La disprassia: sintomi, cause e terapie
La disprassia è una patologia di natura neurologica che impedisce il corretto svolgimento di movimenti automatici. Nei bambini provoca anche difficoltà nell’ambito dell’apprendimento. Vediamo meglio di cosa si tratta
La disprassia è una difficoltà di natura neurologica che impedisce ad un soggetto di compiere correttamente la giusta sequenza di movimenti per l’esecuzione di un compito.
Nei bambini e negli adulti che ne sono affetti si manifesta inizialmente come una grossa goffaggine che però può raggiungere livello molto alti di difficoltà. Nei bambini, inoltre, ha delle conseguenze anche a livello di apprendimento.
Disprassia e piano d’azione
Per comprendere appieno gli effetti della disprassia occorre soffermarsi sui passaggi che costituiscono la messa in atto di un gesto. La disprassia interagisce con la corretta manifestazione del piano d’azione e può colpire in diversi stadi.
Un movimento può essere appreso e allora non c’è bisogno di un controllo cognitivo costante (pensiamo a come si muovono in automatico i piedi mentre guidiamo o le mani quando scriviamo), mentre in fase di acquisizione la nostra attenzione è concentrata su ogni passaggio che conduce al gesto acquisito, cioè la prassia.
Il processo si considera concluso quando il gesto è automatico, fluido e rapido, senza grandi errori di esecuzione. I vari atti possono essere assemblati all’interno di un piano più ampio senza che ci siano grandi variazioni.
Disgrafia e discalculia a confronto
Il bambino disprassico
Il bambino affetto da disprassia si riconosce perché a prima vista appare molto goffo: ha difficoltà a capire cosa deve fare, a monitorare l’azione in corso d’opera, a prevedere il risultato delle sue azioni e ovviamente a correggersi. In generale non riesce a compiere gesti quotidiani come allacciarsi le scarpe, disegnare, assembrale, costruire modelli, ecc.
Queste difficoltà possono avere gravi conseguenze a livello sociale perché il bambino si sente inadeguato, ma purtroppo ci sono complicazioni anche a carico dell’apprendimento.
La compromissione dell’automatizzazione di certi movimenti influisce su coordinazione, ma anche problemi legati al linguaggio, alla percezione e al pensiero.
Pensiamo soltanto all’apprendimento della scrittura: se le mani non riescono a muoversi in modo fluido e indipendente le nostre risorse attentive devono confluire sul compito motorio e non sull’organizzazione dei nostri pensieri e sulla formulazione di un discorso compiuto.
Disprassia: cause e terapie
Non esiste tra gli esperti un accordo sulla causa della disprassia. La ricerca si è avvalsa della Risonanza Magnetica Nucleare per studiare la corteccia dei soggetti colpiti: ciò che è emerso da questi studi è la natura “immatura” dei circuiti neuronali. La corteccia è poco sviluppata e quindi non funziona a dovere.
Il trattamento del bambino disprassico consta essenzialmente di un percorso psico-educativo, anzi, di più percorsi e più figure professionali che supportino il paziente:
- nelle attività quotidiane come mangiare o vestirsi (terapista occupazionale),
- nelle attività scolastiche e nell’organizzazione dello studio (psicologo),
- nello sviluppo del linguaggio (logopedista).
Come intervenire sui disturbi specifici dell'apprendimento