Nuove dipendenze: l'internet gaming disorder
L'Internet gaming disorder è una delle nuove dipendenze inserite nel DSM V, ma come riconoscerlo e distinguerlo da un giocatore assiduo?
Il DSM V ha al suo interno, per la prima volta, la descrizione di alcune delle così dette Nuove Dipendenze, come l’Internet Gaming Disorder.
La diagnosi non è ancora certa, gli esperti si dividono tra coloro che la ritengono una patologia a sé stante e coloro per i quali si tratta di una costellazione di sintomi che si iscrive in un altro disturbo psichiatrico.
Ad ogni modo, la dipendenza da gioco online si caratterizza per una spinta compulsiva a giocare, con una riduzione progressiva di interesse per tutto ciò che è esterno al gioco. I sintomi sono quelli tipici di ogni forma di dipendenza: astinenza, craving, disturbi dell’umore, ecc.
Riconoscere la dipendenza da gioco online
Uno dei problemi delle nuove dipendenze è l’assenza di una sostanza attivante, cioè il fatto che si dipenda da un comportamento che in se e per sé è socialmente accettato.
Allora come riconoscere quando il gioco diventa troppo? Gli studi sull’Internet gaming disorder iniziano negli anni ’80 quando le aziende erano preoccupate del troppo tempo passato dai dipendenti a giocare al “solitario” e nel corso del tempo sono stati individuati dei fattori predittivi.
Griffiths nel 2012 stila una serie di fattori di rischio e fattori protettivi; tra questi ultimi ci sono l’estroversione e la coscienziosità, due fattori di personalità del Big Five.
Per quanto riguarda i fattori di rischio invece si annoverano:
- una propensione ai giochi basati sulle ricompense,
- uso del gioco per compensare i propri dispiaceri,
- l’interesse per le sfide,
- l’evitamento della vita reale.
Il Giocatore si riconosce perché quando gioca è totalmente immerso nell’ambiente virtuale e prova uno smodato senso di euforia.
Il giocatore dipendente si ritira gradualmente dalla vita sociale e non riesce a fare una pausa, pensiero che da solo genera ansia.
La Terapia per l'Internet gaming disorder
Come per altre forme di dipendenza, anche in questo caso la Terapia cognitivo comportamentale risulta la via che offre risultati migliori. Kimberley Young ha messo a punto un percorso specifico che comprende 3 fasi:
- Valutazione del reale uso della Rete e del gioco per mettere a fuoco quali bisogni la dipendenza sta soddisfacendo.
- Analisi dei pensieri disadattativi su Internet e sul gioco in modo da mettere in moto una ristrutturazione cognitiva. Questi pensieri possono riguardare se stesso e il sé online, le relazioni che lo circondano e sul mondo in generale (nessuno mi ama, il mondo non ha niente da offrire)
- Individuazione dei fattori di rischio che hanno facilitato l’insorgenza del disturbo (a livello personale, sociale o professionale). Al cambiamento comportamentale è necessario affiancare un momento di consolidamento per evitare possibili ricadute e che portino ad un potenziamento delle skills protettive.
La dipendenza da videogiochi