Il falso sé e i bambini prodigio
Il falso sé si sviluppa in quei bambini che rispondono all’insicurezza emotiva dei genitori cercando di soddisfare le loro aspettative anziché manifestare bisogni propri. Molti bambini superdotati, i bambini prodigio, ne sono degli esempi
Sono bambini drammaticamente dotati di una capacità empatica e di una sensibilità sopra la media e quindi inclini a captare e soddisfare le aspettative e i bisogni dei genitori piuttosto che i propri.
Questa la definizione che la psicoanalista Alice Miller da dei bambini che sviluppano un falso sé nel suo libro Il dramma del bambino dotato e la ricerca del vero sé (1996).
Molti “bambini prodigio” hanno doti e capacità che possono purtroppo venir strumentalizzate per soddisfare le aspettative degli adulti sacrificando la genuina espressione dei bisogni infantili, di gioco e di relazione tipici della loro età.
Il falso sé nei bambini
Lo sviluppo di un falso sé nei bambini è spesso il risultato dell’incontro tra determinate caratteristiche e difficoltà della madre e una certa indole o predisposizione del bambino stesso che risulta particolarmente sensibile e capace di cogliere inconsciamente le insicurezze emotive del genitore e di rispondervi adattando il proprio comportamento in base alle attese e ai desideri di costui piuttosto che ai propri bisogni.
Una madre sufficientemente buona, come la definisce Donald Winnicott, non è una madre perfetta, ma una madre che sa essere e rimanere presente con costanza e affidabilità per il proprio figlio ed è in grado di rispecchiarlo adeguatamente, cioè di vederlo e apprezzarlo per quello che realmente è, per le sue personali e peculiari caratteristiche, bisogni, stati emotivi.
Quando invece ciò non accade, spiega la Miller, è perché una madre troppo insicura sul piano emotivo e identitario proietta nel bambino le proprie paure e ha inconsciamente bisogno che questo bambino si adegui alle sue aspettative e ai suoi desideri per sentir confermata la propria validità di madre e il proprio equilibrio affettivo.
Sviluppare il falso sé significa essere come gli altri vogliono. Vediamo perché
Sviluppare un falso sé per garantirsi vicinanza e affetto
Se un bambino cresce e si sviluppa strutturando il proprio modo di essere sulle aspettative e i desideri dei genitori è perché ha imparato che è solo così, rispondendo ai loro bisogni invece che ai propri, che può garantirsi la loro vicinanza e il loro affetto sacrificando però la sua personalità autentica e la sua autostima.
Questo falso sé lo porterà da adulto a dipendere cronicamente dall’approvazione e dalle conferme degli altri pena un profondo senso di depressione e di vuoto identitario.
I bambini prodigio e l’infanzia negata
Alcune volte i bambini che sviluppano un falso sé non sono solo particolarmente sensibili e dotati di intuitive capacità empatiche, ma possono risultare anche particolarmente intelligenti o abili in qualche ambito e distinguersi in tal senso dai propri coetanei.
I bambini dotati e più capaci della media in realtà hanno tutto tranne che una vita facile in quanto rischiano di vivere un profondo isolamento dal gruppo dei pari, di annoiarsi e perdere paradossalmente interesse per lo studio e di pensare erroneamente di essere, al contrario, inadeguati rispetto ai loro compagni con cui non si sentono in sintonia.
Il rischio è anche un altro, che questi bambini e le loro doti intellettuali vengano incoraggiate e coltivate dai genitori in modo strumentale per fare di loro dei bambini-prodigio atti ad esibirsi e a confermare continuamente l’orgoglio dei propri genitori.
In questi casi può non essere infrequente la presenza di un falso sé là dove il bambino esibisce i propri virtuosismi per corrispondere alle attese perfezionistiche dei genitori a discapito dell’autenticità dell’espressione dei bisogni della propria infanzia e del vero sé.
Perché le menti brillanti vivono spesso in solitudine?