Le fasi evolutive della metacognizione: adulti e anziani
Nonostante gli studi si concentrino sulla didattica e sull'infanzia, le fasi evolutive della metacognizione non subiscono un arresto, ma continuano ad evolvere nel tempo. Vediamone le specificità nell'adulto e nell'anziano.
Le fasi evolutive della metacognizione o meglio del suo normale sviluppo, sono un importante argomento di approfondimenti quando si vuole parlare della metacognizione applicata alla didattica e quindi al suo legame con l'apprendimento. Proprio per questo le ricerche si sono concentrate su quanto accade nel bambino. Ciò che non si deve fare e pensare che le fasi evolutive della metacognizione si arrestino durante l'infanzia, ma proseguono per tutta la vita con caratteristiche diverse.
Le fasi evolutive della metacognizione: l'età adulta
Giunti all'età adulta la metacognizione dovrebbe essere al suo culmine o compimento massimo. Tutte le componenti dovrebbero essere al massimo del proprio funzionamento, ecco perchè in età adulta si parla di metacognizione quando non funziona, cioè quando si associa a patologie o carenze. Definire l'assetto di questa fase evolutiva non è comunque semplice perchè esigerebbe una definizione univoca e condivisa della metacognizione che ancora non è stata raggiunta.
Dai primi anni 70 ad oggi risulta una visione bipartita della metacognizione che racchiuderebbe in sè una doppia anima: da una parte le conoscenze inerenti il proprio modo di ragionare e dall'altro il monitoring. Del primo gruppo fanno parte tutto ciò che il soggetto sa di sè in termini cognitivi ed emotivi, ma anche le conoscenze che ha in merito al compito che si appresta a svolgere, alle strategie che può utilizzare per risolverlo e ai materiali. Il monitoring invece riguarda l'attività di controllo che si opera sui processi cognitivi e che secondo Ann Leslie Brown, psicologa dell'educazione, include le seguenti operazioni: previsione, pianificazione, monitoraggio e verifica.
Le fasi evolutive della metacognizione: la terza età
Durante l'invecchiamento si assiste a un generale decadimento delle funzioni cognitive superiori (si spera il più lentamente possibile), la metacognizione intesa sia come controllo, sia come conoscenza di pensieri e sentimenti, può essere messa a dura prova. Gli studi in questa fascia di età si sono concentrati molto sul rapporto tra metacognizione e memoria perché si tende a dimenticare di più e a non accorgersi del cambiamento se non si è mai stati usi ad osservare i propri processi cognitivi. Le capacità metacognitive incidono anche in modo più diretto. Le prestazioni cognitive dell'anziano sono fortemente influenzate dalle teorie implicite che ciascuno di noi ha riguardo gli anziani e dal livello di autoefficacia che percepiamo riguardo noi stessi. Un anziano che ha "allenato" il proprio cervello alla metacognizione non solo beneficerà dei risultati di questa attività, ma si sentirà più forte nell'affrontare gli eventuali ostacoli. Il problema di memoria e o di ragionamento non risulterà necessariamente insormontabile e in genere è più facile accettare di trovare un nuovo modo di ragionare e ricordare.
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