Cambiare la propria vita nel tempo di un caffè
John Strelecky, life coach e autore de "Il caffè alla fine del mondo" ci racconta com'è sempre possibile prendere in mano le redini del proprio destino.
Di Rosy Matrangolo
Percorri una strada e sei sicuro di conoscerla, è proprio quella che ti hanno suggerito di seguire, è quella giusta, sensata, inevitabile. O almeno così ti è sempre sembrato.
Può essere il tragitto che percorri in macchina oppure la direzione che sta prendendo la tua vita: lo sai davvero dove stai andando? John ha preferito perdersi.
"Il caffè alla fine del mondo" è un clamoroso successo editoriale di John Strelecky, autore americano che meglio ama definirsi un "avventuriero", un "padre" e un "caro compagno di viaggio". Edito in Italia da Vallardi, questo breve racconto è una provocazione, uno scomodare il lettore dalle sue confortanti certezze fino a condurlo nel mezzo del nulla. O all'inizio di un nuovo viaggio.
l protagonista di questo breve romanzo è John, un giovane stanco della propria vita routinaria e del proprio lavoro: il protagonista si prende una settimana di ferie per fuggire dalla monotonia ma la vacanza prende una piega inaspettata.
Occorre perdersi per trovare un senso? "Quando penso alle cose che mi accadono o ritorno su alcuni fatti del mio passato - ci spiega lo scrittore Strelecky, i cui libri sono diventati bestseller in 3 continenti - trovo che a volte sia stato davvero insolito il percorso che ha permesso a certi gesti o a certi episodi di trovare il giusto significato per la mia vita: prima di iniziare a scrivere, ad esempio, mi occupavo di consulenza per il business. Non sento per nulla la mancanza di quell'esperienza oggi ma sono grato di aver svolto questo lavoro per anni perché ho imparato a pianificare, ponderare, considerare le variabili prima di prendere una decisione. Non lo avrei mai pensato possibile qualche anno fa di dire grazie a un qualcosa in quel momento mi opprimeva. E invece oggi ne sono riconoscente".
Leggi anche Cambiare lavoro: pro e contro >>
John Strelecky ha lasciato la sua professione frutto di anni di studio. Un viaggio di 9 mesi con l'allora fidanzata e oggi moglie ha contribuito a riordinare gli eventi secondo un nuovo criterio. Oggi, nei suoi racconti e nelle sue conferenze in giro per il mondo come life coach, John Strelecky cerca di inspirare gli altri a trovare la propria strada, a diventare leader di se stessi.
"Non ci rendiamo conto di quanto ciascuno di noi nel proprio quotidiano sia un leader - aggiunge lo scrittore americano -: ogni giorno prendiamo, ad esempio, la decisione di alzarci dal letto e ogni giorno confermiamo con le nostre azioni la direzione che stiamo dando alla nostra vita. C'è un rischio, però, ed è quello di farlo come fosse un automatismo. Vorrei che le persone si fermassero (o si perdessero) per porsi le domande giuste per loro. Con la mia testimonianza penso di potere aiutare gli altri a farlo".
Cosa ci fai qui? Hai paura della morte? Ti senti appagato? Nel bar alla fine del mondo questi tre interrogativi ricorrono. L'autore non vuole essere ridondante, vuole proprio pungolarci a riflettere. "Mia nonna mi diceva sempre di impegnarmi a lasciare questo mondo in condizioni migliori di come l'avessi trovato e ho sempre voluto provare a fare la differenza nel mio piccolo - precisa l'autore -. Ciascuno di noi dovrebbe ricordarsi di quanto possa essere importante per gli altri, fosse anche per un'altra persona soltanto. Tutto questo non è indolore". Il romanzo è stato pubblicato per la prima volta nel 2011 direttamente da Strelecky dopo aver ricevuto la bellezza di circa 200 rifiuti dalle case editrici statunitensi.
Che rapporto occorre avere, dunque, col sentimento del rifiuto? "Penso di saperne qualcosa - ironizza l'autore -. Ma accanto ai no degli editori, ho trovato tantissimi apprezzamenti da parte dei miei primi lettori, le persone che mi conoscono. Il successo di questo romanzo è nato dal passaparola e dai piccoli e grandi cambiamenti avvenuti intorno a me dopo la lettura del libro: la mamma di un mio amico, ad esempio, dopo oltre 27 anni di lavoro come cassiera in un supermercato ha deciso di lasciare tutto e aprire un chiosco di frutta in una zona vivace e ha preso questa decisione dopo aver letto Un caffè alla fine del mondo. Di testimonianze simili ne ho ricevute tante, più o meno importanti. Un rifiuto non è tutto, un rifiuto non ci determina o ci definisce".
Cambiare rotta all'itinerario che ci si era prefissati di seguire è, dunque, sempre possibile e non è per forza un errore. Che si tratti del vostro primo giorno di vacanza o del primo giorno della vostra nuova vita.
Leggi anche La paura di fallire, come trasformarla in potere >>