L'introversione nelle conversazioni sociali
Per chi ha un temperamento introverso può risultare piuttosto stressante e logorante partecipare a conversazioni sociali dove si parla del più e del meno.
Una conclusione che stupirà qualche estroverso, ma in cui forse si riconosceranno alcuni introversi!
L’introversione può rappresentare un tratto di personalità con indiscutibili pregi ma che può mettere a dura prova durante le più banali conversazioni sociali.
Vi sembra strano? Allora probabilmente non appartenete alla nutrita schiera delle personalità più introverse!
Introversione e conversazioni sociali
Che le conversazioni sociali possano rappresentare uno stress logorante per gli introversi non è la conclusione di una sofisticata ricerca scientifica; piuttosto l’ipotesi “empirica” della giornalista Gennifer Granneman, evidentemente appartenente alla nutrita schiera degli introversi, che scrive di questo argomento nel suo articolo pubblicato per il sito Quite Revolution.
La questione ha ad ogni modo degli aspetti interessanti sui quali dopotutto non sarebbe affatto improprio pensare di condurre uno studio scientifico.
Gli introversi sperimenterebbero un senso di particolare stress e esaurimento durante conversazioni sociali apparentemente banali e disimpegnate.
Questo perché parlare del più e del meno implica condurre una conversazione sostanzialmente “di superficie” che priva, la persona introversa, di quel nutrimento relazionale, di quell’autenticità di rapporto, di cui la sua psicologia si alimenterebbe.
Se fare quattro chiacchiere diventa un inferno …
Parlare del più e del meno, intrattenersi in conversazioni sociali anche con persone sconosciute o non gradite fa parte delle situazioni che la vita adulta pone davanti più o meno a chiunque.
Per semplice buona educazione, per necessità di rapporti formali o di lavoro tutti noi ci troviamo, più volte, a dover gestire queste conversazioni estraendo dal nostro repertorio tipici argomenti “neutri” – come il clima, la politica, gli avvenimenti mondani eccetera – che ci consentono di mantenere uno scambio cordiale col nostro interlocutore senza esporci troppo a livello personale ma senza neanche cadere in un silenzio gravido di imbarazzo che potrebbe venir scambiato per maleducazione.
Parlare del più e del meno è un’arte che spesso si apprende implicitamente semplicemente dall’esperienza e che molti estroversi coltivano senza farci neanche tanto caso. Bene, a quanto sostiene la Granneman, per gli introversi le cose possono andare molto diversamente…
L’estroversione nella cultura occidentale
Batteria scarica…
Le chiacchiere da bar, le conversazioni sociali di forma e di cortesia esauriscono le energie di coloro che hanno un carattere introverso.
Non si tratta si disagio o imbarazzo a parlare con gli sconosciuti, ma di una situazione sociale che, là dove appare disimpegnata e al più noiosa ad altri, si rivela una vera e propria prova di resistenza per gli introversi che alla fine delle “quattro chiacchiere” potrebbero sentirsi letteralmente spompati! Perché questo?
La spiegazione che ne dà la giornalista, evidentemente basata anche sulla sua personale esperienza, non ricalca forse alla lettera quello che si studia sui libri, ma riformula i termini principali del carattere introverso da un’angolazione decisamente interessante. Il fulcro della questione sarebbe nel fatto che le persone introverse traggono la propria energia motivazionale e nei rapporti sociali in funzione di quanto, tali scambi, si rivelano autentici, sinceri e veri e, come tali, in grado di nutrire e arricchire l’interiorità.
Le conversazioni sociali di circostanza rappresenterebbero, da questo punto di vista, l’estremo opposto: una sorta di finzione, di copione recitato per l’occasione che poco o nulla lascia ad entrambi i partecipanti.. beh, per l’introverso non ci sarebbe nulla di peggio eppure, afferma l’autrice – e non possiamo che darle ragione – si può imparare a gestire queste situazioni con meno stress una volta che le si sia riconosciute come tali.
Conversazioni confidenziali o finzioni sociali?
Va precisato, a onor del vero, che l’introversione è un tratto di personalità che è presente in ognuno di noi con gradi e sfumature differenti. È vero inoltre che ogni persona, per ogni lato del proprio carattere, serba in potenza anche l’aspetto opposto che, anche se non arriverà mai ad essere dominante, può comunque svilupparsi nel corso della vita adulta e andare a smorzare i tratti caratteriali più assolutistici. Non tutti gli introversi, dunque, sono necessariamente privi di risorse per gestire situazioni sociali senza stress.
Certo è che la caratteristica di base dell’introversione, specie si ci riferiamo alla definizione che ne diede Jung, è proprio quella di trarre il proprio motore per la vita psichica dagli stimoli provenienti dall’interno, cioè dalle sensazioni e vissuti interiori. Questi stimoli hanno la prevalenza, su quelli esterni, nel direzionare le energie attentive e motivazionali della persona.
Non sembra quindi così peregrino pensare che di pari passo vadano le conversazioni sociali: quelle più confidenziali e autentiche risulteranno più consone alla natura di alcuni introversi che difficilmente si arrenderanno alla vacuità di alcune chiacchiere di circostanza. Chissà se il punto di vista della Granneman è affine a quello di altri, la prossima volta che vi troverete a dover scambiare quattro chiacchiere con uno sconosciuto fateci caso!
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