Insoddisfazione cronica, perché non ci si accontenta mai
Perennemente insoddisfatte, molte persone sono sempre alla ricerca di altro, della novità e di nuove mete, spesso poco chiari. Sono incapaci di godersi il momento ed essere soddisfatti di quanto fatto.
Promozione ad un esame, laurea, matrimonio, successo lavorativo e storia d’amore piena di emozioni… non bastano a soddisfare la “fame” di molte persone, sempre alla ricerca di altro, spesso senza sapere realmente quale sia la propria meta.
Sono persone costantemente insoddisfatte della vita, dei successi e degli obiettivi raggiunti. Ogni traguardo è l’inizio per un’altra corsa, senza godersi il momento, gioire e osservare la strada percorsa con soddisfazione.
Sempre proiettati al futuro, percorrono un nuovo viaggio che porterà nuovamente altra insoddisfazione e così all’infinito.
Perché questo accade?
Insoddisfazione: un mostro chiamato società
Nella società di oggi, spesso i bisogni fondamentali come quelli fisiologici di sicurezza e amore (alla base per Maslow, 1962) sono dati per scontati e il life motive diventa il successo, la realizzazione dei sogni e il riconoscimento della società, con il timore di cadere nell’anonimato.
L’idea che si possa avere tutto e raggiungere qualsiasi cosa aumenta le aspettative e l’illusione del facile accesso alla ricchezza, al potere, ai propri sogni e al riconoscimento altrui.
A rompere la magia, una società estremamente flessibile e dinamica, dove le certezze di oggi non sono quelle di ieri e nemmeno di domani, dove tutto termina nel breve tempo per lasciare spazio al nuovo e al cambiamento. La precarietà è all’ordine del giorno, i bisogni di sicurezza e appartenenza svaniscono e sorgono paura e insoddisfazione costante.
Inoltre, le infinite possibilità e la necessità di scegliere portano con sé il prezzo della rinuncia lasciando “l’amaro in bocca” che nemmeno le soddisfazioni del percorso scelto possono addolcire.
Il traguardo raggiunto sfugge rapidamente perché si è chiamati a muoversi, a cambiare e a modificare i propri progetti costantemente, con scarsa capacità di adattarsi e di gestire la novità e l’eventuale fallimento come trampolino per un miglioramento.
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Insoddisfazione: caratteristiche del sé
Il proprio stile di vita e il modo di affrontare la quotidianità e le sfide sono alla base dell’insoddisfazione.
La tendenza costante al perfezionismo che spinge a fare sempre di più e meglio, ricercando l’eccellenza senza accettare i fallimenti, genera persone perennemente insoddisfatte per cui, anche il lavoro migliore, non sarà mai abbastanza per le proprie aspettative, spesso non realistiche.
I fallimenti non sono tollerati e causano senso di colpa, frustrazione e svalutazione, senza la capacità di vedere quanto fatto e la fatica messa in campo. Non si accettano sconfitte e gli imprevisti sono attribuiti al sé e alla propria scarsa capacità di tenere tutto sotto controllo.
Ma la questione si complica perché gli insoddisfatti cronici non vedono il risultato come esito del proprio sforzo, desiderano sempre di più senza riconoscersi le fatiche fatte e gioire per quanto raggiunto. Tutto scorre velocemente e il desiderio non è mai placato.
Insoddisfazione: ciò che sono non è ciò che desidero
La base più forte dell’insoddisfazione ha sede nella scarsa consapevolezza e accettazione di sé.
Molto spesso si fatica ad accettare i propri limiti e non si è pienamente consapevoli delle proprie possibilità e capacità. Ci si accontenta per paura di sbagliare e di fallire senza osare e mettersi veramente in gioco, rimanendo insoddisfatti dei risultati poco entusiasmanti.
Altre volte le aspettative sono elevate e poco realizzabili con i mezzi e gli strumenti che si hanno a disposizione, ricadendo spesso in fallimenti.
Il divario tra io ideale, ciò che si desidera essere e a cui si aspira, e l’io reale, ciò che si è veramente, è molto ampio e la ricerca di qualcosa più grande di sé e spesso poco definito genera insoddisfazione. La non accettazione di sé non permette di conoscere cosa rende felici e porta a percorrere viaggi di scarso valore, le cui mete lasciano un senso di vuoto e di mancanza.
Gli insoddisfatti cronici non riescono a realizzare quello che hanno, sono e hanno raggiunto spesso dandogli poco peso e quindi traendo da esso poco entusiasmo, soddisfazione e benessere e ricercando continuamente nuova realizzazione, probabilmente senza mai raggiungerla.
“Chi non è soddisfatto di ciò che ha, non sarebbe soddisfatto neppure se avesse ciò che desidera». Socrate
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