Fame edonica e fame omeostatica: il piacere “insaziabile”
Non mangiamo solo per bisogno, ma anche per piacere. Questi due fattori sono regolati da meccanismi differenti: si parla infatti di fame omeostatica e fame edonica: la prima è regolata dal circuito fame e sazietà, la seconda dai circuiti del piacere e può rivelarsi… insaziabile!
Mangiamo per piacere e non solo per fame fisica, questo rende il cibo oltre che un componente fondamentale per i nostri bisogni fisiologici, anche un elemento edonico, che può essere utilizzato per alimentare piacere e soddisfazione al pari di altre attività umane (es. sessualità). La fame edonica (Lowe & Butryn 2007) in determinate condizioni può dissociarsi dai meccanismi che regolano la fame omeostatica, la ricerca continua del piacere rischia allora di prendere il sopravvento a prescindere dai livelli di sazietà raggiunti. Vediamo perché.
Fame edonica e fame omeostatica
La fame omeostatica è quella risposta fisiologica che porta l’essere umano a ricercare l’introito di cibo in risposta ad un calo energetico dell’organismo; come un’automobile che abbia esaurito le riserve di carburante e debba fare rifornimento. Si tratta di un meccanismo definito appunto “omeostatico” perché in grado di autoregolarsi e di sospendere l’assunzione di cibo quando i circuiti neurali di fame e sazietà segnalano che è stato raggiunto l’apporto nutritivo richiesto.
Da questo punto di vista, quindi, al pari degli animali più semplici di noi, saremmo “naturalmente” portati a sentirci sazi e a smettere di mangiare quando abbiamo assunto cibo a sufficienza. Questo meccanismo prevede dunque un “set point” che il nostro organismo tende e mantenere costante nel tempo.
Poiché però l’essere umano, al pari degli altri essere viventi, è programmato per proteggere la propria sopravvivenza, questo fa sì che:
- si prediligano spontaneamente cibi dolci e gustosi perché sono quelli più ricchi energeticamente;
- dopo una deplezione energetica si tenda a mangiare “con gli interessi” accumulando più calorie e massa grassa (come se il corpo facesse scorte in previsione di eventuali altri periodi di “magra” ed è per questo che le diete restrittive hanno effetti paradossi);
- mangiare, come altre attività preposte alla sopravvivenza (es. la sessualità), non è solo un’attività “istintiva” ma anche qualcosa da cui l’essere umano può ricavare piacere. Rendere piacevoli e gratificanti le attività più basilari dal punto di vista fisiologico ha indubbiamente un alto potere adattivo per la sopravvivenza della specie.
I guai arrivano nell’epoca moderna e post moderna, quando l’offerta di cibo risulta essere, per qualità e quantità, così sovrabbondante e a buon mercato da non avere precedenti nella storia dell’umanità. Un’offerta alimentare che tende a sfruttare proprio questi meccanismi della fame edonica che facilmente si dissocia dalla fame omeostatica (Finlayson et al., 2007) rendendo il cibo un’esperienza piacevole e gratificante fine a se stessa.
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Fame edonica: i piacere di mangiare
In cibo appetibile e gratificante alimenta gli stessi circuiti del piacere sollecitati da alcune droghe: la cocaina, l’esperienza dell’innamoramento e il cioccolato ad esempio stimolano gli stessi circuiti del piacere (Fisher, 2006). Questi circuiti funzionano in modo molto diverso da quelli della fame omeostatica: il piacere ricavato dall’introito alimentare alimenta ulteriormente, invece di limitarlo, il consumo stesso portando la persona a mangiare anche quando non prova una fame fisica. Naturalmente, in condizioni di equilibrio, fame omeostatica e fame edonica lavorano fianco a fianco: parte delle nostre scelte alimentari riflettono inevitabilmente una componente edonica, ma senza che questa si dissoci totalmente da quella fisiologica. Possiamo prendere una seconda porzione di dolce per pura “golosità”, senza che questo porti a silenziare totalmente i nostri segnali interni di sazietà, la nostra alimentazione può rimanere comunque ben bilanciata rispetto alle nostre necessità, pur cedendo consapevolmente ad alcuni “vizi”.
