Counseling strategico: cambiare per conoscere
“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi” recitava Proust. Il counseling strategico è il potente strumento che può cambiare il nostro sguardo sulle cose, per poi farci agire concretamente ed efficacemente rispetto alle numerose problematiche umane, personali ed interpersonali
Parlare di counseling strategico vuol dire parlare di comunicazione, che riveste un ruolo fondamentale in questo approccio poiché è ampiamente condiviso il suo valore di elemento costitutivo nell’intreccio dei rapporti tra gli individui. Ogni comportamento ha valore di messaggio per un altro: “non si può non comunicare” è il primo postulato della pragmatica della comunicazione umana, ciò significa che si deve scegliere se farlo in modo casuale e subire tale ineluttabilità oppure scegliere di farlo strategicamente e gestirla. Il counseling strategico affonda le sue radici nel lavoro di Paul Watzlawick, portato avanti e sviluppato negli anni da Giorgio Nardone, terapeuta e coach, direttore del Centro di Terapia Strategica (CTS) di Arezzo.
Partendo dall’assunto che non esiste un’unica realtà “vera”, ma tante realtà soggettive quanti sono i punti di vista adottabili, il counseling strategico decide di lavorare con quella realtà prodotto della prospettiva, degli strumenti conoscitivi e del linguaggio attraverso i quali la percepiamo e la comunichiamo. Il costrutto operativo fondamentale è quello di “tentata soluzione”. Le tentate soluzioni sono le reazioni e i comportamenti messi in atto dalle persone per affrontare le difficoltà nel rapporto con se stessi, con gli altri e con il mondo; esse tendono a complicare piuttosto che a risolvere le cose e portano alla costruzione e all’irrigidimento di modelli disfunzionali d’interazione con la realtà. La tentata soluzione disfunzionale sostituita da una soluzione funzionale diviene la chiave per studiare le “trappole” – mentali, emotive, relazionali – in cui l’essere umano incorre e allo stesso tempo per individuare le leve strategiche del cambiamento. Ciò porta in sostanza a conoscere i problemi mediante la loro soluzione.
Counseling strategico: “come” funzionano i problemi
Nel counseling strategico il focus non è tanto sulle cause, ossia sul “perché” i problemi si formano, ma sul “come” si mantengono e si alimentano. Infatti, per produrre un concreto e rapido cambiamento, si deve sbloccare la persistenza del problema evitando di cercarne le origini nel passato, che d’altra parte non può essere modificato. Al counselor strategico non interessa conoscere i motivi alla base di determinate situazioni, ma solo “come” funzionano e “come” farle funzionare al meglio.
Il metodo del counseling strategico è caratterizzato dal fatto che le soluzioni efficaci vengono costruite ad hoc sulle caratteristiche del problema da risolvere e sulla definizione degli obiettivi da raggiungere. Il counselor strategico si servirà di un insieme di tattiche e strumenti flessibili e adattabili alle diverse situazioni così da selezionare le strategie ritenute più adatte e appropriate allo scopo. In itinere, in base agli effetti ottenuti, egli correggerà il modello di consulenza. Ed è proprio il fatto di essere flessibile e autocorrettivo uno dei punti di forza del counseling strategico: esso si adatta alla realtà alla quale si applica, in modo da guidare la persona a cambiare sia il proprio comportamento sia il modo di percepire gli eventi. È cambiando le sensazioni e le visioni della persona che la si riporta a “scoprire” nuove e risolutive modalità di percezione e di gestione delle difficoltà.
Counseling strategico: percezione, emozione, comportamento, cognizione
Ogni incontro di counseling strategico è come una partita a scacchi tra il counselor e il cliente con le sue difficoltà, un susseguirsi di mosse tese a produrre effetti specifici. Dopo ogni cambiamento o risultato ottenuto, si procede ad una ridefinizione del cambiamento stesso e della situazione in evoluzione. Il counselor non si limita a spiegare e a guidare il cliente alla comprensione della difficoltà da risolvere ma, attraverso le tecniche della comunicazione strategica e attraverso una sottile ed elaborata forma di direttività non direttiva, lo induce a “sentire” in modo differente le cose e dunque a cambiare le sue reazioni, scoprendo le proprie risorse bloccate dalle percezioni precedenti. Cambiando la percezione della realtà si agisce sui quattro livelli psicologici fondamentali e perciò si cambiano di seguito la reazione emotiva, la reazione comportamentale e infine la comprensione. L’arte del counseling strategico, di fatto, non è rendere il cambiamento auspicabile, ma farlo divenire inevitabile.
Fonte immagine: Nina Matthews Photography