Libertà religiosa: ostacoli terreni

La libertà religiosa è un miraggio o una sorta di paradiso in terra davvero realizzabile? Da sempre l'uomo ha cercato di creare un rapporto con l'assoluto, dando diverse spiegazioni alle domande esistenziali. Queste strade però si scontrano l'una con l'altra. Perché non si riesce a convivere? Il problema è religioso o sociale?

Libertà religiosa: ostacoli terreni

Il tema della libertà religiosa, sebbene parta dalla sfera spirituale non si risolve assolutamente in essa. Gli scontri basati (e/o giustificati) dall'incompatibilità religiosa sono all'ordine del giorno. Qualcuno di noi è nato con questi scontri in corso e chissà se ne vedrà la fine. Il problema è ben più grave di quanto ci si possa immaginare.

Secondo la rivista Panorama, i paesi con un livello almeno di medio rischio per la violazione della libertà religiosa sono 56. I miglioramenti che ogni tanto di intravedono sono perlopiù frutto di iniziative locali che non riescono però ad espandere il loro raggio d'azione almeno a livello nazionale.

Per comprendere cosa si frapponga ad una totale libertà religiosa possiamo approfondire alcuni meccanismi di psicologia dei gruppi che, se applicati in modo assolutistico, chiudono qualunque apertura.

 

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Il coinvolgimento religioso

Se tralasciamo tutti i motivi terreni che portano ad uno scontro tra gruppi, l'ostacolo maggiore alla libertà religiosa è sicuramente l'atteggiamento più o meno aperto dei credenti. Su cosa si basa l'ortodossia religiosa?

Gerard Lenski ha individuato una differenza fondamentale tra devozionalismo e ortodossia devozionale. L'essere devoto si basa sulla sensazione di un'importante connessione privata ed emozionale con Dio, mentre l'ortodossia enfatizza il consenso intellettuale alle dottrine teologiche di una determinata religione. A partire da questa distinzione è possibile ricostruire due modi di partecipare al gruppo religioso:

  1. il coinvolgimento associativo che si basa sulla partecipazione al rito e alle attività istituzionali di una comunità:
  2. il coinvolgimento affettivo che vede la religione più legato alla sfera intima e personale.

Questi due orientamenti sono totalmente indipendenti e causano comportamenti opposti. Chi si sente attaccato alla dottrina, difficilmente la metterà a repentaglio con una versione differente.

 

Affiliazione e adesione

A prescindere da cosa l'individuo cerchi nella religione e nel gruppo religioso, esistono diversi metodi attraverso cui il gruppo cerca l'affiliazione dei credenti e fonda la loro appartenenza al gruppo.

Le regole possono essere più o meno rigide inducendo così una maggiore/minore apertura al "diverso".

Vediamo 4 prospettive:

  1. gruppi carismatici, non solo sètte, ma tutti coloro che assumono i principi religiosi in modo totale nella vita quotidiana e senza nessun adattamento, spesso si avvalgono, secondo alcuni psicologi (Clarck, Shapiro, ecc) di processi persuasivi estremi. L'obiettivo è quello di ricondurre tutta la vita dell'individuo alla partecipazione al gruppo attraverso controllo e isolamento, prostrazione fisica, abbattimento delle credenze, senso di colpa e umiliazione;
  2. la prospettiva che basa l'affiliazione sulla concessione di risposte gratificanti ai problemi della persona;
  3. l'affiliazione che si forma anche sulla possibilità di trasformare la propria vita. In un momento particolare della propria esistenza caratterizzato da un bisogno di crescita o di cambiamento, la religione diventa motore di crescita. Sarà la storia personale dell'individuo che detterà la direzione di questo cambiamento: dipendenza, gregarismo o arricchimento;
  4. la quarta prospettiva pone l'accento sulle pratiche religiose che un gruppo offre. Il semplice fatto di trovarne di più adeguate alla nostra personalità ci spinge verso una scelta piuttosto che un'altra.

 

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