Fattori di rischio e fame edonica
Ci sono tuttavia alcuni fattori che, specie quando operano in sinergia, possono alterare questo equilibrio lasciando che la fame edonica prenda il sopravvento, vediamo quali sono.
- Un’alimentazione eccessivamente restrittiva e controllata (Bejarno e Cushing, 2018) che impone uno sforzo cognitivo costante a inibire la propria voglia/bisogno di mangiare;
- Una scarsa capacità a riconoscere e modulare le emozioni che facilita il ricorso alla fame emotiva, cioè all’utilizzo del cibo (e delle sue caratteristiche edoniche) per ricercare conforto;
- Esperienze fallimentari di diete che abituano a ritenere (falsamente) che un’alimentazione equilibrata debba associarsi necessariamente alla rinuncia del piacere di mangiare.
- Un modo di mangiare eccessivamente impulsivo e vorace che renda difficile per la persona gustare realmente ciò che sta consumando, questo indurrà a consumare quantità maggiori di cibo rispetto a coloro che riescono ad avere un’alimentazione più consapevole.
- In ultimo, ma non per importanza, l’industria alimentare, che propone alimenti definiti “iperpalatabili”, la cui composizione chimica li rende particolarmente inclini a sollecitare i circuiti del piacere a fronte di valenze caloriche e nutrizionali discutibili (non è un caso che si parli oggi di food porn o si assista a fenomeni emergenti come il mukbang).
Fame edonica: come riprendere il controllo?
Tutti o molti dei meccanismi prima descritti agiscono spesso in sinergia nella stessa persona che si ritrova ad adottare un comportamento alimentare disregolato e alla continua ricerca di una gratificazione mai sufficiente, con conseguenze dannose per la salute fisica (Ribeiro et al, 2018) e psicologica. È stato dimostrato invece che esperienze di mindfullness e di imagery (Cornil, Y., e Chandon, P. 2016) – che promuovono la consapevolezza corporea e la rappresentazione immaginativa dell’esperienza sensoriale gratificante – riescono a ridimensionare la componente impulsiva e edonica nel consumo concreto di cibo.
I seguenti fattori sembrano quindi i più importanti nel regolare la fame edonica rispetto alla fame omeostatica.
- La scelta della qualità degli alimenti ridimensionando il consumo dei cosiddetti junk food di tipo industriale;
- Una dieta intesa come stile alimentare permanente e non come restrizione calorica temporanea, che rieduchi a mangiare in modo equilibrato, ma anche piacevole e soddisfacente per il palato;
- Una buona consapevolezza emotiva che consenta di gestire le proprie emozioni senza ricorrere al cibo (in tal senso può essere utile ricercare la consulenza di uno psicologo per un percorso di sostegno alla dieta o di psicoterapia).
“L'uomo differisce dagli altri animali particolarmente in questo: non si accontenta di consumare i cibi, li pensa.” (Claude Fischler).
Bibliografia
Cornil Y. & Chandon P. (2016). Pleasure as a Substitute for Size: How Multisensory Imagery Can Make People Happier with Smaller Food Portions, Journal of Marketing Research, 53(5), 847–864.
Bejarano C.M., Cushing C.C. (2018). Dietary Motivation and Hedonic Hunger Predict Palatable Food Consumption: An Intensive Longitudinal Study of Adolescents, Ann Behav Med, 16; 52(9):773-786.
Finlayson G., King N. & John E.Blundell (2007). Liking vs. wanting food: importance for human appetite control and weight regulation, Neurosci Biobehav Rev.;31(7):987-1002.
Fisher H. (2006). The Biology and Evolution of Romantic Love, Stony Brook Mind/Brain Lecture Series, 10th Annual Lecture, March 27.
Lowe M.R. & Butryn M.L. (2007). Hedonic hunger: a new dimension of appetite?, Physiol Behav., 24;91(4): 432-9.
Ribeiro G. , Camacho M., Santos O., Pontes C., Torres S. & Oliveira-Maia A.J. (2018). Association between hedonic hunger and body-mass index versus obesity status, Scientific Reports, 11;8(1):5857.
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