L’arte di ascoltare
L’ascolto è l’arte di saper ascoltare, dello stare a sentire attentamente, di prestare orecchio.
Ascolto è anche sinonimo di accoglienza, accogliere ciò che viene da qualcuno detto.
L’ascolto di chi ascolta
L’ascolto necessita l’assunzione di una prospettiva diversa dalla propria accogliendo le caratteristiche dell’altro e gli attributi del suo ruolo svolto. Durante l’interazione è essenziale considerare questa prospettiva.
Per riuscire a mantenere questo stato intrapsichico e interpersonale, è necessario adottare un’appropriata postura. Ascoltare attivamente implica mettere da parte, lungo il tempo dell’ascolto, i bisogni personali, gli impulsi, frenando la tendenza a focalizzare l’attenzione su alcuni aspetti ignorandone piuttosto altri.
Ascoltare in modo attivo significa anche evitare di interrompere troppe volte, di compiere troppe aggiunte, commenti, di distrarre o di porre domande poco pertinenti, giudizi o squalifiche.
Non esiste un solo modo di ascoltare
Essere in grado di perseguire l’arte dell’ascolto ci consente di aprire la mente a nuove idee, nuove soluzioni, nuovi orizzonti, nuove prospettive. Novità, tutte, che costituiscono una fonte di arricchimento per la persona.
Quest’abilità contribuisce notevolmente ad essere dei bravi genitori, dei buoni figli, degli insostituibili compagni ed è indispensabile anche in alcuni ambiti professionali.
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Le modalità con cui tendenzialmente ascoltiamo possono essere raggruppate come segue:
- Ascolto finto è un ascolto “a tratti”, ci lasciamo cioè distrarre dall’immaginazione o da ciò che ci circonda. L’ascolto è quindi passivo, senza reazioni, vissuto solo come opportunità per parlare.
- Ascolto logico avviene applicando un efficace controllo del significato logico di ciò che ci viene detto traendone così una certa soddisfazione. L’attenzione è concentrata sul contenuto di ciò che è espresso ed anche l’interlocutore potrebbe avere l’errata convinzione di essere stato capito.
- Ascolto attivo empatico significa essere nella condizione di un “ascolto efficace” provando a mettersi “nei panni dell’altro”, cercando di assumere il punto di vista dell’interlocutore e comunque condividendo in parte le sensazioni che manifesta. Sono esclusi il giudizio, ma anche il consiglio e la tensione del “dover darsi da fare” per risolvere il problema.
Quest’ultima modalità allarga effettivamente e realmente le conoscenze, facilità i rapporti, aumenta la fiducia nelle relazioni e permette anche di risparmiare tempo. Lo sforzo che è necessario fare per attivare questa modalità è quello di passare dall’interesse al perché l’altro dice o interpreta o viva una situazione al come egli la dice.
Ciò che si verifica è il mostrare interesse e comprensione verso chi parla. La persona che parla, sentendosi così ascoltata e accolta, potrebbe cambiare e migliorare la quantità e qualità della comunicazione a vantaggio della ricchezza d’informazioni, della fiducia, dell’onestà e dell’autenticità.
I vantaggi di una modalità di ascolto efficace
Applicare una modalità di ascolto efficace presenta una serie di vantaggi in numerosi ambiti: anzitutto riduce le incomprensioni, induce l’interlocutore ad esprimersi liberamente ricercando le migliori possibilità sia di espressione che di contenuto, incrementa il senso di fiducia e autostima della persona che ascolta immagazzinando più informazioni e gestendole meglio.
Ascoltare in modo empatico e attivo promuove un arricchimento personale e sostiene il proprio interlocutore affinché trovi da solo le risposte ai suoi problemi.
Esercizi di ascolto
Sebbene la nostra modalità di ascolto sia stata influenzata e condizionata dalle nostre prime esperienze di socializzazione, con un certo tipo di esercizio è possibile migliorarle. Di seguito ne sono proposti un paio:
A) per migliore le abilità di ascolto utilizzando una modalità attivo empatica:
- 1.1) Nella situazione in cui l’interlocutore vive uno stato emotivo alto (rabbia, ansia, agitazione), per un evento che non dipende da chi ascolta, provare ad ascoltare al livello attivo empatico.
- 1.2) Nella situazione in cui, invece, l’interlocutore considera l’ascoltatore come la causa del suo stato emotivo di tensione, provare ad ascoltare al livello attivo empatico. In questo caso applicare questa modalità sarà più difficile e richiederà uno sforzo maggiore.
- 2) Focalizzare l’attenzione sulle qualità di chi riteniamo essere un “buon ascoltatore”, riflettendo sul suo modo di porsi e sulle gradevoli sensazioni che procura. Ricordare una qualche situazione in cui un buon ascolto ha o avrebbe risolto un problema più velocemente.
B) Allenarsi all’ascolto e alla consapevolezza:
- Ripensare ad alcuni momenti passati della propria vita in cui siamo stati capaci di esprimerci con chiarezza su argomenti “difficili”: quanto ci siamo sentiti veramente ascoltati; con chi eravamo? Quando o quanto invece ci siamo trattenuti dal parlare perché ci siamo sentiti bloccati dall’interlocutore? Chi era? Da chi vorremmo essere stati o vorremmo essere ascoltati di più?
- Chiudere gli occhi e mantenere la concentrazione sui rumori che provengono dall’esterno, per alcuni minuti, sforzandosi di cogliere anche quelli meno percettibili.
- Allenarsi nell’ascoltare con impegno una conferenza che si ritiene poco interessante e/o degli interventi di una riunione noiosa.