Educazione musicale e disagio giovanile
In Venezuela è comunemente conosciuto come “el Sistema”, il metodo innovativo di educazione musicale creato dal maestro Josè Antonio Abreu che utilizza la musica come strumento di riscatto sociale per bambini e ragazzi delle periferie più degradate di Caracas. Un metodo di orchestre giovanili diffuso in tutto il Venezuela che, grazie al sostegno di Claudio Abbado e altri, sta approdando anche in Italia: una musica comunitaria e per tutti che può fare miracoli …
“La mente non è racchiusa tra le orecchie” osserva Umberta Telfener, psicologa clinica e docente della Scuola di Psicologia della Salute (Dalla terapia familiare alla sistemica, Connessioni,10, 2002) alludendo ad uno dei presupposti della teoria sistemica per la quale le potenzialità della mente non sono intraidndivuduali ma inevitabilmente legate al contesto e al sistema, appunto, di relazioni con cui ognuno do noi è in continua interdipendenza. Niente di più vero nel caso del metodo di educazione musicale delle orchestre giovanili di Josè Antonio Abreu che offre un’occasione di socializzazione e riscatto sociale a moltissimi delle degradate periferie urbane del Venezuela: un apprendimento della musica fondato sulla dimensione comunitaria del gruppo dei pari.
Educazione musicale e disagio giovanile: tradizione e innovazione
Se nei paesi “ricchi” e “sviluppati” come il nostro l’educazione musicale è essenzialmente un fenomeno elitario riservato a chi ha talento, soldi e ore e ore da dedicare individualmente allo studio dello strumento, dal Venezuela arriva un metodo che propone un modo rivoluzionario di considerare la musica come premessa di educazione personale e riscatto sociale per tutti, bambini e ragazzi. Il sistema di Abreu ha dato vita al sistema orchestrale giovanile venezuelano che coinvolge attualmente fino a 300 mila giovani, è interamente finanziato dallo Stato e che è oggi conosciuto a livello internazionale grazie all’orchestra Simòn Bolìvar diretta da Gustavo Dudamel. Un sistema di educazione musicale e alla vita per ragazzi salvati dalla strada che, come raccontano Helmut Filoni e Francesco Merini nel libro L’altra voce della musica (2006), hanno avuto l’opportunità di imbracciare un violino o un sassofono invece che un’arma da fuoco.
Educazione musicale, disagio giovanile e socialità
Quello di Abreu è un metodo di educazione musicale che da un punto di vista epistemologico e psicologico potrebbe essere definito “sistemico” in quanto ogni allievo apprende lo strumento e studia la musica non individualmente, ma insieme agli altri suoi compagni in orchestre divise per fasce di età dove gli allievi più “anziani” assumono la conduzione di quelli più giovani all’interno di un sistema piramidale dove imparare a suonare uno strumento musicale è un tutt’uno con l’imparare la propria interdipendenza dagli altri membri del gruppo: gli obiettivi individuali diventano obiettivi comuni e nell’educazione musicale si riconnette quell’educazione alla legalità e alla socialità che troppo spesso nelle burritos venezuelane vengono sopraffatti da miseria e criminalità quotidiane.
Educazione musicale, disagio giovanile disabilità
Il sistema di educazione musicale di Abreu va oltre il disagio giovanile per accogliere anche bambini e ragazzi con disabilità; ne è un esempio paradigmatico il Coro delle Mani Bianche, come riferito da Claudio Abbado che è fra i sostenitori più illustri del metodo Abreu in Italia: un coro “silenzioso” di bambini sordomuti che con il linguaggio dei segni accompagnano gestualmente le voci dei loro compagni in una performance coreografica ad altissimo impatto emotivo. Un’educazione musicale insomma per tutti che mira, prima ancora che a formare il musicista, a formare l’essere umano.
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