Conseguenze psicologiche disoccupazione
Cosa comporta a livello psicologico lo stato di disoccupazione e cosa accade al nostro organismo quando lo stress e l'ansia da disoccupazione ci colpisce? Parola alla Psicoterapeuta Angela Noviello.
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Lo stato di disoccupazione ad oggi è un fattore che accomuna
gran parte della popolazione italiana. Dall’ inizio dell’anno ad oggi (maggio
c.a.), secondo i dati ISTAT il tasso di disoccupazione si aggira intorno al
10,2 %. Diverse persone in Italia si trovano senza lavoro o con un lavoro che
non gratifica le loro competenze professionali, personali ed economiche. Si
ritrovano ad essere pagati troppo poco per il ruolo che si svolge che spesso
non è quello ambito. Tutto questo genera nella persona che vive questo disagio
una frustrazione di fondo con le conseguenti problematiche di tipo psicologico
e fisico.
Anche se qui parliamo di una non occupazione stiamo comunque
trattando l’argomento stress.
È di uso comune pensare che lo stress sia affiancato da una
vita frenetica piena di impegni lavorativi che non lascia spazio al benessere
personale ma, lo stress, si affianca anche a chi non vive una vita vissuta in
maniera “accelerata”.
L’inoccupazione e di conseguenza la continua ricerca di un
posto di lavoro senza alcun esito positivo se protratto nel tempo, per mesi o
per anni, genera nella persona uno stato di stress che lo porta inevitabilmente
ad avvertire sensazioni fisiche e psicologiche come:
·
- Disturbi del sonno
- Sensazione di malessere e peso sullo stomaco
-
Ritiro dalle attività sociali
-
Apatia
- Colon irritabile e cefalee
- Costante preoccupazione per il futuro
- Stato di inquietudine
Può succedere che una persona che si trovi in una situazione
del genere (10.2% in Italia) possa avvertire un senso di inquietudine e di
conseguenza uno stato di ansia generalizzata per la continua preoccupazione del
futuro. Alcuni vivendo uno stato di perenne preoccupazione futura possono
avvertire, nei momenti di debolezza, un incremento di queste sensazioni ed
emozioni che lo portano a manifestare attacchi di panico.
In altri casi il ritiro sociale e l’apatia, cioè il non
interesse verso qualunque cosa, porta la persona ad essere sfiduciata verso ciò
che l’aspetta, a dubitare delle sue capacità professionali e personali, tanto
da spingerlo a smettere nella ricerca di un lavoro e ad abbandonare il “campo
di battaglia” pervenendo ad una sconfitta non solo verso se stessi, con la
perdita dell’autostima ma, anche verso la società in cui la persona stessa vive
e verso la quale riversiamo le colpe delle nostre sfortune. Si genera così un
senso di rabbia verso l’esterno e un senso di sconfitta verso se stessi con il
conseguente abbandono di tutto ciò che ci circonda.
Chi vive questo stato di angoscia è possibile che, se
protratto per mesi, possa evolvere e terminare nel disturbo da depressione.
In Italia si manifestano 4000 suicidi l’anno, considerazione
importante di un malessere di fondo. Evitare l’inevitabile si può, chiedere
aiuto quando ci si sente sconfitti può portare la persona a vedere quel barlume
di luce e una via d’uscita che, quando si è di fronte alla sconfitta, non si
riesce a vedere in maniera nitida.
Lo stile di vita di una persona che vive il disagio
dell’inoccupazione lo porta ad avere:
- disturbi d’ansia;
- depressione;
- perdita dell’autostima;
- senso di vergogna;
- dell’interesse verso la società;
- l’insorgenza di comportamenti dannosi come l’assunzione di alcol, fumo e altre sostanze stupefacenti.
È molto importante che parenti ed amici riconoscano i segnali
di allarme delle persone a loro care.
Svolgere un percorso di Psicoterapia Strategica breve
permette in tempi non troppo lunghi di alleviare i disturbi sintomatologici
dovuti ad una situazione di stress protratta nel tempo e, attraverso questo
primo passaggio, si potranno aprire la porte alla visione di nuove prospettive
che prima non potevano essere viste a causa del malessere psicofisico in cui la
persona versava.