Test del QI, è ancora affidabile?
Test del QI come parametro per il funzionamento intellettivo globale, ma non il solo strumento per identificare l'intelligenza e il potenziale personale.
Non avete mai avuto il desiderio di conoscere il vostro Quoziente intellettivo (QI), di sapere qual è il vostro livello di intelligenza e quanto esso sia differente o simile i valori delle persone che vi stanno attorno?
Insomma potremmo parlare di un desiderio di quantificare la propria intelligenza, che per molti è simbolo del proprio valore personale, delle proprie abilità e potenzialità, nonché della possibilità di successo.
Questo è quello che apparentemente si crede di poter fare attraverso il test del QI. Un test articolato in più prove che permette di raggiungere un numero (quoziente) e collocarsi in un range di intelligenza rispetto ad una media.
Ma la questione non è così semplice come appare.
Intelligenza: un termine misterioso
Definire l’intelligenza è un’impresa che da anni il mondo degli psicologi cerca di affrontare, senza tuttora un accordo.
È la caratteristica che distingue il genere umano dalle altre specie garantendo la possibilità di acquisire conoscenza e informazioni, organizzarle e utilizzarle per rispondere a richieste nuove dell’ambiente o affrontare situazioni molto diverse. In un certo senso è ciò che ci permette di essere attivi e produttivi nel mondo, di adattarci, interagire e forse anche… sopravvivere.
Si comprende da sé che non è qualcosa di circoscrivibile e quantificabile facilmente perché entrano in gioco abilità e caratteristiche diverse in base alla situazione, al contesto ma anche alle interazioni, scopi, professioni e passioni, ecc. Insomma tanti ingranaggi che agiscono insieme.
La situazione si complica ulteriormente se pensiamo che esistono diversi tipi di intelligenza, come identificato dallo psicologo Gardner, che abbiamo una componente più influenzata dalla genetica che è base dell’apprendimento (intelligenza fluida) e una più legata alle conoscenze acquisite e all’istruzione (intelligenza cristallizzata), nonché all’inevitabile ruolo di cultura e socializzazione.
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Test del QI: il ruolo nella storia
L’esigenza di quantificare l’intelligenza divenne rilevante agli inizi del ‘900 quando le istituzioni francesi ingaggiarono lo psicologo Alfred Binet al fine di costruire un test di intelligenza per individuare il livello di intelligenza degli alunni (in media, sopra o sotto la media) e quindi quali tra essi necessitavano l’inserimento in classi speciali. La scala Standfor-Binet fu la base per i successivi test del QI.
Successivamente diversi strumenti vennero utilizzati in altri ambiti, come quello militare in cui il livello di intelligenza determinava il reclutamento nell’esercito e in quelli dell’eugenetica e delle teorie razziali per cui il livello raggiunto al test da parte di alcune popolazioni o gruppi sociali divenne utile per giustificare le azioni raziali.
Sviluppi in ambito clinico portarono alla costruzione delle scale Wechsler per adulti (WAIS), bambini da 5 ai 15 anni (WISC) e bambini in età prescolare dai 4 ai 6 anni (WPPSI), utilizzate ancora oggi per identificare il livello di intelligenza.
È facile capire come il QI sia ritenuto fondamentale in diversi ambiti ma anche come ci sia un’esagerazione nell’attribuire ad un numero e ad una classificazione il potere di determinare il valore di una persona, le sue abilità generali, il su potenziale di successo e quindi anche la possibilità di partecipare o no ad alcuni contesti.
Test del QI è “ancora” affidabile?
Riferendomi al contesto psicologico e clinico e alle scale Wechsler, le più utilizzate, direi di sì, ma con qualche accortezza.
È un test che permette di osservare il funzionamento cognitivo del soggetto attraverso subtest che identificano abilità utili in diversi contesti di vita: la capacità di operare con materiale visivo-percettivo e creare nuove soluzioni, imparando attraverso l’azione (ragionamento visuo-percettivo), di mantenere le informazioni in memoria ed elaborarle (memoria di lavoro), la velocità di analisi, discriminazione, organizzazione e pianificazione delle informazioni (velocità di elaborazione) e di comprendere e organizzare il materiale di tipo verbale, attingendo dalla conoscenza (comprensione verbale).
Si può inoltre osservare come il soggetto affronta un compito, le capacità di problem solving, le modalità di relazionarsi con il clinico e le modalità con cui maneggia i diversi materiali. Quindi abilità che esulano dai soli risultati del test.
Tuttavia vanno considerati il livello di integrazione dell’individuo a cui si somministra, la sua conoscenza della lingua e direi anche il livello socio culturale e l’apertura all’istruzione, poiché il test non è immune dall’influenza della cultura.
Non permette di misurare direttamente altri aspetti dell’intelligenza come la creatività, la perseveranza, le capacità relazionali, la motivazione, le capacità emotive e decisionali, l’autocontrollo e le capacità comunicative, nonché caratteristiche personali che identificano i diversi tipi di intelligenza, come definiti da Gardner.
Una serie di aspetti che partecipano nel determinare il successo o insuccesso nella vita.
Pertanto ritengo i test di intelligenza siano assolutamente validi per rilevare il livello di funzionamento cognitivo ed eventuali problematiche, bambini o adulti con difficoltà, ritardi mentali, o al contrario soggetti plusdotati e con abilità sopra la norma. Tuttavia il QI non deve essere un parametro universale per identificare il valore e le potenzialità di successo, va inserito in una valutazione più complessa, con altri strumenti e tipologie di osservazione, e deve tenere conto anche del momento storico-culturale.
Una persona è molto di più del suo funzionamento intellettivo: è passione, motivazione, emozione, abilità, talento, attitudine, capacità relazionali e sociali, esperienza, attitudine, cultura, influenza sociale, capacità di compensare carenze, ecc. Il suo livello di successo deriva da un incastro di tutti questi elementi che formano un puzzle diverso per ognuno di noi, definendo ciò che siamo.
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