Il bias attentivo nei disturbi dell'insonnia
Il bias attentivo è un meccanismo cognitivo attraverso cui ragioniamo focalizzando la nostra attenzione solo su alcuni tipi di informazioni. La sua influenza non si limita al pensiero ma si estende anche all'area emotiva e ad alcuni disturbi. Vediamo qual è il suo ruolo nell'insonnia.
L'insonnia è un disturbo del sonno la cui frequenza è estesa nella popolazione adulta, ne esistono di diversi tipi e le cause possono essere varie.
Tra i possibili fattori che ne permettono l'insorgenza ci sono anche fattori cognitivi come il bias attentivo, un meccanismo legato al nostro pensiero. Vediamo che tipo di legame li unisce.
Le forme di insonnia
L'insonnia è uno dei principali disturbi del sonno che fa riferimento alla difficoltà persistente nell'addormentarsi o nel mantenimento del sonno.
Esistono diversi tipi di insonnia: una prima distinzione è tra insonnia primaria e secondaria. La prima darebbe causata perlopiù da eventi diurni che disturbano il riposo notturno (stress, predisposizione, errata percezione del sonno, ecc.), mentre la seconda è legata a dei fattori patogeni (malattie genetiche o psichiatriche, abuso di sostanze, ecc.).
I fattori cognitivi hanno un ruolo nell'insorgenza dell'insonnia primaria e in special modo in una delle 5 forme individuate dall'International Classification of Sleep Disorder: l'insonnia psicofisiologica.
In questi casi anche un'occasionale notte in bianco può diventare fonte di preoccupazione per la persona la cui ansia e preoccupazione (unita ad un'attivazione psicofisiologica) comincia ad aumentare all'approssimarsi dell'ora di andare a letto.
Ansia e insonnia: come sono collegate?
Il ruolo del bias attentivo
Come entra in gioco il bias attentivo? Questo bias agisce in modo tale da focalizzare le risorse attentive su stimoli considerati nocivi o comunque salienti.
Per le persone che vivono il sonno come problematico ovviamente questo processo impedisce il rilassamento innescando un circolo vizioso che genera ansia a causa delle perdita del riposo. Il bias agisce in due modi differenti:
- eccessiva attivazione cognitiva nella fase di pre-addormentamento;
- tentativi di controllare l'addormentamento vero e proprio.
In generale possiamo dire che gli sforzi si oppongono al progressivo rilassamento necessario a prendere sonno e il bias agisce impedendo di spostare l'attenzione sui problemi che si stanno sperimentando.
Insonni vigili
Ma come si istaura questo circolo? Alla base del bias c'è un bisogno di vigilanza di tenere sotto controllo degli stimoli minacciosi. Appaiato al processo cognitivo ci sarebbe quindi un substrato emozionale.
Secondo il prof. Colin Espie nell'insonnia primaria associata al bias attentivo è possibile riscontrare un senso di minaccia verso il sonno e anche dei sintomi associabili al craving dei fenomeni di dipendenza.
Nel suo libro il Espie propone un percorso in 5 settimane per superare l'insonnia che consiste in una serie di passaggi cognitivi e comportamentali:
- individuazione e definizione del proprio problema di insonnia
- comprendere il meccanismo del sonno
- igiene del sonno e tecniche di rilassamento
- riprogrammare il ritmo di sonno
- riprogrammare la mente che pensa troppo.
Cos'è la pseudo insonnia e quali sono i sintomi?