi per la salute del paziente. La chirurgia bariatrica è però un trattamento essenzialmente sintomatico là dove il comportamento alimentare del paziente è coercitivamente indotto a modificarsi per la riduzione chirurgica della capienza dello stomaco che lo costringe “fisicamente” a ridurre il cibo ingerito. Non tutti però si adattano allo stesso modo all’intervento, la componente psicologica gioca un ruolo importante soprattutto in coloro che presentano disturbi psicologici associati.
L’obesità in psicologia
Molti Autori, prima fra tutti Hilde Bruch (Patologia del comportamento alimentare: obesità, anoressia mentale e personalità, Feltrinelli, 1977), ravvisano nello sviluppo affettivo e nel rapporto con le figure di accudimento le origini precoci di molti disturbi legati al comportamento alimentare fra cui l’obesità. Molti casi di obesità infatti risultano associati ad un vero e proprio disturbo da alimentazione incontrollata che affonda le sue radici nella psicologia della persona più che nella capienza del suo apparato digerente. Là dove i genitori abbiano indifferentemente e ripetutamente risposto ad ogni esigenza del bambino con l’offerta di cibo, questo sarebbe stato via via interiorizzato come strategia d’elezione per regolare bisogni e stati di tensione non solo fisici ma anche psicologici a prescindere da reali sensazioni di fame e sazietà.
Psicologia, obesità e psicosomatica
La moderna psicologia psicosomatica sottolinea la frequente associazione fra disturbi alimentari anche connessi all’obesità e alessitimia, cioè la scarsa capacità di riconoscere e gestire le emozioni che porterebbe ad agirle all’esterno anche attraverso le condotte alimentari.
Psicologia e esiti psicologici della chirurgia bariatrica
Alcune ricerche e studi sulle conseguenze della chirurgia bariatrica esaminano il problema da un’ottica essenzialmente medico-psichiatrica senza considerare adeguatamente il ruolo della psicologia. Tuttavia gli esiti psicologici della chirurgia bariatrica sul benessere del paziente non sembrano univoci in rapporto a disturbi di alimentazione incontrollata o a sintomi depressivi. In tal senso, altri studi (Solano, L., et all., Modificazioni di variabili psicologiche a seguito di un trattamento dietetico, Psicologia della Salute, 1, 2001) suggeriscono come coloro che, non ricorrendo a chirurgia bariatrica, riescono a seguire con successo una dieta siano anche coloro in cui avviene, nel corso del trattamento, una modificazione psicologica a carico dell’alessitimia e quindi della capacità di esprimere e gestire le emozioni invece che agirle appunto attraverso corpo.
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