Il perfezionismo patologico: i sintomi e le terapie
Il perfezionismo è una caratteristica di personalità dove la persona richiede a se stessa e agli altri la perfezione, o percepisce che gli altri pretendano da lei che sia perfetta. Vediamo più nel dettaglio cos’è il perfezionismo, quando diviene patologico e perché è bene modificarlo con un trattamento ad hoc
Il perfezionismo è un tratto di personalità spesso associata a varie condizioni psicopatologiche come depressione, ansia, disturbi dell’alimentazione, insonnia.
Si manifesta su un piano cognitivo attraverso il bisogno di controllare l’incertezza, sul piano affettivo attraverso la paura del fallimento e il senso di valore personale dipendente dal raggiungimento di standard più elevati dalla maggior parte delle altre persone, sul piano delle regole personali attraverso l’adozione di rigidi sistemi normativi di riferimento cui confrontare il proprio e l’altrui comportamento (Frost, 2011; Shafran et al., 2010).
Perfezionismo: positivo e negativo
A partire dagli anni ‘90 del secolo scorso, il perfezionismo è stato concettualizzato come un costrutto multidimensionale: il perfezionismo positivo e il perfezionismo negativo.
Il primo è caratterizzato da alti livelli di organizzazione, alti standard personali e un evidente impegno per perseguire i propri obiettivi nonché da una storia di apprendimento in cui il dovere, i risultati più che soddisfacenti, l’organizzazione e il perseguimento del successo sono stati rinforzati positivamente.
La persona con un perfezionismo positivo trae soddisfazione e piacere profondi nel fare un buon lavoro, accresce la propria autostima quando raggiunge un risultato positivo, esamina con obiettività e serenità gli errori per capire dove ha sbagliato e cosa può essere migliorato in futuro.
Al contrario, il perfezionismo negativo o nevrotico è caratterizzato da una storia di apprendimento in cui la procrastinazione, la ruminazione, i ripetuti controlli sono stati rinforzati negativamente dall’evitamento di una valutazione o di una punizione temuta.
Le persone che presentano perfezionismo nevrotico sentono di non fare mai abbastanza, raggiungono ogni risultato con il massimo sforzo e non provano soddisfazione per il livello di prestazione raggiunto; sovrastimano gli errori di cui sono molto preoccupati e impiegano molte risorse cognitive nel tentativo di non sbagliare mai.
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Perfezionismo: cambiamento
Se si assume che il perfezionismo sia un tratto di personalità e se si definisce la personalità come l’insieme relativamente stabile di pensieri, sensazioni, emozioni e comportamenti, che distingue un individuo da un altro (Roberts et al., 2008), la stabilità e non il cambiamento caratterizza la personalità adulta (McCrae & Costa, 1994).
Recentemente, però, questo assunto è stato messo in discussione e alcuni studi hanno dimostrato che anche la personalità dell’adulto e dell’anziano può cambiare in funzione delle esperienze di vita (per esempio successi/insuccessi lavorativi o relazionali), delle abilità cognitive, degli obiettivi personali, di processi degenerativi del sistema nervoso centrale e come risultato di un intervento professionale (Borge et al, 2009; Tang, 2009).
Con riferimento al cambiamento prodotto dall’intervento professionale sul perfezionismo, sono attualmente disponibili alcuni studi sebbene non ancora sistematici che dimostrano come esso sia modificabile (Shafran et al., 2010; Steele & Wade, 2008) .
Perfezionismo patologico: perché una terapia
Studi dimostrano che il perfezionismo sia una fattore di rischio e di mantenimento di diversi disturbi mentali.
Con fattore di rischio si intende che il perfezionismo aumenta la probabilità di insorgenza di alcuni disagi e disordini mentali, ad esempio disturbi alimentari, depressione, ansia, insonnia.
Con fattore di mantenimento si intende invece il perfezionismo come ostacolo del trattamento e dell’alleanza terapeutica, favorendo il mantenimento e la cronicizzazione nel tempo della patologia in corso.
Per queste ragioni, cercare di modificare il perfezionismo può condurre non solo all’effetto primario di riduzione della caratteristica in sé, ma anche alla diminuzione della patologia ad esso associata, favorendo non solo il calo della probabilità di insorgenza, ma anche la possibilità di trattare il disturbo primario, come ad esempio depressione, ansia, insonnia, disturbi alimentari.
Antony & Swinson (2008) hanno ideato un ciclo di 8 incontri di gruppo o individuali a cadenza settimanale volti a modificare le proprie istanze perfezionistiche.
L’approccio da loro adottato è di tipo cognitivo-comportamentale e consente, adoperando le tecniche specifiche, di ridurre i livelli di perfezionismo negativo.
Il trattamento può essere effettuato sia come lavoro unico, oppure parallelamente ad una terapia più lunga con lo stesso terapeuta conduttore del gruppo o con un altro terapeuta, a patto che il primo ne sia informato.
I benefici non sono unicamente sul perfezionismo stesso ma anche sugli eventuali disagi psicologici ad esso associati: è stato infatti dimostrato che tale trattamento sul perfezionismo faciliti anche la remissione della sintomatologia principale.
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