Etica e comunicazione: non è solo questione di strategia
Comunicare è una dote “naturale” e innata che si riduce al semplice trasferimento di informazioni tra emittente e destinatario o è un’arma strategica di potere e di seduzione che può essere appresa per persuadere e manipolare l’interlocutore? Ciò che rende etica ed efficace la comunicazione non è tanto la tecnica o la strategia che si utilizza, quanto la capacità di istituire, attraverso di essa, uno scambio con l’altro, una proposta di relazione fondata su valori e principi etici verso sé stessi e verso gli altri.
Basta apprendere una strategia comunicativa che ci dica come impostare il tono della voce, rispecchiare la postura del nostro interlocutore o quali domande fare per essere certi di riuscire a farci ascoltare e persuadere l’altro? Tecniche e strategie mutevoli a seconda delle mode del momento non bastano da sole a sostanziare una comunicazione efficace. Perché sia tale una comunicazione deve anche essere etica, corrispondere, cioè, ad un proprio modo di essere e di vedere sé stessi e gli altri. Una comunicazione etica e quindi efficace non nel manipolare, ma nell’istituire uno scambio e una relazione con l’altro.
Che significa imparare a comunicare?
Nella vita quotidiana troppo spesso si dà per scontato che comunicare sia una questione banale, una dote “naturale” tanto che ci stupiamo poi di quanti fraintendimenti e incomprensioni possano avvenire.
Ma allora comunicare è un’arte o, meglio, una strategia che va appresa? Che la comunicazione non sia una competenza scontata né banale è evidente soprattutto nella complessità del mondo in cui viviamo oggi dove le possibilità di comunicare e interagire si moltiplicano di giorno in giorno. Difficilmente però l’apprendimento di principi e tecniche che ci dicano cosa fare e non fare potrà essere sufficiente ad una comunicazione efficace se non siamo eticamente calati nella volontà di scambio e di relazione con l’altro: mimare tecniche e strategie comunicative che non ci appartengono sarà come indossare un vestito in cui non riusciremo a riconoscerci rendendoci ancora più goffi e impacciati.
Etica e competenza relazionale
Ciò che rende etica e quindi efficace la comunicazione è il tipo di atteggiamento che abbiamo verso noi stessi e verso l’altro, è la competenza a costruire uno scambio relazionale con l’interlocutore, ad incontrare l’altro, e non a ridurlo a mero contenitore ricevente del nostro punto di vista. Secondo la professoressa Maria Teresa Giannelli una comunicazione è tale se fondata su valori di: rispetto, consapevolezza e responsabilità (Giannelli, M.T., Comunicare in modo etico, Cortina, 2006). Principi, questi, validi sia nella comunicazione di massa che, ancor di più, nella comunicazione interpersonale che sostanzia quotidianamente la nostra vita sia affettiva che lavorativa.
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Vestire una comunicazione etica
Dicevano Watzlawick, Beavine e Jakson (Pragmatica della comunicazione umana, 1967) che “non si può non comunicare”: con ogni nostro comportamento, compreso il silenzio, comunichiamo qualcosa all’altro, essere consapevoli di questo implica anche assumersi la responsabilità dei messaggi che veicoliamo. Etica nella comunicazione significa allora anche riconoscere che con essa contribuiamo a definire significati e a co-costruire la realtà secondo il nostro personale punto di vista. Regole e tecniche su come impostare una comunicazione saranno efficaci se utilizzate all’interno di una comunicazione etica dove ognuno potrà trovare un proprio stile comunicativo se partecipe autenticamente, secondo la propria personalità, nella relazione con l’altro. Solo allora la comunicazione sarà un vestito che avremo personalizzato in base al nostro portamento, alla nostra fisionomia, agli accessori e al contesto in cui ci troviamo e solo allora potremo indossarlo con disinvoltura e trovarci a nostro agio.